Israele e Iran tra guerra e bugie

Un conflitto fatto di propaganda e menzogne, tra chi vuole una guerra infinita per questioni politico-economiche e chi invece preferisce non sbilanciarsi

Alcuni giorni fa, mentre l’Unrwa (l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino Oriente) chiedeva, per l’ennesima volta, un cessate il fuoco a Gaza, comunicando che nella Striscia ogni dieci minuti un bambino palestinese viene assassinato dalle bombe israeliane, il ministro degli Esteri dello Stato Israel Katz decideva di mettersi a giocare su Twitter. Prima ha postato un’immagine che mostra sei missili iraniani sul punto di colpire il Colosseo e poi un video che inizia con un croissant consumato con la Torre Eiffel sullo sfondo e che finisce con gruppi di iraniani che inneggiano ad Allah.

L’immagine pubblicata su X dal ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz

L’immagine del Colosseo era accompagnata da questo post: “Il recente attacco dell’Iran a Israele è solo un’anteprima di ciò che le città di tutto il mondo possono aspettarsi se il regime iraniano non verrà fermato. Il mondo deve dichiarare i Pasdaran iraniani un’organizzazione terroristica e sanzionare il programma iraniano di missili balistici prima che sia troppo tardi”.

Menzogne in guerra

Non contento, il capo della diplomazia di Israele ha pubblicato un’altra immagine. Stavolta i missili iraniani partono dalla Persia e colpiscono l’Europa intera. La scritta? «I missili iraniani possono colpire bersagli a oltre 3000 km di distanza, chi sarà il prossimo?». Se queste scemenze le avesse pubblicate un comune cittadino, ci saremmo fatti una risata. Ma se a pubblicarle è il ministro degli Esteri di un Paese in guerra e che da sei mesi sta massacrando un popolo intero, beh, c’è da spaventarsi. Alcuni anni fa, un altro ministro degli Esteri di Israele cercò di spaventare il mondo intero. Si chiamava Benjamin Netanyahu e nel 2002 – appena tornato in politica, sebbene avesse dichiarato di volerla abbandonare dopo la cocente sconfitta elettorale del 1999 – disse: «È certo che Saddam sta portando avanti un programma per lo sviluppo di armi nucleari». Era una colossale menzogna, anche perché tutte le principali infrastrutture civili e militari irachene erano state distrutte durante la prima Guerra del golfo. Ma perché mentì in quel modo? Semplice, cercava di convincere gli alleati, in primis gli Stati Uniti d’America, ad attaccare l’Iraq. Alcuni mesi dopo fu Colin Powell a mentire al mondo intero. Colin Powell era Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America, dunque ministro degli Esteri USA, omologo di Netanyahu. 

Alcuni precedenti

Il 5 febbraio del 2003, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – quello stesso Consiglio di Sicurezza che alcune settimane fa ha approvato una risoluzione vincolante che chiede il cessate il fuoco a Gaza – pronunciò queste parole: «Colleghi, ogni cosa che dirò oggi è sostenuta dalle fonti, da fonti solide. Queste non sono dichiarazioni. Quello che vi stiamo dando sono fatti e conclusioni basate su intelligence attendibile. Saddam Hussein ha armi chimiche. Saddam Hussein ha usato queste armi e Saddam Hussein non si fa scrupoli a usarle ancora, contro i suoi vicini e contro il suo stesso popolo». Balle, tutte balle. L’Iraq non aveva armi di distruzione di massa. Effettivamente, alcuni anni prima, Saddam Hussein possedeva armi chimiche. Pare che quelle armi riuscì a produrle grazie alla tecnologia che Francia e Germania gli avevano fornito in chiave anti-iraniana. Saddam Hussein utilizzò quelle armi per gasare la popolazione curda di Halabja, una cittadina che si trova nel Kurdistan iracheno. I morti furono quasi 5000 ma l’Iraq, all’epoca, era in guerra contro l’Iran e i Paesi occidentali (e persino l’URSS), stavano dalla parte di Baghdad. USA, Europa e URSS lavorarono affinché Teheran uscisse sconfitto. Stati Uniti e Paesi europei non tolleravano la nazionalizzazione dell’industria petrolifera fatta in Iran dopo il trionfo della Rivoluzione khomeinista, mentre i sovietici volevano punire Teheran per il supporto che forniva ai mujaheddin afghani impegnati contro l’Armata Rossa nella guerra sovietico-afghana. Saddam Hussein era sì un criminale, ma era un amico dell’Occidente, dunque, quasi nessuno si scandalizzò per quell’eccidio. Poi le cose cambiarono.

L'Iran ha attaccato Israele, per la prima volta nella storia, con droni e missili
Ali Khamenei, leader iraniano – (foto LaPresse) ilMillimetro.it

L’Iraq invase il Kuwait, USA, Regno Unito, Italia, Germania, Canada, Francia e Arabia Saudita lanciarono l’operazione Desert Storm (sotto l’egida dell’ONU) con la quale l’esercito iracheno venne sbaragliato e Saddam Hussein fu costretto a ritirarsi dal Kuwait. L’Iraq finì nell’asse del male ma Saddam restò al suo posto. Tel Aviv e una parte dell’establishment statunitense non gradirono e decisero di procurar guerra giorno dopo giorno. Certo, senza le menzogne di Netanyahu prima e soprattutto di Colin Powell dopo (sapientemente propagandate dal cosiddetto “sistema mediatico tradizionale”) quella guerra non ci sarebbe stata. Le pubbliche opinioni, soprattutto quelle europee, non l’avrebbero accettata. Ma d’altro canto le menzogne, ahimè, sono necessarie per orientare le opinioni. A proposito di menzogne. Provate a domandare a ChatGPT qual è stata la più grande fake news degli ultimi cinquant’anni rilanciata dalla stampa tradizionale. L’intelligenza artificiale risponde così: «Una delle fake news più note rilanciate dalla stampa tradizionale negli ultimi cinquant’anni riguarda le armi di distruzione di massa in Iraq. Nel periodo precedente l’invasione dell’Iraq del 2003, alcuni media importanti hanno diffuso le affermazioni dei governi degli Stati Uniti e del Regno Unito secondo cui l’Iraq possedeva armi distruzione di massa. Queste affermazioni si sono in seguito rivelate infondate». Infondate sì, però quella guerra è costata la vita (tra morti dirette e indirette) a centinaia di migliaia di persone. C’è chi parla di 600.000 morti. Un olocausto. Si dice che la prima vittima di una guerra sia la verità. Verissimo. Il problema è che la verità viene uccisa anche prima dello scoppio della guerra e tale assassinio serve proprio a farla scoppiare. 

“Israele, non l’Iran”

Non credo che Israel Katz sia uno sprovveduto. Magari lo fosse. È probabile che stia perseguendo una strategia. La stessa perseguita da Netanyahu e Colin Powell nel 2002 e nel 2003. L’obiettivo è allargare il conflitto. L’obiettivo è ottenere copertura politica e mediatica (quella militare non manca mai) per un intervento diretto di Israele in Iran. Israele, probabilmente, intende regolare i conti con la Persia prima che Teheran possa disporre dell’arma nucleare. Israele vuole essere l’unico Paese dell’area a possedere l’atomica. Se l’Iran dovesse dotarsi di un’arma così potente, per il principio della deterrenza, Israele non potrebbe più fare il bello e il cattivo tempo in Medio Oriente. Per questo Tel Aviv sta cercando in ogni modo di allargare il conflitto. È bene rammentare che è Israele, per prima, che ha attaccato in modo criminale l’Iran. Il bombardamento di un edificio dell’Ambasciata iraniana a Damasco, bombardamento realizzato da Israele con i cacciabombardieri F35 (prodotti dalla Lockheed Martin, la più grande fabbrica del pianeta) e che ha provocato la morte di dodici persone, tra cui due generali dei Pasdaran, è una dichiarazione di guerra.

Il primo ministro italiano tra guerra e menzogne
Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano dal 2022 – (foto LaPresse) ilMillimetro.it

Teheran non ha alcun interesse a entrare in guerra con Israele. Per questo ha risposto in maniera piuttosto scenografica avvisando le autorità statunitensi (dunque Israele) prima di lanciare i droni verso lo Stato ebraico. Israele ha attaccato di nuovo anche se in modo limitato. Ciò nonostante, quel che preoccupa sono le dichiarazioni dei leader israeliani e l’ennesimo pacchetto di aiuti a Israele appena varato dal Congresso USA. Alcuni anni fa, prima di perdere la libertà, Julian Assange disse: «Se le guerre possono essere avviate dalle bugie, esse possono essere fermate dalla verità». E allora ricordiamo, senza alcuna paura, alcune verità. Israele sta massacrando il popolo palestinese. Israele, non l’Iran. Israele è alla sbarra per genocidio. Israele, non l’Iran. Israele occupa territori altrui. Israele, non l’Iran. Israele ha colpito l’ambasciata iraniana in Siria. Israele, non l’Iran. Israele usa a Gaza la fame come arma di guerra. Israele, non l’Iran. Israele ha la bomba atomica. Israele, non l’Iran. Israele sta violando tutte le risoluzioni ONU che vietano la colonizzazione della Cisgiordania. Israele, non l’Iran. Israele, a mio avviso, è uno Stato terrorista. Ma nel mondo alla rovescia, il G7 sta pensando a nuove sanzioni contro l’Iran. Se è vero che le guerre possono essere fermate dalla verità è bene che ciò avvenga prima della loro deflagrazione. Dopo potrebbe essere troppo tardi. 

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Il narcotraffico e l’arrivo del fentanyl, la nuova droga che spaventa il mondo. Anabel Hernández, giornalista e scrittrice messicana, nota per le sue inchieste sui trafficanti e sulla presunta collusione tra funzionari del governo degli Stati Uniti e i signori della droga, ha analizzato la questione con un approfondimento in apertura. A seguire, Alessandro Di Battista è tornato sulla questione ucraino-russa, mentre Luca Sommi (new entry e giornalista del Fatto Quotidiano) ha presentato il suo nuovo libro “La più bella, perché difendere la Costituzione”. All’interno anche Line-up, Un Podcast per capello, Ultima fila e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Alessandro De Dilectis, Riccardo Cotumaccio, Marta Zelioli e Cesare Paris.

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