La COP28 servirà a qualcosa?

Dal 30 novembre fino al 12 dicembre i leader di tutto il mondo si riuniscono per discutere del futuro del nostro pianeta

Quasi 200 Paesi partecipanti e circa 100mila visitatori raggiungeranno nei prossimi giorni gli Emirati Arabi in occasione della 28ma Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici (COP28). Dal 30 novembre al 12 dicembre i capi di Stato di tutto il mondo discuteranno, come ogni anno, del futuro del nostro pianeta. Migliaia di ministri, negoziatori, industriali, eco-attivisti, leader mondiali, raggiungeranno quindi Dubai. Tra le personalità più attese Carlo III d’Inghilterra, che terrà il discorso d’apertura del summit. Non sarà presente, invece, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e probabilmente neanche quello della Cina, Xi Jinping. Assente anche Papa Francesco che, per problemi di salute, non potrà partecipare alla conferenza, come invece era previsto fino a pochi giorni fa.

Il sultano Al Jaber
Il Sultano Al Jaber che presiederà la Cop28 (LaPresse) – ilMillimetro.it

Scopo della Conferenza è fare un bilancio per valutare i risultati ottenuti negli ultimi 12 mesi, principalmente per quanto riguarda gli obiettivi prefissati per la riduzione delle emissioni di gas serra. Inevitabilmente, sul tavolo ci saranno anche i tanti eventi atmosferici catastrofici che nell’ultimo anno hanno colpito ogni continente, dall’Europa alle Americhe, fino all’Asia. Solo nei primi 6 mesi del 2023 i disastri ambientali registrati sulla Terra hanno provocato perdite economiche per il valore complessivo di 184 miliardi di euro e oltre 62mila vittime. Oltre 1 miliardo di euro di danni e 342 vittime al giorno, il dato più alto dal 2010 ad oggi. Proprio pochi giorni fa, inoltre, il National Climatic Data Center ha fatto sapere che, il 17 novembre, la temperatura media della Terra ha superato per la prima volta i 2°C rispetto al periodo climatico pre-industriale, ossia quello compreso tra il 1850 e il 1900. Ma di record negativi ne sono stati segnati più di uno in questo anno caldissimo. Ottobre 2023 è stato l’ottobre più caldo di sempre con una temperatura media più alta di 1,7°C rispetto alla media pre-industriale. Questi e tanti altri dati mostrano quanto sia urgente pensare a delle soluzioni efficaci da mettere in atto quanto prima per evitare un susseguirsi di eventi climatici catastrofici. Ed eccoci dunque all’appuntamento annuale della COP.

I temi principali

Installazioni artistiche, mostre interattive, proiezioni di film, maxi-convegni, oltre 300 conferenze in cui protagonista sarà sempre il cambiamento climatico e la sostenibilità. Ma tutto questo porterà a delle soluzioni? Scopo della COP28 dovrebbe essere proprio quello di fornire soluzioni al continuo aggravarsi della crisi climatica ma gli eventi dimostrano che, anno dopo anno, ci stiamo allontanando sempre di più dall’obiettivo prefissato otto anni fa a Parigi, ossia quello di limitare l’aumento della temperatura media globale entro il secolo a + 1,5°C. Secondo il Comitato consultivo scientifico del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (The Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC), la Terra rischia di raggiungere un aumento di almeno 2,8°C entro il 2100, quasi il doppio rispetto al grado e mezzo che fu stabilito come livello massimo capace di mitigare gli effetti devastanti della crisi climatica. Ci si aspetta dunque che a Dubai si riveda al rialzo, in modo più realistico, l’obiettivo di Parigi.

L'ecosostenibilità alla base del futuro del pianeta
Alla COP28 si discuterà del futuro del pianeta – ilMillimetro.it

Tra gli argomenti al centro della Conferenza, anche quest’anno, la transizione energetica e dunque la necessaria uscita dai combustibili fossili a breve e la necessaria diffusione delle energie “green”, non fossili. Dunque, un futuro sostenibile non può prescindere dalla cosiddetta “transizione verde”. Ciò comporta, tuttavia, l’inevitabile scontro tra alcuni Paesi: quelli maggiormente pronti e già avviati verso la transizione verde, contro quelli petroliferi, Arabia Saudita in primis. Fatto sta che, anno dopo anno, le concentrazioni di gas serra, dovute principalmente alla produzione e combustione di combustibili fossili, aumentano e proprio in questi processi chimici nocivi si rinviene una delle principali cause del riscaldamento atmosferico.

Altro tema è il finanziamento ai Paesi in via di sviluppo per le perdite e i danni causati dal cambiamento climatico, che continuano a subire le conseguenze dei Paesi inquinanti. L’anno scorso, alla COP27 in Egitto, è stato deciso di creare un apposito Fondo per le perdite e i danni (Loss and damage). Più volte nel corso dell’anno si sono svolte riunioni del Comitato di transizione, proprio con lo scopo di rendere operativo il fondo, cosa che non è ancora accaduta e che si spera possa accadere dopo i negoziati di Dubai.

I rappresentati dei vari Stati rifletteranno, inoltre, sui risultati del secondo rifinanziamento del Fondo verde per il clima (Green Climate Fund – CGF), altro mezzo importante per sostenere i Paesi in via di sviluppo nell’attuazione dell’Accordo di Parigi, che fu istituito dagli Stati parte della Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici del 2010. Il GCF finanzia attività come la trasformazione della produzione di energia, lo sviluppo di sistemi di trasporto sostenibile e di industrie a basso impatto sul clima, la tutela delle foreste e l’utilizzazione sostenibile del suolo, l’agricoltura a basse emissioni e resiliente, la tutela degli ecosistemi e il rafforzamento delle loro funzioni naturali. Una serie di settori che hanno urgente bisogno di ulteriori finanziamenti e i cui progressi raggiunti verranno analizzati proprio a Dubai.

Finanziamenti indispensabili anche per la questione dell’”adattamento” (Global Goal on Adaptation – GGA), altro tema centrale della COP28. Il GGA è un accordo che offre un quadro di riferimento con una serie di obiettivi e indicatori riguardanti le azioni più urgenti da svolgere per rispondere agli effetti più dirompenti della crisi climatica e che necessita di un sostegno finanziario oltre a una serie di studi tecnici e scientifici da tramutare poi in azioni concrete.

Le polemiche e le controversie sul vertice      

Cambiamento climatico e rispetto dei diritti umani sono due temi fortemente interconnessi, soprattutto per l’impatto che la crisi climatica ha sulla sopravvivenza di alcune popolazioni. È per questo che anche la difesa dei diritti umani rientra tra le questioni principali della kermesse di Dubai. Proprio su questo tema, tuttavia, sono sorte alcune polemiche ancor prima che il vertice cominciasse. Polemiche legate al fatto che quest’anno la COP si tiene negli Emirati Arabi Uniti, Paese comunemente riconosciuto come severo e restrittivo in quanto a rispetto dei diritti umani. Diverse organizzazioni no-profit hanno sottolineato, per esempio, le condizioni di lavoro estreme degli stessi operai che hanno dovuto lavorare nel cantiere della COP, esposti al caldo estremo. Non sono mancate poi aspre critiche riguardo al fatto che il Paese ospitante è tra i più grandi produttori mondiali di greggio, quattro milioni di barili al giorno. Colui che presiede la Conferenza, Sultan Al Jaber, è anche l’amministratore delegato della compagnia petrolifera e del gas di Stato degli Emirati Arabi Uniti, ADNOC, che di anno in anno sta aumentando la produzione di combustibili fossili. Un conflitto di interessi inaccettabile per tanti attivisti come Greta Thunberg, che ha definito questo aspetto “ridicolo”, mentre Amnesty International ha esortato Sultan al Jaber a dimettersi da ADNOC.

Attivisti contro la Cop28
Un manifesto di Greta Thunberg – ilMillimetro.it

Una discussione che si è accesa ancor di più pochi giorni fa, quando il team di giornalismo investigativo Centre for Climate Reporting (CCR), in collaborazione con BBC News, ha reso noto il contenuto di una serie di documenti interni trapelati attraverso un informatore. Il presidente della COP, Al Jaber, avrebbe utilizzato il suo ruolo per favorire il commercio di petrolio con Paesi stranieri. Più di 150 pagine di briefing, preparato dal team organizzatore della Conferenza, da cui emerge il contenuto di incontri privati tra Al Jaber e diverse figure rilevanti, che saranno protagoniste della kermesse. Incontri in cui si sarebbe parlato dell’incremento del business dei combustibili fossili e che non sono stati smentiti dal team della COP28. Rispondendo alle accuse, un portavoce della Conferenza ha dichiarato: “Il dottor Sultan ricopre una serie di incarichi oltre al suo ruolo di presidente designato della COP28. Questa è conoscenza pubblica. Le riunioni private sono private e non le commentiamo”. Secondo quanto dichiarato dalla BBC e dal CCR, alle riunioni commerciali avrebbero partecipato i rappresentanti di almeno 27 governi e, in particolare, l’ADNOC avrebbe proposto alla Cina di “collaborare a progetti congiunti nel settore del gas naturale liquefatto in Mozambico, Canada e Australia”. 

Un vertice dai retroscena fortemente discutibili, i cui momenti decisivi, come ogni anno, saranno concentrati negli ultimi giorni, nelle ultime ore. L’attesa è tutta per le ultime 48 ore della conferenza, 11 e 12 dicembre, che sono interamente dedicate ai negoziati finali in cui si dovrebbe raggiungere un accordo tra le parti.

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