In Ecuador la criminalità fa vacillare la politica

Agosto è stato un mese faticoso in Ecuador, tra episodi di criminalità organizzata, elezioni presidenziali e legislative terminate con un nulla di fatto e un’insicurezza generale con la quale la popolazione è costretta a convivere da diverso tempo. Il 20 agosto è stato giorno di voto elettorale che ha visto i due principali candidati alla presidenza, Luisa González e Daniel Noboa, raggiungere, rispettivamente, il 33,25% e il 24,15% dei voti scrutinati, di fatto nessuna maggioranza ma un risultato che implica un ballottaggio tra i due per il prossimo 15 ottobre. Luisa González ha 45 anni ed è un’avvocatessa affermata e già membro dell’Assemblea Nazionale per il mandato 2021-2025, terminato con lo scioglimento dell’istituzione per volontà dall’attuale Presidente Guillermo Lasso nel maggio scorso. Viene definita una “correista”, per via della sua appartenenza al partito di sinistra progressista Revolución Ciudadana, fondato dall’ex Presidente Rafael Correa. Nel suo programma elettorale, González pone in primo piano il problema della sicurezza interna nel Paese, parla di progressismo basato sulla giustizia sociale, di sanità e istruzione accessibile, di indipendenza del sistema giudiziario e di una radicata lotta all’endemica corruzione ecuadoriana. Sarà la prima donna nella storia elettorale dell’Ecuador a partecipare al secondo turno delle elezioni presidenziali e ora cercherà di diventare la prima donna Presidente. Nelle sue prime parole dopo essere venuta a conoscenza dei risultati parziali, González ha lanciato un appello all’unità di tutti gli ecuadoriani, dicendo che: “L’Ecuador ha bisogno di pace, lavoro, sicurezza e di tornare a essere libero”. Lo sfidante Daniel Noboa è un politico e imprenditore di 35 anni, figlio di Álvaro Noboa, che in passato si candidò alla presidenza per sei volte senza mai riuscirci. Nelle ultime settimane precedenti al voto il suo consenso elettorale, fermo a circa il 5%, ha iniziato a crescere velocemente garantendogli così una reale possibilità di vittoria al prossimo secondo turno. Noboa fa parte del partito Acción Democrática Nacional, uno schieramento di destra che vede in quattro assi le fondamenta di un eventuale piano di governo: società, istituzioni, economia e sicurezza nazionale con un potenziamento del sistema giudiziario e carcerario. Il suo nome appartiene alla proprietà del più grande gruppo monopolistico del Paese, il gruppo Noboa, per l’appunto.

In Ecuador la criminalità fa vacillare la politica
Luisa González e Daniel Noboa, i due principali candidati alla presidenza in vista del ballottaggio in programma il prossimo 15 ottobre

In Ecuador la criminalità fa vacillare la politica – L’omicidio di Villavicencio e le bande del narcotraffico

La complessità dei giorni di agosto è stata segnata anche da un omicidio. Il terzo candidato alla presidenza, Fernando Villavicencio, è stato assassinato il 9 del mese, undici giorni prima del voto, al termine di un comizio elettorale nella città di Quito. Una sparatoria che lo ha colto di sorpresa causandone la morte e un crescente clima di terrore per la popolazione ecuadoriana. Villavicencio è stato, così, sostituito dal collega giornalista Christian Zurita, che si è procurato circa il 16% dei voti.
Secondo la legge elettorale ecuadoriana, se nessuno dei candidati presidenziali raggiunge la metà dei voti validi o il 40% con un vantaggio di almeno 10 punti sul secondo classificato, si deve procedere al ballottaggio. Per capire le ragioni di tanta insicurezza interna, criminalità diffusa e la morte di Villavicencio, occorre osservare il Paese da un punto di vista più ampio. Negli ultimi anni l’Ecuador è diventato noto all’opinione pubblica internazionale per un incremento del potere nelle mani di bande di narcotrafficanti e conseguenti collegamenti con i commerci illegali di cocaina. Sebbene l’Ecuador non sia tra i più importanti Paesi coltivatori di foglie di coca, la sua posizione geografica, con affaccio sull’oceano Pacifico a ovest e i confini colombiani e peruviani a nord e a sud, lo rendono uno strategico snodo di transito, stoccaggio e distribuzione della cocaina verso il mercato internazionale. La cosiddetta “narco-violenza” è aumentata notevolmente negli ultimi anni, il numero degli omicidi compiuti nel Paese nei soli primi mesi del 2023 è cresciuto del 53% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ad avere investigato con diverse inchieste sulla minacciosa criminalità, sulle bande organizzate e i rapporti con le istituzioni politiche, era stato proprio Fernando Villavicencio, durante la sua esperienza prima sindacale e poi giornalistica. In una delle sue inchieste, aveva denunciato l’ex Presidente Rafael Correa (in carica dal 2007 al 2017) per presunti casi di corruzione, per i quali Correa si è sempre considerato ingiustamente perseguitato. Il caso sul quale indagò Villavicencio, durante la presidenza di Lenín Moreno, si concluse con un mandato di arresto nei confronti di Correa, il quale decise di fuggire esule in Belgio. Anche lo stesso Villavicencio, insieme all’ex deputato del movimento indigeno Pachakutik, Cléver Jiménez, era stato condannato a un anno e mezzo di carcere dalla giustizia ecuadoriana per calunnia nei confronti dell’allora Presidente Correa. Condanna mai scontata dal defunto candidato alla presidenza grazie a un esilio negli Stati Uniti fino alla prescrizione della pena. Nel giorno del suo omicidio, poco prima di essere ucciso, Villavicencio aveva detto di aver ricevuto minacce di morte che, secondo lui, provenivano da José Adolfo Macías, anche noto come “Fito”, il leader della gang criminale dei Los Choneros, che si trova in carcere dal 2011. Il 13 agosto Fito è stato trasferito in una prigione di massima sicurezza nella città di Guayaquil, “La Roca”, ossia “la roccia”.

In Ecuador la criminalità fa vacillare la politica – I crimini politici

Villavicencio non è stato l’unico politico ad aver perso la vita per mano della criminalità organizzata. Gli omicidi su commissione, le azioni violente e rappresaglie tra gruppi legati al narcotraffico, hanno macchiato di sangue gli ultimi mesi pre-elezioni. Diversi i nomi di esponenti della politica e delle istituzioni uccisi: il sindaco di Manta, Agustín Intriago, del movimento cantonale Better City, e il candidato all’Assemblea di Esmeraldas, Ryder Sánchez, dell’alleanza di destra Actuemos, guidata da Otto Sonnenholzner. Entrambe le località, Manta ed Esmeraldas, si distinguono per la centralità dei loro porti sia nel commercio regionale che nel traffico di droga. Altri due nomi si aggiungono alla recente lista degli omicidi politici: Omar Menéndez, candidato sindaco nella città costiera di Puerto López per il partito Revolución Ciudadana, assassinato un giorno prima delle municipali, e Pedro Briones, leader della Revolución Ciudadana nella provincia settentrionale di Esmeraldas. Sei degli arrestati per l’omicidio di Villavicencio sono colombiani e molti hanno precedenti penali in Colombia, con accuse di omicidio e traffico di droga. Un altro degli assassini arrestati è di nazionalità venezuelana.

In Ecuador la criminalità fa vacillare la politica
La città portuale di Guayaquil

In Ecuador la criminalità fa vacillare la politica – I porti e lo smercio di cocaina

L’ombra della criminalità organizzata è oramai distesa su tutto il territorio. Le spedizioni principali di cocaina partono dai porti di Guayaquil, di Manta, al centro della costa oceanica del Paese, Esmeraldas nel nord e Puerto Bolívar, il secondo porto dell’Ecuador, posizionato a sud. C’è un prodotto che più di qualunque altro sta tenendo alto il numero della cocaina trafficata, ed è la banana. L’Ecuador, infatti, è il più grande esportatore di banane al mondo e ne spedisce via mare circa 6,5 milioni di tonnellate all’anno. È li che i trafficanti di droga trovano, nei container che trasportano banane, il veicolo perfetto per contrabbandare la droga. Il 25 agosto le autorità spagnole hanno annunciato il più grande sequestro di cocaina: 9,5 tonnellate nascoste tra scatole di cartone di banane provenienti dall’Ecuador in un container refrigerato. Anche le forze dell’ordine olandesi hanno effettuato, sempre durante lo scorso mese, il più grande sequestro di cocaina mai avvenuto nel loro Paese: quasi 8 tonnellate nascoste in un container di banane ecuadoriane. Stessa denuncia anche da parte delle autorità greche e quelle italiane, che a maggio passato, nel porto di Gioia Tauro, hanno sequestrato circa due tonnellate di cocaina contenuta in banane ecuadoriane e, nel mese di luglio, altri 54 panetti giunti fino al porto di Vado Ligure, provincia di Savona. Nel 2021 è stata prodotta una quantità record di 2.304 tonnellate metriche di cocaina in tutto il mondo, soprattutto in Colombia, Perù e Bolivia. Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, in quell’anno, quasi un terzo della cocaina sequestrata dalle autorità doganali in Europa occidentale e centrale proveniva dall’Ecuador, il doppio rispetto al 2018.

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Il prigioniero del secolo

La libertà di Assange, fondatore di WikiLeaks, è l’unica arma che abbiamo per contrastare chi sta costruendo passo dopo passo la Terza guerra mondiale. Ad affrontare il tema è Alessandro Di Battista, collaboratore de il Millimetro e tra i massimi esperti dell’argomento, oltre a essere protagonista di un fortunato tour teatrale incentrato sul giornalista australiano. Greta Cristini analizza geopoliticamente le origini dell’attentato terroristico islamista in Russia e i possibili scenari. All’interno anche L’angolo del solipsista, Vita da Cronista, Line-up, Pop Corn, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Andrea Pamparana, Alessandro De Dilectis, Simone Spoladori, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Tutt’altra politica di Paolo Di Falco. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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