Il governo iracheno vuole debellare la droga

“Come abbiamo sconfitto il terrorismo, sconfiggeremo la droga”. All’interno della base della polizia irachena questo banner accoglie chi entra dall’ingresso principale, dopo le ispezioni necessarie di sicurezza. Il governo iracheno presieduto da Mohammed Shia’ Al Sudani non vuole nascondere il problema, l’Iraq è colpito dalla diffusione sempre più massiccia di droghe sintetiche, in particolar modo due: il Captagon e il Crystal. Il Captagon viene dalla Siria. La numerosa serie di retate fatte delle Forze di Polizia al confine confermano che è proprio da questo Stato, tormentato da una lunghissima guerra civile, che la maggior parte di tale anfetamina trova origine. I laboratori, dunque, si trovano in mezzo a un territorio combattuto e lacerato da anni di conflitto. Il Crystal, la metanfetamina che si può trovare a molto poco per le strade di Baghdadcirca 25/27 dollari al grammo –, invece, proviene essenzialmente dall’Iran, ma i trafficanti la “cucinano” anche nelle aree irachene, come testimoniano i laboratori trovati sempre più di frequente in Iraq. Entrambe hanno un effetto molto potente per chi ne fa uso: incapacità a mangiare e impossibilità di dormire; il Crystal porta anche una certa euforia. Gli effetti della dipendenza sono piuttosto veloci. Lo stomaco incomincia a bruciare, la paranoia sale e ci si tormenta il corpo tagliandosi o grattandosi fino a scorticarsi le braccia e le gambe. Gli occhi pesti di chi ne fa uso sono un facile segnale per la polizia per individuare e fermare i consumatori e i piccoli spacciatori che, sempre più spesso, si spingono nel centro della capitale per rivenderla. Abdul Amir Al-Shammari, l’attuale Ministro degli interni, sta promuovendo un messaggio più in linea con i tempi: riconoscere che i consumatori sono vittime, perciò hanno un ruolo differente nel mercato, e non vanno trattati come chi invece si arricchisce con il narcotraffico. Ma rimane ancora la legge istituita nel 1989, secondo la quale non esiste distinzione e la pena può essere persino la condanna a morte. Enas Kareem, ex insegnante e promotrice dal 2017 di una campagna di sensibilizzazione sulle droghe, chiede che le cose cambino: “Deve essere riformata la legge, adattata a quello che sta succedendo. Il problema principale, per i ragazzi e le ragazze irachene, è che sono esposti al Crystal perché ci sono grossi problemi economici e sociali”. I dati sono chiari, negli ultimi tre anni le dosi sequestrate sono state massicce: dal 2021 al 2022 491 kg di pasticche di Captagon, solo i primi sei mesi del 2023 ben 383 kg, e quest’anno sono state arrestate già 7mila persone. Numeri che sono effettivamente in linea con un Paese in cui la guerra al narcotraffico è scoppiata. In questo caso gli Stati Uniti, non temendo che ci possano essere ripercussioni per il proprio Paese, a differenza del Messico, non fornisce alcun sostegno all’Iraq.

Il governo iracheno vuole debellare la droga – Baghdad è il centro del Crystal

Parlando con gli uomini del Ministero dell’interno e con chi segue i rehab che stanno aprendo in tutto il Paese, la chiave è rinforzare i propri confini. Ma anche all’interno dell’esercito iracheno il denaro immenso di questo mercato riesce a scardinare il sistema, di conseguenza molti uomini si fanno facilmente corrompere, oppure si concentrano gli sforzi per contrastare il pericolo dell’Isis, che ancora non si arrende e rimane una minaccia concreta e feroce. Proprio l’Isis è artefice della diffusione del Captagon. L’anfetamina, come da tradizione militare, serviva per rendere efficienti i propri uomini tenendo sotto controllo la paura e rendendoli capaci di sopravvivere per giorni senza dormire e mangiare. Le città dove il mercato fiorisce sono principalmente tre. La prima è la capitale, Baghdad, dove tantissimi ragazzi fanno uso di Crystal, tanto che il gruppo armato sciita Saraya al-Salam, del leader Muqtada al-Sadr, ha deciso di trasformare un ospedale sotto il loro controllo da centro Covid a rehab. Sono presenti circa una quarantina di ragazzi, con tutte le difficoltà possibili di chi, solamente da un anno, ha iniziato a lavorare su questo tema.

Il governo iracheno vuole debellare la droga
Foto di Alfredo Bosco, Iraq 2023
Il governo iracheno vuole debellare la droga
Foto di Alfredo Bosco, Iraq 2023

Molti dei pazienti vengono dalle strade polverose del quartiere di Sadr city, dove già in passato le tensioni sociali erano alle stelle e la criminalità è diffusa. “All’inizio neanche pagavi per il Crystal, poi il prezzo era piuttosto basso, circa 11 dollari a grammo, ma dopo un paio di mesi mi chiedevano più del doppio, e io ne avevo bisogno” mi confida un ragazzo, che preferisce non dirmi il suo nome, mentre attende le sue medicine. Un altro paziente, che si chiama Zaman, mi racconta meglio la sua esperienza: “Ho un negozio di scarpe, da quasi due anni mi facevo di Crystal, ho deciso autonomamente di venire qua”. Dopo averlo incontrato mi ha invitato a casa sua, in mezzo a Sadr city, e mi ha fatto conoscere la madre, che mi ha raccontato i giorni difficili vissuti prima della decisione di disintossicarsi: “Non dormiva più, mio figlio, era nervoso, si faceva male da solo e picchiava i suoi figli, non riuscivo a riconoscerlo, ora ha finalmente ripreso peso e prego che stia sempre meglio.” Ma nelle interviste fatte, tanti ragazzi vengono dal sud dell’Iraq, dove ci sono le altre due città colpite: Najaf e Bassora. Proprio a Bassora, i sequestri più importanti del Crystal: solamente il 20 giugno scorso sono stati confiscati 5 kg dalle Forze di Polizia.

Il governo iracheno vuole debellare la droga – Via al trattamento di disintossicazione

La diffusione delle droghe sintetiche è stato un processo piuttosto veloce, i primi segnali ci sono stati agli inizi del 2017, quando a Mosul infuriava la battaglia cruciale per scardinare l’Isis in Iraq, ma dal 2020 c’è stata una vera e propria esplosione. Il Captagon, ad esempio, si è presentato prima nelle scuole e nelle università, dove veniva dato come stimolante per gli studenti; il Crystal, invece, dal sud si è esteso colpendo una generazione già violentata, gli under 40, che vivono ancora con il trauma della guerra scoppiata nel 2003. Chiunque ha avuto uno shock per colpa della guerra e, parlando con Hydir, uno psichiatra della struttura Al-Ataa, i problemi sono piuttosto profondi e stratificati: “Principalmente Crystal e Captagon sono le droghe più diffuse, oltre il solito Hashish, ma è anche piuttosto diffuso l’utilizzo senza prescrizione di antidepressivi e ansiolitici, i ragazzi iracheni che noi abbiamo nel centro è chiaro che hanno e avevano bisogno di una terapia psicologica e farmacologica, invece, abbandonati e senza lavoro, hanno trovato conforto nella tossicodipendenza”. Gli domando che sensazioni ha sulle forze in campo per un programma di disintossicazione a livello nazionale e mi risponde: “Siamo pochi, pochissimi gli psichiatri e i medici in Iraq specializzati sulla questione e sono anche tanti gli infermieri che non hanno preparazione, il trattamento di disintossicazione è un argomento nuovo politicamente e socialmente, l’Iraq è in ritardo, parliamo di un fenomeno che si sta diffondendo da due anni”. Oltre il ritardo vi è anche un aspetto culturale paradossale, la maggioranza dei consumatori sono uomini ma sono tante anche le donne, che però non ricevono la stessa assistenza, perché le famiglie provano vergogna se episodi del genere coinvolgono una figlia. In ospedale mi raccontano di un padre che sosteneva che alla figlia mettessero il Crystal nel succo di frutta, pur di non ammettere che era lei che, insieme agli amici, ne faceva uso. Il mondo globalizzato condivide poi gli stessi problemi: il Covid, anche qui come in Europa, potrebbe aver esposto la popolazione a una depressione di massa che, molto probabilmente, è il vero effetto a lungo termine della pandemia. Baghdad, intanto, pare viva giorni sereni. I condizionatori perennemente accesi, persino per strada, fanno partire blackout continui, le persone pensano a stare in famiglia per l’Eid al-Adha – la celebrazione del sacrificio di Abramo –, le strade sono calme durante il giorno e la sera si ravvivano, mentre una guerra silenziosa che non ha fronti si sta scatenando e si teme la formazione di gruppi criminali che prenderanno potere e creeranno vere e proprie mafie.

(foto copertina Alfredo Bosco, Iraq 2023)

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Il prigioniero del secolo

La libertà di Assange, fondatore di WikiLeaks, è l’unica arma che abbiamo per contrastare chi sta costruendo passo dopo passo la Terza guerra mondiale. Ad affrontare il tema è Alessandro Di Battista, collaboratore de il Millimetro e tra i massimi esperti dell’argomento, oltre a essere protagonista di un fortunato tour teatrale incentrato sul giornalista australiano. Greta Cristini analizza geopoliticamente le origini dell’attentato terroristico islamista in Russia e i possibili scenari. All’interno anche L’angolo del solipsista, Vita da Cronista, Line-up, Pop Corn, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Andrea Pamparana, Alessandro De Dilectis, Simone Spoladori, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Tutt’altra politica di Paolo Di Falco. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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