La domanda globale continua a crescere, mentre alcune regioni chiave per la coltivazione del cereale, come il Punjab e il Delta del Mekong, lottano per adattarsi
Il riso, alimento base per oltre metà della popolazione mondiale, sta affrontando un periodo di sfide profonde. Fattori come la salinizzazione del suolo, la scarsità d’acqua e l’uso eccessivo di fertilizzanti e pesticidi, conseguenze dei cambiamenti climatici, stanno deteriorando la qualità dei terreni agricoli in aree cruciali per la produzione globale.
La gravità della situazione è particolarmente evidente nelle comunità rurali del sud-est asiatico, dove le difficoltà legate alla sua coltivazione si traducono talvolta in insicurezza alimentare, perdita di reddito e migrazioni interne.
Una coltura essenziale sotto pressione
Secondo un’analisi del World Economic Forum, a causa della costante espansione della popolazione mondiale, la domanda di riso è in aumento, con una crescita prevista dell’1,1% all’anno. Cina e India sono i principali produttori globali, anche se molti altri Paesi (tra cui l’Italia) lo coltivano e lo esportano. Negli ultimi anni, la produzione globale di riso ha subìto diverse fluttuazioni. Sebbene ci siano momenti di crescita sostenuti da condizioni favorevoli in alcuni Paesi, la crisi climatica ha reso il settore più vulnerabile e si stima che entro il 2050 possa ridurre del 15% la resa del cereale, ossia la quantità ottenuta per unità di superficie coltivata.
Aumento delle temperature, innalzamento del livello del mare con conseguente ingresso di acqua salata nei terreni agricoli, siccità prolungate, inondazioni improvvise e variazioni nei modelli monsonici sono un ostacolo concreto alla produttività delle risaie. L’imprevedibilità mette a rischio i raccolti e aumenta i costi di produzione, soprattutto per i coltivatori, la cui sussistenza dipende dal reddito delle loro piccole aziende.
Per mitigare i danni, gli agricoltori sono costretti a investire in tecnologie avanzate di irrigazione e a utilizzare quantità maggiori di fertilizzanti. Tuttavia, questa strategia ha un effetto boomerang: l’uso intensivo di fertilizzanti, se da un lato aumenta temporaneamente la produttività, dall’altro degrada ulteriormente il suolo, accelerando la salinizzazione e riducendo la fertilità a lungo termine. La coltivazione del riso, oltre a essere vittima della crisi climatica, contribuisce al suo aggravamento. Le sterpaglie lasciate dopo la raccolta del riso vengono spesso bruciate, comportando emissioni di gas serra pari all’1,5% del totale mondiale. È inoltre una coltivazione ad alta intensità idrica: per produrre 1 kg di riso si consumano 3000 litri d’acqua, pari al 40% dell’irrigazione globale. Rappresenta il 13% dell’utilizzo dei fertilizzanti.
Coltivazione del riso nel Delta del Mekong
Dalle stime del CGIAR, partenariato globale che unisce organizzazioni internazionali impegnate in ricerche sulla sicurezza alimentare, il Delta del Mekong produce circa il 50% del riso totale del Vietnam e il 90% del riso destinato all’esportazione. Oltre il 60% delle terre coltivate a riso nel Paese si trova in questa regione. Tuttavia, oltre alla minaccia rappresentata dal cambiamento climatico, l’area è fortemente esposta alla salinizzazione del suolo, fenomeno che rischia di compromettere pesantemente la produzione in futuro.
Sebbene tra il 2014 e il 2023 la produzione vietnamita di riso sia calata solo del -0.56% rispetto al decennio precedente, la situazione potrebbe peggiorare. Nell’ultimo anno, infatti, il calo è stato del -2%. Già nel 2014, il Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale aveva riferito che oltre 100.000 ettari di terreni agricoli nel delta del Mekong sono stati colpiti dall’intrusione di acqua salata. Secondo la Banca Mondiale, entro il 2050 la stessa area potrebbe subire una riduzione della produzione agricola tra il 6,3% e il 12%, e la resa del riso calare dalle attuali 5-6 tonnellate per ettaro alle 4,5.
In risposta a queste sfide, molti agricoltori stanno adottando sistemi agricoli integrati, come il rice-duck-shrimp farming. Questo metodo consiste nella coltivazione di riso, contemporaneamente all’allevamento di gamberi e anatre, nello stesso appezzamento di terreno. È un sistema sostenibile che non solo riduce l’impatto ambientale, ma offre anche una soluzione all’intrusione di acqua salata. Durante i periodi in cui l’acqua salata penetra nei campi, gli agricoltori allevano gamberi, che tollerano l’acqua salmastra, mentre le anatre si cibano dei parassiti e dei residui delle colture di riso, contribuendo alla fertilità del terreno. Questo approccio multifunzionale migliora la resa complessiva e diversifica le fonti di reddito per gli agricoltori, riducendo la loro dipendenza dalla sola coltivazione del riso.
Inoltre, l’International Rice Research Institute (IRRI) è attivamente impegnato in Vietnam per sviluppare varietà di riso più resistenti a condizioni ambientali avverse come siccità, inondazioni e salinità del suolo, che sono problemi comuni nel Delta del Mekong. L’IRRI promuove anche l’adozione di pratiche agricole sostenibili, che includono l’uso razionale dell’acqua, la riduzione delle emissioni di gas serra e l’uso di fertilizzanti più efficienti. Questa istituzione lavora in stretta collaborazione con il governo vietnamita e le ONG locali per trasferire tecnologie avanzate agli agricoltori, aiutandoli ad adattarsi alle nuove sfide imposte dalla crisi climatica.
Un futuro incerto per il Punjab
Negli ultimi anni, la coltivazione del riso in Punjab, regione dell’India nord-occidentale a confine con il Pakistan, ha subìto una crisi profonda legata alla scarsità d’acqua. L’area, tradizionalmente una delle principali produttrici di riso in India, è stata colpita dal drastico abbassamento delle falde acquifere, che sono scese dai 9-12 metri iniziali fino a 18-21 metri di profondità. Questo fenomeno, accelerato dall’uso intensivo delle risorse idriche sotterranee per la coltivazione del riso e dalla riduzione delle piogge, ha reso l’irrigazione sempre più costosa e difficile da sostenere. Di conseguenza, la produzione del cereale in alcune aree ha registrato cali significativi, fino al 30%, sebbene in molte altre aree dell’India continuasse a crescere.
La crisi idrica ha spinto molti agricoltori in una situazione di difficoltà economica, soprattutto i piccoli produttori, che faticano a coprire i costi crescenti per scavare pozzi sempre più profondi. La combinazione di raccolti ridotti e costi in aumento ha portato molti a indebitarsi o a considerare l’abbandono delle terre. Le difficoltà economiche hanno spinto alcune famiglie a migrare verso le città in cerca di lavoro o a cercare opportunità all’estero (in Canada risiede una numerosa comunità di indiani del Punjab). La crisi del riso si è sovrapposta alle tensioni politiche generate dalle riforme agricole del 2020, che hanno scatenato proteste di massa tra gli agricoltori della regione nord-occidentale. Queste riforme, percepite come una minaccia al sistema di prezzi minimi garantiti, hanno spinto centinaia di migliaia di agricoltori a mobilitarsi in tutto il Paese. Nel 2021, il governo ha ritirato le leggi contestate per placare il malcontento.
Nonostante la crisi del Punjab, l’India rimane uno dei maggiori produttori di riso al mondo, contribuendo al 40% delle esportazioni totali, e quindi in grado di influenzare pesantemente i mercati esteri con le sue decisioni. Nel 2023, infatti, a causa di un aumento dei costi di produzione nel mercato domestico legato ad eventi meteorologici estremi, ha bloccato le esportazioni di riso bianco non basmati (pari al 25% delle esportazioni indiane di riso), provocando un’impennata dei prezzi nel resto del mondo a causa della riduzione improvvisa dell’offerta. Questo scenario dimostra la vulnerabilità di molti Paesi importatori di riso rispetto alle politiche agricole e commerciali del colosso indiano.
Le sfide da affrontare nella produzione del riso sono in continua evoluzione, ma l’urgenza di adattarsi è altrettanto evidente. Il riso, pilastro dell’alimentazione globale, deve essere salvaguardato per garantire anche nel futuro sicurezza alimentare e stabilità economica alle comunità rurali coinvolte. Un ruolo chiave è svolto dai governi locali e dalle organizzazioni internazionali. In molti Paesi, i governi stanno già implementando politiche di supporto per aiutare gli agricoltori ad affrontare la crisi climatica, fornendo assistenza tecnica e finanziaria alle comunità agricole più colpite. Tecnologie innovative, unite a politiche di sostegno mirate, possono fornire soluzioni a lungo termine per garantire che la produzione di riso possa soddisfare la crescente domanda globale, oltre che sostenibilità ambientale, economica e sociale.