La Francia è in crisi, equilibrio finito

Come tanti paesi europei la Francia ha vissuto negli ultimi anni diverse fasi critiche per l’assetto economico, politico e sociale che hanno avuto conseguenze dirette sul grado di soddisfazione dei cittadini nei confronti delle Istituzioni. Spesso gli italiani sono portati a credere che al di fuori dei confini della penisola funzioni tutto meglio e che gli altri cittadini europei siano in gran parte più soddisfatti, rispetto a noi, di come vengono governati. Lo studio annuale “Fractures Francaises 2022” svolto da La Fondation Jean Jeaures e il Centre de Recherches Politiques de Science Po per Le Monde dimostra che, almeno in Francia, non è così. Quest’anno l’indagine è stata svolta su un campione di oltre 12 mila persone di età pari o superiore a 18 anni. Due i temi principali che emergono: l’ordine repubblicano e la giustizia sociale. In generale trapela un forte senso di nostalgia nei confronti del passato e con ciò la convinzione che nel presente ci sia un “declinismo” predominante. Il 75% ritiene, infatti, che la Francia sia in declino, il 48% che la Francia sia in declino ma che non sia una situazione irreversibile, il 27% che sia irreversibile, solo il 25% non considera il Paese in declino. Quest’anno tuttavia è in lieve aumento il senso di ottimismo verso il futuro.

La Francia è in crisi, equilibrio finito

Agli intervistati è stato chiesto: “se pensi alla Francia nei prossimi anni riesci a vedere opportunità e nuove possibilità?”, il 46% ha risposto di sì. Il grado generale di insoddisfazione è – come negli anni scorsi – ancora alto: il 36% degli intervistati si dichiara molto arrabbiato e dissenziente, il 58% insoddisfatto. L’auspicato “ordine giusto” si fonderebbe sul binomio sicurezza pubblica e protezione economica. Questi per gli analisti saranno i temi politici centrali dell’ultimo trimestre del 2022 e più in generale del prossimo anno, con le varie forze politiche che cercheranno di articolare le loro proposte attorno a un nuovo ordine giusto. Nel contesto politico attuale l’iter non è tuttavia così semplice. Dopo il voto di giugno 2022, per la prima volta in più di vent’anni, la coalizione del presidente neoeletto ha perso la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale grazie all’exploit di: La France Insoumise di Jean Luc Mélenchon – che conta su 75 deputati; il Partito Socialista con 31 parlamentari; Rassemblement National di Jean-Marie Le Pen con 89 deputati e Les Républicains con 62 deputati.

Più fiducia nel Governo

Stando allo studio in questione si può dire che nell’ultimo anno è migliorata la considerazione della politica, in primis l’immagine dei politici. Diminuiscono i francesi che pensano che i politici siano corrotti (57%), comunque più della metà, mentre il 29% ritiene che i politici agiscano principalmente nell’interesse dei cittadini. Si nota, negli ultimi dodici mesi, una crescita della fiducia nei parlamentari (36%) e nei partiti politici (18%).  E seppur quasi la metà degli intervistati (48%) ritiene che la maggioranza relativa nell’Assemblee Nationale non abbia un impatto significativo sul funzionamento della democrazia, c’è comunque una richiesta di riequilibrio del potere. In poche parole, più della metà degli intervistati ritiene che il Governo non sia abbastanza aperto alle richieste dei partiti di opposizione e vorrebbe maggiore dialogo tra le parti. Per il 71% l’opposizione dovrebbe allinearsi alle iniziative del Governo se le proposte di legge sono vicine alle loro opinioni, essere dunque più costruttiva. Secondo gli esperti è come se negli anni stessero venendo meno le nette distinzioni tra destra e sinistra e le tre formazioni principali (Renaissance, LFI e RN) stiano cercando di superare le vecchie divisioni.

Le priorità: aumenti salariali e stop all’inflazione

Tra tutte le questioni quelle che destano maggiore preoccupazione sono quelle economiche e sociali: in primis le difficoltà legate all’aumento dei prezzi e al potere d’acquisto (rilevate dal 54% degli intervistati), la tutela dell’ambiente (34%) e il futuro del sistema sociale (26%); meno l’immigrazione e la delinquenza (18% ciascuna). L’inflazione galoppante è strettamente connessa alla fiducia nei confronti dei sindacati, che è salita di cinque punti in un anno. Per gran parte dei francesi i sindacati possono avere un’influenza e contribuire al raggiungimento dei tanto richiesti aumenti salariali. Inoltre, quest’anno si registra una chiara richiesta di un rafforzamento del ruolo dello Stato in taluni settori economici. Il 55% dei francesi si dichiara a favore di un intervento statale nell’economia. Erano solo il 47% l’anno scorso. Sempre alta la richiesta di un rafforzamento della protezione dei lavoratori dipendenti nell’ambito del lavoro (49%).

La Francia è in crisi, equilibrio finito

I fatti di cronaca delle ultime settimane confermano queste incertezze: negli ultimi giorni il Paese è stato animato da grandi proteste, organizzate per lo più dai sindacati, per il generale aumento dei prezzi. Oltre 250 mila persone hanno partecipato a manifestazioni contro la riforma delle pensioni chiedendoun aumento del salario minimo. Per settimane il personale delle ferrovie e di altri settori come quello energetico ha scioperato con l’obiettivo di sollecitare il Governo a una maggiore condivisione dei profitti aziendali, mettendo pressione a Macron affinché adotti nuove misure che riducano l’impatto dell’inflazione. Gli addetti ai lavori nelle raffinerie e nei depositi di carburante hanno interrotto per diversi giorni il loro lavoro, la conseguenza è stato un deficit di un terzo dell’operatività delle stazioni di servizio del Paese.  I disordini, che vanno avanti da ormai un mese, martedì 18 ottobre hanno coinvolto anche altri settori del pubblico impiego: trasporti, scuola, sanità. Una situazione non semplice cui l’esecutivo del primo ministro Elizabeth Borne deve far fronte, cercando di superare l’ostruzionismo al Governo.

Violenza e discriminazione, i mali radicati

Altra parte dell’indagine è dedicata alle “discriminazioni verso le minorità”. I francesi  – circa il 60% – percepiscono atteggiamenti discriminatori nei confronti di diverse categorie della popolazione: persone di origine rom, zingara, magrebina, i musulmani e i gay. Questione annosa in Francia, quella della discriminazione e del razzismo, che l’80% ritiene ancora oggi presente. Tra gli elettori dei partiti di estrema destra questa percentuale è più bassa ma comunque significativa. Seppur si registri un calo del numero di persone convinte che l’immigrazione sia responsabile della disoccupazione nel Paese, ancora il 61% ritiene che il Paese potrebbe fare a meno della mano d’opera fornita dalle persone straniere e che potrebbe dunque sussistere tranquillamente con la mano d’opera francese. Non meno problematica la questione dell’integrazione: solo 4 persone su 10, per esempio, pensano che l’Islam sia compatibile con i valori della società. Altro aspetto che preoccupa è quello della sicurezza: secondo la sinistra la violenza insidia l’esistenza di tante città e quartieri popolari. Quasi nove francesi su dieci hanno la sensazione di vivere in una società con la tendenza all’aggressività.

La Francia è in crisi, equilibrio finito

Eppure la Polizia è al quarto posto nella classifica delle Istituzioni considerate “affidabili”, subito dopo le piccole e medie imprese, l’esercito e gli scienziati. Il 76% si fida infatti delle forze dell’ordine. Inoltre, sempre più cittadini ritengono che gli agenti non facciano un uso eccessivo della violenza (57% nel 2022 rispetto al 45% nel 2020). Questo sentimento è più forte tra gli operai (54%) e i pensionati (67%). Tante dunque le tematiche a cui deve lavorare il Governo. Tra tutte, le manovre per la lotta all’inflazione che al momento sembra essere il problema più grande e più sentito. C’è poi il bilancio, la riforma pensionistica e quella del sistema scolastico, ma Macron, senza la maggioranza assoluta, annaspa e sembra trovare sempre più ostacoli nel portare a termine l’iter di formazione delle leggi. Se le riforme non vanno nella direzione auspicata dai francesi con ogni probabilità aumenterà ulteriormente il malcontento generale, di conseguenza le proteste, che potrebbero mettere a dura prova la stabilità del Governo. Stando ai risultati dello studio Fractures Francaises 2022, le preoccupazioni sono tante e il rischio che i francesi esplodano è alto.

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Il prigioniero del secolo

La libertà di Assange, fondatore di WikiLeaks, è l’unica arma che abbiamo per contrastare chi sta costruendo passo dopo passo la Terza guerra mondiale. Ad affrontare il tema è Alessandro Di Battista, collaboratore de il Millimetro e tra i massimi esperti dell’argomento, oltre a essere protagonista di un fortunato tour teatrale incentrato sul giornalista australiano. Greta Cristini analizza geopoliticamente le origini dell’attentato terroristico islamista in Russia e i possibili scenari. All’interno anche L’angolo del solipsista, Vita da Cronista, Line-up, Pop Corn, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Andrea Pamparana, Alessandro De Dilectis, Simone Spoladori, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Tutt’altra politica di Paolo Di Falco. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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