Errori giudiziari, un problema molto italiano

Solo negli ultimi trent’anni sono state circa tremila le persone arrestate e poi scagionate

Cominciano quasi tutte uguali le storie che rovinano la vita di un innocente. Sono film che si assomigliano, che dipanano trame diverse ma seguono lo stesso schema. Cominciano con le auto di polizia, o di carabinieri, o di guardia di finanza, che sgommano, le sirene che sconquassano il sonno, i lampeggianti che bucano la notte. Gli agenti che piombano a casa dell’inquisito, lo svegliano con tutta la famiglia, esibiscono l’ordinanza di custodia cautelare e il mandato di perquisizione. Hanno di solito modi lievi e garbati gli investigatori di lungo corso, quelli che, con l’esperienza accumulata, sanno come comportarsi con chi non è un malacarne riconosciuto, ma un Mario Rossi qualsiasi, sia esso un politico, un imprenditore, un cittadino come tanti.

Focus sulla giustizia italiana
L’ingiustizia della giustizia italiana – ilMillimetro.it

Sanno, certi inquirenti, che solo il processo, nei suoi tre gradi di giudizio, potrà dire se quell’inquisito sia da condannare o da assolvere. Già, il processo! Ma quando comincerà? Quando finirà? E quanto tempo occorrerà, quanti anni, se non decenni: sì, decenni! Comunque andrà a finire, l’incipit si ripete sempre uguale: il signor Mario Rossi viene arrestato e, spesso e volentieri, esce da casa sua se non proprio ammanettato (le manette non sono state usate neppure per Matteo Messina Denaro!), almeno tra due agenti che lo sorreggono per le braccia, lo sospingono dentro l’auto di servizio, il tutto a favore di telecamere le cui immagini finiranno poi nei telegiornali, nei programmi di approfondimento. Le auto corrono poi verso il carcere, dove una cella aspetta il signor Rossi. E da quel momento, il film si sposta negli uffici della Procura che ha coordinato l’inchiesta, e chiesto, e ottenuto dal Gip, di poter arrestare questo o quell’altro signor Rossi.

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