A un Millimetro da… Niccolò Senni

L’attore, ospite della nostra redazione, ha parlato del modo in cui viene narrata la guerra a Gaza in Italia

Proseguiamo il nostro viaggio tra le voci di chi si è esposto pubblicamente in merito al tema palestinese. L’intervista è con l’attore Niccolò Senni, che ci racconta come sia cambiata la sua percezione di certi ragionamenti e di certe idee dal 7 ottobre.

Avevo una nozione abbastanza generica del conflitto e delle motivazioni, non avevo approfondito adeguatamente l’argomento. È cambiata la percezione nel momento in cui ho iniziato a interessarmi veramente di quello che era successo, cercando di ricostruire non basandomi su quello che viene scritto su giornali “normali” e sviluppando un’indigestione piuttosto corpulenta. La mia percezione comunque è parte di un trittico, perché è iniziato con la pandemia, è proseguito con l’Ucraina ed è culminato con questo conflitto. Per cui, ho sviluppato appunto una diffidenza nei confronti di come vengono raccontate le cose nella stampa mainstream. Così è cambiata la mia percezione, da un’analisi di come viene pensata la comunicazione nel nostro Paese a proposito di questo. Ti informi dunque su canali Instagram che sono sul posto e devo dire che Paola, la mia compagna, è molto brava nello scovare fonti attendibili. Lei mi ha aiutato molto ad approfondire un po’ l’argomento, mi ha fatto scoprire il professor Finkelstein e poi tutti i vari profili su Instagram che mostrano quel che succede. Loro non mettono un’opinione, non sono filtrati da un giudizio.

Niccolò Senni, intervista a il Millimetro
L’Intervista a Niccolò Senni de il Millimetro

Dal punto di vista del nostro Paese, ti aspettavi un atteggiamento diverso?

Insieme all’indignazione, ho sviluppato una rassegnazione che è scoraggiante nei confronti di quello che siamo come Nazione, di come approcciamo questi grandi temi. Quindi non mi ha sorpreso come l’Italia si è mossa e trovo risibile come il nostro Presidente del Consiglio faccia la voce grossa per alcune cose e si pieghi su altre.

Cosa ti aspetti da qui ai prossimi mesi?

Devo dire, con un pochino di luce alla fine del tunnel, che mi sembra che l’opinione pubblica stia cominciando ad aprire gli occhi, che un velo si sia un po’ levato. Sulla menzogna spregiudicata da parte dell’esercito e del governo israeliano, adesso un po’ sta cambiando la percezione. E siccome le mosse dei governi vanno come una bandierina a seconda di come si muove l’opinione pubblica, magari non per un motivo morale o etico ma per un motivo elettorale, potrebbe essere che cambi qualcosa per assecondare il pubblico. È una cosa molto ottimistica, non so cosa cambierà sinceramente.

Come nasce la Striscia di casa?

Ci sembrava che parlare in maniera incendiaria di un argomento che già di per sé era piuttosto incendiario non aggiungesse niente alla conversazione. E siccome la comedy è il nostro linguaggio, volevamo provare a vedere se, esasperando in maniera comica alcuni aspetti che a noi ci sembrano palesi ma che non sono sotto gli occhi di tutti, potevamo magari accendere una lampadina. A noi piace molto impersonificare il cattivo e ridicolizzarlo, quindi quello ci sembrava un modo adeguato. Noi abbiamo fatto una parodia, ci sembrava buffo, per quanto possa essere buffo un tema così pesante. Però è andato abbastanza bene e soprattutto l’abbiamo fatto in un momento in cui non era proprio molto popolare parlare male di Israele ed era molto facile venire tacciati di antisemitismo. Devo dire che dei tre io sono quello che ha avuto più bisogno di essere convinto. Quindi lode a Luca Vecchi e Paola per questo.

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