Catalogna, genitori vietano il cellulare ai minori

L’SOS lanciato da insegnanti e famiglie con una raccolta firme. Cresce l’ansia e cala la soglia di attenzione degli studenti

Sembra che i genitori spagnoli non stiano perdendo tempo a piagnucolare su come si stesse bene senza i social. Intendono far conoscere ai ragazzini come si sta senza, vietando di possedere un cellulare sotto i 16 anni. Si tratta forse di un ritorno alla genitorialità più atavica? Tra i tempi di pace e di guerra si sono aggiunti i tempi di covid: in quel periodo i cellulari hanno rappresentato per tutti l’unica finestra a cui affacciarsi sapendo che, almeno da quella, si potesse scrutare qualcosa o qualcuno di passaggio per sopperire all’angoscia delle strade vuote. Il lockdown ha favorito una crasi, quella tra parole inglesi phone e snobbing, diffondendo il neologismo (tutt’ora poco masticato) di phubbing: un comportamento volto a ignorare chi ci sta difronte, chi ci siede affianco e chi molto banalmente crede ancora nell’idea romantica di una conversazione faccia a faccia. Si tende a preferire l’oblio dell’ambiente circostante per il solo fatto di avere gli occhi puntati sullo schermo.

In Catalogna divieto di cellullari ai minori di 16 anni
Due minorenni con i cellulari in mano – ilMillimetro.it

Che si tratti davvero di una preferenza o di un automatismo, bisogna dire che il phubbing miete tante famiglie, perché i genitori sono i primi a fare continuamente scrolling sui social. I più piccoli, di conseguenza, o si sentiranno tagliati fuori o tenderanno a imitare gli adulti, considerando che dare un cellulare ai ragazzini fa comodo innanzitutto ai grandi. Prima era il sonaglino, il pupazzo, il videogioco; adesso è il telefono (che è un po’ tutte queste cose). Quando i genitori passano così tanto tempo al cellulare (o sui social), i bambini non tendono a dire che mamma e papà sono moderni o più fighi. I bambini ne soffrono, e il rischio è che sviluppino patologie importanti come la depressione, una cui diramazione può purtroppo condurre fino al suicidio.

Per tutti, oggi, stare al cellulare è diventato un atto di fede. Da quando è diventato la nostra prima preoccupazione, siamo in grado di dubitare di qualsiasi cosa, se di questa non vi è traccia sui social. Internet ha dato cittadinanza alle fake news, ma se un evento non è in rete allora sembra sia il mondo vero a falsificare gli eventi. La realtà dei fatti è tradita dall’uomo.

Cosa resta da imparare se i ragazzini non si ricordano niente?

Ai miei tempi” non si dirà più quando gli adulti di domani saranno i ragazzini che nel 2010 già erano su Instagram e nel 2016 su Tik Tok. Nel frattempo, la tecnologia ci sta fornendo le ultime scorte di quest’incipit che con tutta probabilità è destinato a svanire. In Catalogna si sta tentando una manovra di salvataggio. Per quanto possano essere bravi a non farsi scoprire (ammesso che si pongano ancora il problema), che i ragazzini usino il cellulare a scuola si capisce dalle serie difficoltà di apprendimento individuate dai loro insegnanti (delle scuole medie e degli istituti superiori). Quando non arrivano alla fine di un paragrafo perché risulta troppo lungo, quando non riescono a comprendere un testo né le istruzioni fornite per svolgere un compito, quando le spiegazioni devono essere brevi, significa che i loro livelli di concentrazione sono tutt’altro che in salute. Questo è senz’altro frustrante per gli insegnanti che alle spalle hanno un percorso lungo e travagliato, che li ha condotti, quasi stremati, a ottenere una cattedra a scuola.

I giovani non si ricordano più niente
Due giovani con gli smartphone al mare – ilMillimetro.it

I disagi dei minori causati dall’utilizzo del cellulare riguardano anche la sfera delle relazioni: da una parte i coetanei si ignorano (è la scolastica del phubbing), dall’altra si verificano episodi di bullismo, quelli nel classico cortile o nei corridoi della scuola, talvolta ripresi e postati sui social. Tutti questi indizi oggettivi impattano con forza sulla salute mentale degli studenti, che sempre più precocemente imparano a capire cos’è l’ansia.

Ebbene, gli scenari possibili sono due: o gli insegnanti smettono di insegnare o forse è il caso di regolamentare o vietare il cellulare a scuola. La Catalogna si sta mobilitando per il secondo punto: ci ha anzi messo la firma. Secondo quanto riportato dal quotidiano di Barcellona La Vanguardia in un articolo del mese scorso, il 53% degli istituti scolastici e delle scuole ha già regolamentato l’utilizzo del cellulare a scuola. Di questa fetta percentuale, il 26% ha espresso il divieto assoluto mentre il 67% (ossia la maggioranza) ne consente l’utilizzo solo in determinate fasce orarie. Il Segretario per la Trasformazione Educativa, Garcia Plata, è a favore non tanto del divieto categorico, quanto della possibilità di stimolare un dibattito che coinvolga studenti, professori e famiglie per riflettere sull’uso che si fa del cellulare. Una, se vogliamo, presa di coscienza collettiva.

Genitori lanciano raccolte firme per ottenere l’attenzione delle istituzioni

Le famiglie spagnole sono però più drastiche sulla questione, convinte sia necessario un vero e proprio divieto, sotto i 16 anni, indipendentemente dall’ambiente scolastico. Natàlia Jiménez León ha due figli di 8 e 11 anni ed è anche insegnante di biologia in una scuola superiore a Barcellona. Il 5 novembre la donna ha lanciato una petizione online su change.org che nel giro di poche settimane ha raccolto 40.000 firme: anche se non ha valore giuridico, la raccolta firme può condurre alla messa a punto di provvedimenti che, al contrario, potranno esserlo. Avvantaggiata (o scoraggiata) dal suo duplice ruolo di mamma e insegnante, la donna ha avviato l’iniziativa dopo aver notato sia lo scarso rendimento scolastico dei suoi studenti, sia la preoccupante pressione sociale dei minori legata alla convinzione che, a 11 anni, sia scontato possedere un cellulare. Com’è facile immaginare, il figlio maggiore della donna non ne ha uno, diversamente dai suoi coetanei.

Genitori lanciano una petizione
Troppo cellulare può creare dipendenza: l’iniziativa dei genitori – ilMillimetro.it

Natàlia Jiménez León non è stata l’unica a mobilitarsi mettendo in piedi una campagna sociale: Ángela Sánchez-Pérez Merino è un’altra insegnante che ha lanciato la stessa petizione, lo stesso giorno e per gli stessi motivi. “Se i leader politici non trovano una soluzione a questa situazione, il problema diventerà sempre più grave. Stiamo assistendo a un uso incontrollato dei social network e dei contenuti Internet inappropriati per i bambini”, si legge sulla pagina della piattaforma che ospita la sua petizione. Le due insegnanti hanno deciso di unire le forze accorpando le due campagne, aggiudicandosi una fetta di firmatari più consistente.

In Catalogna, genitori e insegnanti chiedono un intervento istituzionale decisivo, che salvaguardi la salute mentale dei ragazzi e che riabiliti il loro rendimento scolastico. Il Dipartimento dell’Istruzione si è posto come task quello di diffondere, il prossimo gennaio 2024, un documento di riferimento con le linee guida che i consigli d’istituto delle varie scuole potranno consultare per poi organizzarsi internamente sui provvedimenti da prendere. Dopo questa prima fase, ogni scuola potrà redigere il suo regolamento, che ogni studente sarà tenuto a rispettare. Il Segretario per la Trasformazione Educativa, sempre Garcia Plata, difende la necessità di una regolamentazione su misura perché i contesti scolastici sono diversi tra loro, a cominciare dalla loro collocazione territoriale: c’è infatti differenza tra una scuola situata in un contesto urbano e quella in uno più rurale. Di contro, per gli insegnanti la regolamentazione sull’utilizzo o sul divieto dei cellulari a scuola non spetta ai vari istituti, ma al Ministero: ci si aspetta che l’Amministrazione stabilisca dei criteri che siano validi per tutti gli istituti, fasce di età e livelli formativi.

Anche il Dipartimento della Sanità si sta mobilitando, in quanto tutti in Catalogna concordano sul fatto che si tratti ormai di un problema diffuso di sanità pubblica. La tecnologia è una particolare dopamina prodotta dall’uomo, a cui purtroppo nessuno è immune. Certo mette anche a disposizione strumenti come il parental control, che permettono di scegliere (attraverso dei filtri) e monitorare l’utilizzo che i propri figli fanno del cellulare. Ma sembra comunque un bacio di Giuda. 

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Il prigioniero del secolo

La libertà di Assange, fondatore di WikiLeaks, è l’unica arma che abbiamo per contrastare chi sta costruendo passo dopo passo la Terza guerra mondiale. Ad affrontare il tema è Alessandro Di Battista, collaboratore de il Millimetro e tra i massimi esperti dell’argomento, oltre a essere protagonista di un fortunato tour teatrale incentrato sul giornalista australiano. Greta Cristini analizza geopoliticamente le origini dell’attentato terroristico islamista in Russia e i possibili scenari. All’interno anche L’angolo del solipsista, Vita da Cronista, Line-up, Pop Corn, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Andrea Pamparana, Alessandro De Dilectis, Simone Spoladori, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Tutt’altra politica di Paolo Di Falco. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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