Gli Stati Uniti tifano Johnny Depp

Stati Uniti, Virginia. Dall’11 aprile è in atto il processo dell’anno tra Johnny Depp e Amber Heard, i due attori oggi divorziati dopo sedici mesi di matrimonio chiuso nel 2016 tra urla, audio rubati, bottiglie di vodka lanciate, minacce di morte e dita mozzate. Fin qui niente di nuovo per i canoni hollywoodiani: rottura e promessa di non alimentare ulteriori strascichi che avrebbero complicato le carriere di entrambi. L’equilibrio però si spezza prima del previsto: nel 2017 Heard accusa Depp di violenza domestica e poi ritira tutto ricevendo 7 milioni di dollari dall’ex, promettendo di donarli in beneficenza. Il bonifico viene visto da una parte della stampa come un invito a “mantenere il silenzio” sulle violenze commesse: neanche a dirlo il polverone aumenta. Nel 2018 lei si definisce “vittima di violenza domestica” al Washington Post e lui non la prende benissimo, citandola in giudizio per diffamazione con richiesta di risarcimento valutata $ 50 milioni. Risposta? Contro-citazione per 100. Il duello perfetto per i media americani, pronti a tramandare quella loro insana e immortale passione per gli scontri sul grande schermo della vita reale. Ma andiamo con ordine.

Come arrivano Depp e Heard al processo?

Mentre il 2018 volge al termine Depp si gode i successi dei suoi ultimi film, girati tutti l’anno precedente: “Animali fantasticiI crimini di Grindelwald”, in cui interpreta lo storico antagonista e amante di Albus Silente; “City of LiesL’ora della verità”, opera sull’omicidio di Notorious B.I.G. Tupac Shakur e “Arrivederci professore”, pellicola minore ma apprezzata dalla critica. Gli strascichi del divorzio si fanno però sentire: il Sun lo definisce un “wife beater” (picchia mogli) e lui gli fa causa, notizia che spinge comunque la Warner Bros a difenderlo pubblicamente confermandone il ruolo nella saga. All’inizio del 2019 lui accusa lei di violenza ma a novembre 2020 arriva la sentenza inglese: sarebbe stato l’attore a picchiare lei in più occasioni. Vince il Sun e il ruolo di Grindelwald viene assegnato a un altro.

Sconfitti in Inghilterra, gli avvocati giocano la carta americana e nel luglio del 2021 ottengono un processo per diffamazione nei confronti di Heard. L’attrice, fino a quel momento mai imputata, gira pochi film e professionalmente mantiene un profilo discreto. Appare in “Zack Snyder’s Justice League” e nella mini serie StarzPlayThe Stand” al fianco di Whoopi Goldberg. L’ex coppia, è evidente, perde l’interesse delle grandi produzioni ma in termini di reputazione il destino è tutt’altro che comune: lui è “violento e drogato”, lei “paladina della giustizia femminile”.

Il processo in Virginia e il ribaltamento dei ruoli

Aprile 2022, inizia l’ultima sfida tanto cercata da Depp. In gioco c’è la sua credibilità ma soprattutto la voglia di risolvere un altro mistero: quello dei 7 milioni donati cinque anni prima con la promessa di vederli girati in beneficienza. I giudizi dei media e ancor più della società americana però iniziano a mutare e la caparbietà del protagonista di “Pirati dei Caraibi” viene inaspettatamente premiata. Non è solo amore incondizionato: lo scanner psicologico nei confronti dei due duellanti ne stravolge i ruoli capovolgendone i destini. Espressioni, reazioni, abbigliamento, postura, dizione e contenuti vengono vivisezionati con esiti più o meno unanimi. Risultato: il 26 aprile alcuni cittadini, fuori dal tribunale, aspettano Heard per fischiarla alimentando una sensazione pienamente confermata dal web: comunque finirà, Johnny Depp verrà riabilitato da una buonissima parte del popolo statunitense.

La svolta e il ruolo dei media

Cruciale è il materiale riprodotto nel corso delle sedute giudiziarie. Un audio in particolare colpisce l’audience, quello in cui Heard – durante una delle liti – ridimensiona un colpo al volto di Depp. “Non ti ho tirato un pugno, ti ho colpito in faccia per sbaglio”, non fare il bambino, cresci un po’ Johnny. In poco tempo la clip raggiunge 24 milioni di views, l’algoritmo inizia lentamente a lavorare le sue prede.

YouTube, TikTok e Instagram scendono in campo, quasi spontaneamente, a favore della nuova vittima. Un reel rievoca le gesta di Captain Jack Sparrow e anche coloro all’oscuro del processo cliccano e ne vengono a conoscenza con un pregiudizio grosso quanto una casa in tasca: ha ragione Depp. Se a distanza di tanti anni – e dopo una clamorosa condanna in Regno Unito – quest’uomo ha ancora la forza di combattere, facendo luce sulle ambiguità della sua ex moglie, è lui a meritare il giusto supporto. Non lei. L’estrema duttilità della gente americana, e in parte internazionale, fa un’inversione a u. I tempi della trionfale conferenza stampa di Londra per Amber Heard sono distanti anni luce.

Commedia o tragedia?

La vicenda assume i tratti di un esilarante spettacolo teatrale. Il rapporto tra i due ex coniugi e i rispettivi staff legali sembrano scritti da un autore di sit com. Johnny è ironico e sereno, Amber algida e tesa. Lui ride empatizza col suo avvocato, lei lo redarguisce. Amber sembra dare troppa importanza al look, improvvisamente basato su giacche oversize, camicie, cravatte, completi gessati e tailleur candidi. Lui invece resta semplicemente lui, persino più diligente quando sottoposto alle domande dell’accusa. Appare consapevole delle sue responsabilità ma sottolinea la tossicità di un rapporto che faceva acqua da entrambe le parti. Uno psicologo. Quando resta colpito da domande profondamente capziose risponde con ironia (“Lei è fisicamente più grosso di Amber Heard?”, “Non ne sarei certo”), sfruttando alcune gaffe dal lato opposto (su tutte: durante un controinterrogatorio l’avvocato accusatore si oppone alla sua stessa domanda, chiamando l’obiezione).

Tra gli aspetti più esilaranti della vicenda c’è il ruolo dei testimoni. Isaac Baruch, migliore amico di Depp, si commuove in sala (“È ingiusto che loro due debbano soffrire in questo modo”) regalando momenti di alta ironia (“Se ho voluto bene ad Amber? Certo, mi ha trattato sempre bene e ha dei bellissimi denti”). Alejandro Romero, in collegamento Zoom, fuma la sigaretta elettronica e guida durante una deposizione scatenando le risate di Depp e della giuria popolare.

Tara Roberts, colei che per 15 anni ha gestito l’isola privata dell’attore alle Bahamas, ricorda l’aggressione fisica di Amber Heard a Johnny Depp e gli insulti a lui rivolti, tra cui la minaccia che sarebbe morto da solo. Laurel Avis Anderson, terapista dei due tra l’ottobre e il dicembre del 2015, crea ulteriore pressing nei confronti dell’attrice. È capitato che entrambi minacciassero di andarsene. Lei aveva uno stile di conversazione tipo martello pneumatico, era sempre su di giri. Lui faticava a tenere quel ritmo. In sostanza, l’avvio di quella che io vedevo come una situazione di abusi reciproci. Shannon Curry, dottoressa forense, diagnostica a Heard il “disturbo border line della personalità”: Chi ne soffre può agire in maniera violenta sia fisicamente che psicologicamente. Ed è spesso incline ad abusare dei suoi partner”. Sembra un thriller di Shyamalan ma diretto da Scorsese.

L’immagine e il merito: sfide parallele

Giudicare non spetta ai media né all’opinione pubblica, eppure entrambe le parti giocano un ruolo delicatissimo. Avrei voluto salutare meglio il personaggio di Jack Sparrow, dice l’attore con un filo di voce. Non ho mai picchiato una donna in vita mia”, aggiunge. Stuzzica il suo pubblico, arma che non può permettersi di ignorare. Fugge dalla violenza di alcuni messaggi inviati all’amico Paul Bettany in cui sostiene di voler “affogare e bruciare” Amber Heard: “Solo una citazione diretta dei Monty Phyton e lo sketch sul rogo delle streghe. È umorismo surreale”. Si esprime con sobrietà e maturità cercando a tutti i costi di eliminare l’immagine che tutti si sono fatti di lui negli ultimi tempi.

Con il processo HeardDepp non scopriamo l’acqua calda: amori affogati nel dramma delle rivalse con l’aggravante dell’enterteinment americano. Un format che, seppur ripetitivo, non finisce di affascinare il grande pubblico. Altre sei settimane saranno necessarie a definire chi dovrà risarcire chi e chi, dall’inizio, avrà avuto ragione o meno. L’augurio è che, una volta stabilite le rispettive responsabilità, ognuno possa scontarle come deve tornando poi a fare il lavoro che ama, chance spesso negata a vip di alto spessore. Alla fine umani come noi. Sarebbe commovente assistere a una pacifica stretta di mano tra i due ma, visti i fatti, appare più probabile una conversione pacifista di Putin. Resta solo una scommessa da fare insieme: tra quanti anni verrà realizzata una serie televisiva sul tema? Al massimo sei, il pubblico chiama. Grandi produzioni? Non tiratevi indietro.

Per acquistare l'ultimo numero della nostra rivista clicca qui:

Il prigioniero del secolo

La libertà di Assange, fondatore di WikiLeaks, è l’unica arma che abbiamo per contrastare chi sta costruendo passo dopo passo la Terza guerra mondiale. Ad affrontare il tema è Alessandro Di Battista, collaboratore de il Millimetro e tra i massimi esperti dell’argomento, oltre a essere protagonista di un fortunato tour teatrale incentrato sul giornalista australiano. Greta Cristini analizza geopoliticamente le origini dell’attentato terroristico islamista in Russia e i possibili scenari. All’interno anche L’angolo del solipsista, Vita da Cronista, Line-up, Pop Corn, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Andrea Pamparana, Alessandro De Dilectis, Simone Spoladori, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Tutt’altra politica di Paolo Di Falco. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

Abbonati alla Rivista

il Millimetro

Ricevi ogni mese la rivista con spedizione gratuita, il formato digitale per email e ogni sabato la Newsletter con gli approfondimenti della settimana

Ultimi articoli

Il distillato più famoso al mondo è giapponese
Orson Welles, un genio della Settima Arte
Lunghe file al casello per qualche giorno di relax
il Millimetro

Newsletter

Approfondimenti, interviste e inchieste direttamente sulla tua email

Newsletter