Anfibi a rischio estinzione, la Terra ne ha bisogno

Stanno sparendo alla velocità della luce, il rischio per il Pianeta è enorme, le loro caratteristiche sono fondamentali per combattere il cambiamento climatico

Vivono tra la terra e l’acqua e abitano il Pianeta Terra da oltre 300 milioni di anni. Nonostante da una buona parte del genere umano siano respinti perché viscidi, spaventosi o fastidiosi, gli anfibi costituiscono un elemento fondamentale del ciclo della natura. Vengono mangiati da altri animali come serpenti, mammiferi ed uccelli e mangiano a loro volta altri animali: sono infatti i maggiori predatori di insetti, dopo gli uccelli.

Rischio estinzione altissimo per tutte le specie di anfibi
Il tasso di specie a rischio estinzione è salito dal 39,4% al 40,7% – ilMillimetro.it

Possono essere considerati, dunque, veri e propri strumenti di lotta biologica a salvaguardia dell’equilibrio degli ecosistemi e, tra le altre cose, delle colture dell’uomo. Purtroppo, dopo oltre due millenni, la loro vita è sempre più a rischio, non per una fisiologica e naturale interruzione della catena naturale ma per l’intervento dell’uomo che, in questo come in tanti altri casi, sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza di centinaia di migliaia di specie vegetali e animali.

A salvaguardia degli anfibi

Alcuni enti e organizzazioni, come il WWF per esempio, parlano della crisi globale degli anfibi da anni. Quest’anno, tuttavia, la posizione degli anfibi nella lista rossa delle specie a rischio estinzione curata dall’IUCN (Unione Mondiale Conservazione della Natura) è peggiorata. Mentre vent’anni fa il problema principale erano gli agenti patogeni e la perdita di habitat, oggi il nemico più pericoloso per questi animali è la crisi climatica.  Dopo circa vent’anni dall’ultimo studio approfondito, l’IUCN ha analizzato oltre 8.000 specie di anfibi. Dalle analisi, il cui risultato è stato pubblicato sulla rivista Nature, è emerso che il tasso di specie a rischio estinzione è salito dal 39,4% al 40,7%. Dei tre ordini di anfibi (Anuri, rane, rospi e raganelle; Caudati o Urodeli, salamandre e tritoni; Apodi) i più minacciati dal cambiamento climatico sono quegli esemplari che vivono in alcune aree specifiche del Pianeta, soprattutto nelle regioni neo-tropicali: India, Sri Lanka, Madagascar, Nigeria, Ande, Isole dei Caraibi.

Salvarli resta l'unica cosa da fare al più presto
La salamandra è tra gli anfibi più a rischio – ilMillimetro.it

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, gli scienziati sottolineano che il declino degli anfibi è generalizzato ed è un fenomeno in continua espansione a partire dagli anni ’60. I fattori che ne provocano la graduale scomparsa cambiano da Stato a Stato: sul tratto orientale del Mississippi, per esempio, a minacciare gli anfibi è soprattutto la presenza umana con lo sviluppo urbano e agricolo. L’IUCN, che ha analizzato le specie viventi in ogni continente, ha spiegato che il 60% di salamandre e tritoni potrebbe estinguersi, seguiti da rane e rospi (39%) e dalle cecilie (16%). In generale, la sopravvivenza di 4 anfibi su 10 (il 41%) è a rischio, un dato ben più alto rispetto a quello relativo ad altre categorie di animali: il 26,5% dei mammiferi, il 21,4% dei rettili e il 12,9% degli uccelli.

Estinzione rapida e incontrollabile

Kelsey Neam, dell’Amphibian Specialist Group all’IUCN, in riferimento al cambiamento climatico ha spiegato che “in molti casi questi cambiamenti stanno avvenendo troppo rapidamente perché le specie possano adattarsi”. Secondo l’esperto, “Il cambiamento climatico è una minaccia sottovalutata per gli anfibi” e diventerà “più evidente” man mano che emergeranno più dati in futuro, ha spiegato, prevedendo “un effetto esponenziale”. Dallo studio pubblicato su Nature è emerso, inoltre, che quattro importanti specie di anfibi sono già estinti: il rospo arlecchino di Chiriquí del Costa Rica; la rana diurna dal muso affilato dell’Australia; la rana, Craugastor myllomyllon e la falsa salamandra di arroyo di Jalpa, Pseudoeurycea exspectata, entrambe del Guatemala. Ci sono poi altre 27 specie considerate in “pericolo critico” che sono già potenzialmente estinte.

Fondamentale per l'ambiente, da qualche anno si è già estinto
In Costa Rica il rospo arlecchino si è già estinto – ilMillimetro.it

Lo studio spiega, tra le altre cose, che tre su cinque specie di salamandre sono a rischio estinzione; pertanto possono essere considerate il gruppo di anfibi più minacciato.  Gli scienziati delI’UCN hanno sottolineato che gli anfibi stanno scomparendo più velocemente di quanto loro stessi riescano a studiarli e secondo gli esperti c’è una lunga lista di motivazioni per cui è necessario proteggerli. Gli anfibi hanno un ruolo essenziale nella medicina, nel controllo dei parassiti, hanno spiccate capacità di avvertirci sulle condizioni ambientali, così come l’abilità nel migliorare la salute degli ecosistemi e contribuire al mantenimento dello stato di salute del Pianeta Terra. Proteggere gli anfibi significa quindi mantenere sani gli ecosistemi dove essi vivono e devono continuare a vivere, quegli stessi ecosistemi che immagazzinano le enormi quantità di anidride carbonica emesse dall’uomo.

Fattori di rischio e salvaguardia

Ma perché gli anfibi, più di altre specie, sono particolarmente vulnerabili? La ragione sta nel fatto che sono animali a sangue freddo” (definiti scientificamente “ectotermi”). Le condizioni climatiche esterne, l’aumento della temperatura atmosferica in particolare, possono essere potenzialmente dannose e alterare alcuni loro valori fisiologici fondamentali. L’aumento dei giorni aridi, le temperature sempre più elevate, la diminuzione delle precipitazioni e del tasso di umidità sono solo alcuni dei fattori che stanno contribuendo in modo molto pesante ad alterare gli habitat naturali degli anfibi, minacciandone così la sopravvivenza.

Un processo complicato ma fondamentale per l'ambiente
La caratteristica principale dello sviluppo di questi animali è la larva – ilMillimetro.it

Gli esperti sottolineano infatti che, se da una parte alcuni ecosistemi come quelli delle foreste mutano – sempre a causa del cambiamento climatico – ad una velocità x, le zone umide e tropicali dove vivono e proliferano gli anfibi, mutano ad una velocità tre volte superiore. Una delle caratteristiche principali dello sviluppo e quindi della vita di questi animali è che la larva, che nasce dall’uovo deposto dalle femmine, si trasforma in adulto. Gli apparati circolatorio, respiratorio, digerente e motorio dell’animale si trasformano completamente nell’arco di due-tre mesi. Una trasformazione fisiologica che avviene a determinate condizioni climatiche e ambientali. È chiaro dunque che, se l’acqua scarseggia o le temperature e altri fattori ne mutano la quantità e la qualità, lo sviluppo degli anfibi è fortemente ostacolato. Gli anfibi sono poi molto sensibili ai cambiamenti di pH dell’ambiente acquatico che oggi è fortemente condizionato sia dall’agricoltura industriale, sia dalle piogge acide. Un pH pari a 5 o più basso determinerebbe la loro morte.

Il fatto che oltre il 40% di questi animali sia a rischio estinzione è l’ennesima dimostrazione del fatto che cambiamento climatico e biodiversità sono due fattori fortemente interconnessi e sempre più evidenti sono le conseguenze del primo sul secondo. È stato calcolato, per esempio, che nell’emisfero australe l’ambiente acquatico è cento volte più acido rispetto a quanto fosse prima della rivoluzione industriale e questo ha avuto un influsso notevole sullo sviluppo delle specie animali che vi abitano.

“Gli anfibi sono linfa vitale”

Proprio con lo scopo di frenare la perdita della biodiversità, di cui l’Italia è ricchissima, ci sono alcuni casi virtuosi che mostrano l’impegno di enti e istituzioni. La Regione Lombardia, per esempio, ha portato avanti negli ultimi tre anni un progetto che terminerà il 31 dicembre 2023, in collaborazione con il WWF. Nella Riserva naturale “Bosco di Vanzago” è stato creato un centro di riproduzione per la salvaguardia delle specie protette che vivono nella campagna milanese. Nell’Oasi di Alviano, in Umbria, dove ci sono 15 ettari di praterie allagate, sempre il WWF ha realizzato diversi stagni con acqua permanente di falda e ripulito pozze naturali, con lo scopo di preservare alcune specie a rischio estinzione come tritone punteggiato e tritone crestato.

Il WWF si sta muovendo da anni per cambiare le cose
Il tritone è tra le specie più a rischio – ilMillimetro.it

È grazie ad azioni come queste che alcuni ecosistemi riescono a mantenere il loro equilibrio. La speranza, tuttavia, è che divenga sempre meno necessario intervenire a posteriori per salvare quelle specie, vegetale ed animali, che andrebbero tutelate e preservate prima che la loro sopravvivenza sia minacciata. David Attenborough, noto documentarista e naturalista britannico, diversi anni fa lanciò un allarme: “Gli anfibi sono la linfa vitale di molti ambienti, giocano un ruolo chiave nelle funzioni dell’ecosistema, e al tempo stesso è straordinario e terrificante che nel giro di poche decenni il mondo potrebbe perdere metà di queste specie”.

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Il prigioniero del secolo

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