Indiani d’America e palestinesi

Storie simili a chilometri ed epoche di distanza: analogie tra due popolazioni sfrattate dalla loro terra

Epoche diverse, contesti diversi, continenti diversi. Ma con tante, troppe analogie. George Washington, Presidente degli Stati Uniti dal 1789 al 1797, riferendosi ai nativi, gli originari abitanti di quell’immenso territorio che oggi conosciamo tutti come Stati Uniti d’America, si espresse così:

Gli indiani e i lupi sono entrambi animali da preda, anche se differiscono nella forma.

Analogie tra nativi americani e palestinesi
La Monument Valley è una delle riserve dei nativi americani in Usa – ilMillimetro.it

Le tribù native del Nord America erano considerate al pari di animali, “esseri inferiori”. E così sono stati giustificati genocidi e guerre di sterminio nei loro confronti. Un percorso differente, ma che presenta alcune analogie con la Nakba, ossia l’esodo forzato della popolazione araba palestinese durante la Guerra civile del 1947-48 e quella arabo-israeliana del 1948, dopo la fondazione dello Stato di Israele. Un termine che sta a significare “disastro” e che è considerato come tale praticamente in ogni storiografia mondiale, fatta eccezione per quella statunitense.

I diversi racconti della storia

Le origini del progetto di colonizzazione in corso da parte di Israele in Palestina rappresentano una storia raramente raccontata nei libri e nelle lezioni accademiche. Per oltre 75 anni gli States hanno utilizzato ogni mezzo a loro disposizione per tenere nascosta la catastrofe palestinese all’opinione pubblica americana. Uno dei motivi risiede proprio nelle similitudini tra i due Paesi dal punto di vista delle ideologie e storie nazionali.

Monument Valley, una delle riserve indiane in Usa
Tante le analogie tra nativi americani e palestinesi – ilMillimetro.it

A prescindere da interessi e discorsi geopolitici, sarebbe dunque quantomeno ipocrita da parte degli Stati Uniti criticare le pratiche razziste di Israele, considerando che loro, prima degli altri, non hanno mai realmente affrontato la propria storia.

Se da una parte, finalmente, le Nazioni Unite hanno compiuto il passo atteso da tempo per confutare la narrazione israeliana che ha negato la Nakba, dall’altra, Washington deve ancora approvare una risoluzione autonoma che chieda scusa ai nativi del Nord America per 300 anni di violenza e maltrattamenti. Ciò non significa che quello che sta accadendo in Palestina sia identico a quanto successo alle tribù nordamericane, ma è evidente che ci siano alcuni parallelismi nel tipo di rapporto che USA e Israele hanno mostrato con le rispettive popolazioni indigene dei luoghi che abitano.

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Nativi indesiderati

Nell’ultimo decennio il Venezuela ha vissuto una metamorfosi sostanziale: nel mezzo le vite di chi fugge, chi torna e chi non se n’è mai andato. Ad affrontare il tema è Martina Martelloni, collaboratrice de il Millimetro, che direttamente sul posto ha raccontato la situazione degli indigeni, anche attraverso un eccezionale reportage fotografico. Alessandro Di Battista analizza le contraddizioni del “libero e democratico” Occidente nel rapportarsi con le operazioni militari di Israele, le sanzioni che colpiscono solo la Russia e le solite immagini che i TG nazionali nascondono. All’interno L’angolo del solipsista, Tutt’altra politica, Line-up, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Paolo Di Falco, Alessandro De Dilectis, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Ultima fila di Marta Zelioli. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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