Il treno (blindato) segreto di Putin

Persino il tabellone dei treni non è più quello di una volta, qui dove ogni giorno partiva un treno per Kyiv e con un po’ meno frequenza per Odessa, Leopoli, Dnipro e Kryvyj Rih. E non è difficile capirlo neanche dal nome di una delle nove stazioni ferroviarie principali di Mosca: Kievskij vokzal, la stazione Kievskij, che deve il suo nome proprio per i collegamenti tra le due capitali russa e ucraina. A dodici mesi dall’inizio dell’invasione russa, però, i treni, tra i pochi mezzi di trasporto che dalla guerra del Donbass trasportavano ogni giorno migliaia di passeggeri tra Russia e Ucraina, sono fermi. Al loro posto, un treno diverso dagli altri, questa volta blindato, quello che Vladimir Putin preferirebbe agli aerei dalla seconda metà del 2021, poco prima dell’invasione in Ucraina. Non un treno qualsiasi ma uno corazzato che sarebbe stato allestito ed equipaggiato tra il 2014 e il 2015, l’anno dell’annessione della Crimea e dell’inizio del conflitto nel Donbass, nell’est dell’Ucraina. Probabile non sia però mai partito dalla Kievskij vokzal, nella zona di Mosca legata da secoli al trasporto dei passeggeri: originariamente chiamata Brjanskaya per la scelta a fine Ottocento di una stazione ferroviaria che collegasse Mosca a Brjansk, nel 1934 cambiò il nome con quello della capitale ucraina. La costruzione iniziò nel maggio del 1914, poche settimane prima dello scoppio della Prima guerra mondiale, e continuò nonostante il conflitto e la Rivoluzione bolscevica del 1917, sostituendo l’edificio originale abbattuto dopo meno di due decenni di vita – la leggenda narra che i moscoviti odiassero la vecchia stazione a differenza invece dell’edificio attuale che oltre a mescolare elementi di stile imperiale e neoclassico, presenta un arco in vetro sopra i binari, caratteristica più innovativa della stazione.

Il treno (blindato) segreto di Putin

Un treno blindato: le inchieste giornalistiche

Oltre al treno blindato il presidente russo Vladimir Putin avrebbe fatto costruire anche una rete ferroviaria segreta, con relative stazioni, sia per spostarsi per motivi di lavoro che per raggiungere le sue residenze dislocate in tutto il Paese. In modo silenzioso e il più possibile sicuro. A rivelarlo il mese scorso le inchieste di due media russi investigativi, Proekt e Dossier Tsentr, quest’ultimo finanziato dall’oligarca russo in esilio e oppositore del Cremlino Mikhail Khodorkovskij. Proprio secondo Dossier Tsentr, che ha tracciato le attività dei vertici dello stato russo basandosi anche su fonti vicine all’amministrazione del presidente, “l’ultima versione del treno è stata allestita tra il 2014 e il 2015, ma il capo di Stato ha cominciato a usarlo in modo regolare nella seconda metà del 2021, quando l’esercito russo ha iniziato a prepararsi per l’invasione dell’Ucraina“. La scelta sarebbe legata proprio a ragioni di sicurezza in quanto il traffico ferroviario è nettamente più difficile da tracciare rispetto a quello aereo. Inoltre, dall’esterno il treno di Putin sarebbe quasi indistinguibile da quelli delle Ferrovie russe grazie allo stesso colore grigio e la striscia rossa sulla fiancata dei vagoni. “Tutte le principali residenze di Vladimir Putin sono state collegate da linee ferroviarie e nelle vicinanze sono state costruite stazioni segrete”, ha rivelato invece Proekt, sottolineando che almeno tre località sono state collegate dalla rete segreta. Tra gli esempi citati dal media investigativo russo, quello del territorio del Parco Nazionale di Valdai dove è stata individuata una stazione ferroviaria con un eliporto vicino al villaggio di Dolgiye Borody, a circa 435 km a nord-est di Mosca e vicino alla residenza di Valdai di Putin. Oltre ad alcuni residenti locali che avrebbero confermato alla pubblicazione la costruzione di una stazione e una linea ferroviaria speciale per il capo dello Stato, secondo le immagini satellitari, nel 2015 è apparsa la stazione di Novo-Ogaryovo, a soli 400 metri dalla residenza di Putin nella regione di Mosca. Questa stazione, spiega Proekt, è nascosta dietro un’alta recinzione, sulla quale ad ogni 10 metri sono installate telecamere di sorveglianza. Nel 2017, infine, una piattaforma e un nuovo ramo ferroviario – nascosti dai binari utilizzati dai treni elettrici da un’alta recinzione – sono apparsi per una fermata vicino alla residenza estiva di Bocharov Ruchey, a Sochi, nel sud del Paese.

Il treno (blindato) segreto di Putin

Un treno blindato: i viaggi di Putin dall’inizio dell’invasione

Quando l’azienda appaltatrice russa “RemStroyService” ha pubblicato una serie di immagini di una stazione ferroviaria segreta a Mosca dotata di sala conferenze, sala ricevimento, sala riposo VIP e sala per la scorta, nessuno si è sconvolto più di tanto pensando alla Guerra Fredda. Quando le foto sono state rimosse, ma rimaste nell’archivio, qualcuno si è iniziato a fare qualche domanda. La costruzione della stazione risale infatti agli anni ’70, all’apice della contrapposizione tra Usa e Urss, ed era destinata al leader sovietico Leonid Brezhnev. Fu però abbandonata per anni fino a poco tempo fa, all’inizio della guerra in Ucraina, quando è stata completata e rimodernata quasi con urgenza. Nonostante l’esistenza di un treno “speciale” non sia un segreto dentro e fuori la Russia – nel novembre 2019, l’allora primo ministro Dmitri Medvedev, vi ha tenuto una riunione ufficiale -, Vladimir Putin usa raramente questo treno in pubblico. L’ultima volta che il servizio stampa del Cremlino ha scattato una foto del presidente in un vagone del treno presidenziale è stato infatti oltre 10 anni fa, durante un incontro nel 2012. La versione del convoglio non era però quella aggiornata, di gran lunga diversa da quella attuale: camuffato da un treno standard delle Ferrovie russe, quello di Putin si distingue per la presenza sul tetto di alcuni involucri che contengono antenne per telecomunicazioni cifrate – il treno speciale prevede una carrozza per il presidente con camera da letto e studio per le riunioni e una carrozza per gli accompagnatori. Secondo Novaya Gazeta il treno si troverebbe in uno scalo ferroviario della stazione Kalanchyovskaya, nel centro di Mosca, dove è già presente un terminal privato. Il mezzo ha alta priorità di movimento in modo che Putin possa viaggiare alla massima velocità e senza soste: per farlo, a seconda delle esigenze, viene addirittura modificato l’orario dei normali treni passeggeri. Come scritto da Dossier Tsentr, la società proprietaria del treno sarebbe invece una appartenuta in passato a Yuri Kovalchuk, principale azionista della banca Rossiya e amico intimo del presidente. Nonostante il treno e la ferrovia segreti di Putin, dall’inizio della guerra in Ucraina il presidente russo non viaggia però più come una volta: tra i droni avvistati e abbattuti la scorsa settimana nelle regioni di Mosca, Leningrado, Voronezh e Belgorod, e i presunti sabotatori ucraini nella regione di Brjansk, un attacco terroristico per il Cremlino, ultimamente sono più i viaggi cancellati che quelli fatti. Segno che anche Mosca, dopo 12 mesi di conflitto, è vulnerabile, e nessun mezzo di trasporto sicuro.

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Il prigioniero del secolo

La libertà di Assange, fondatore di WikiLeaks, è l’unica arma che abbiamo per contrastare chi sta costruendo passo dopo passo la Terza guerra mondiale. Ad affrontare il tema è Alessandro Di Battista, collaboratore de il Millimetro e tra i massimi esperti dell’argomento, oltre a essere protagonista di un fortunato tour teatrale incentrato sul giornalista australiano. Greta Cristini analizza geopoliticamente le origini dell’attentato terroristico islamista in Russia e i possibili scenari. All’interno anche L’angolo del solipsista, Vita da Cronista, Line-up, Pop Corn, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Andrea Pamparana, Alessandro De Dilectis, Simone Spoladori, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Tutt’altra politica di Paolo Di Falco. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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