La nonna che ha cambiato la storia degli Stati Uniti

Nella frontiera del selvaggio West, Louisa Ann Swain diede il via al suffragio femminile garantendo alle donne il diritto di voto

Era il 6 settembre del 1870 e Louisa Ann Swain, una nonnina di Laramie, nel Wyoming, aveva appena indossato un grembiule pulito sopra l’abito da casa e una cuffia lavorata a maglia. Prontissima per la consueta passeggiata mattutina, stava perfezionando gli ultimi lavori domestici prima di uscire. Swain aveva 70 anni, era ancora agile e forte, non dimostrava l’età che aveva. Si era trasferita a Laramie con il marito per vivere vicino a uno dei suoi quattro figli, il prediletto. Scarpe adatte a una lunga camminata e carrello della spesa, si stava dirigendo verso il panificio della zona per comprare del lievito adatto a cuocere il pane. Quella mattina, però, aveva in mente anche qualcos’altro: entrare di diritto nella storia dell’America.

La storia di una donna rivoluzionaria
In ricordo di Louisa Swain – (screen YouTube) ilMillimetro.it

Era infatti giorno di elezioni e Swain decise di esprimere la propria preferenza (cinquant’anni prima che il Congresso degli Stati Uniti approvasse il diciannovesimo emendamento utile a garantire il diritto di voto alle donne). Nulla di illegale, tutto lecito: Swain si era aggrappata a una legge del dicembre 1869 approvata dai legislatori del territorio, che conferiva alle donne il diritto di voto illimitato. E, improvvisamente, si era ritrovata nel posto giusto al momento giusto, diventando il primo elettore donna nella storia dello Stato americano.

È cambiata la storia

“Louisa è stata fonte di ispirazione per tante altre donne – ha affermato Mary Mountain, direttrice esecutiva della Louisa Swain Foundation a Laramie, che si occupa di preservare e celebrare la memoria di Swain –, siamo conosciuti come lo Stato dell’uguaglianza grazie a lei”. Ma torniamo a quel fatidico 6 settembre 1870: la scelta fatta non comprendeva soltanto il diritto di voto, il Suffrage Act del Wyoming permetteva alle donne anche la facoltà di possedere ed ereditare proprietà e persino ricoprire cariche pubbliche. E, inoltre, la possibilità di tutela dei figli minorenni: fino a qualche anno prima, se il marito di una donna fosse morto, i figli sarebbero stati affidati alla famiglia del padre.

C'è anche una statua in onore di Louisa Swain
La Fondazione dedicata a Louisa Swain – (screen YouTube) ilMillimetro.it

“Con quella legge, le donne potevano gestire i propri figli, i propri soldi e avere un lavoro senza dare denaro a un uomo”. Secondo Mary Mountain, direttrice della Swain Foundation, il voto di Swain cambiò per sempre il modo in cui la società del Wyoming vedeva le donne, ispirando altri territori e altri Stati a seguire il suo esempio. La nonna più celebre d’America nacque a Norfolk, in Virginia, nel 1801. Suo padre, un marinaio che un giorno non rientrò più da un viaggio, morì quando lei aveva sette anni. Da lì a poco, si ammalò anche la madre. Swain crebbe in famiglie affidatarie, imparando a ricamare e a tessere la lana. Intorno al 1821, invece, sposò Steven, con il quale mise al mondo quattro figli: “Una donna normale che ha fatto una cosa straordinaria per il suo tempo“.

“Quindi, con la nostra Fondazione, proviamo a raccontare la sua storia e mostriamo le immagini e le illustrazioni sul Suffrage Act del 1869”. Per celebrare lo storico gesto di Swain, la Louisa Swain Foundation gestisce la Wyoming Women’s History House a Laramie. La statua di Swain, situata all’ingresso, la raffigura mentre stringe il famoso secchio di lievito nello stesso giorno in cui ha votato.

Louisa Swain e non solo

La prima donna a votare negli Stati Uniti, in realtà, non fu la Swain. Nel 1776, infatti, il New Jersey approvò una legge che consentiva di votare alle donne che possedevano delle proprietà. Quella stessa legge venne annullata nel 1907. Secondo la storica Kylie McCormick, che insegna al Casper College nel Wyoming, lo Utah tramandò nel tempo l’esempio del Wyoming e approvò il proprio Suffrage Act due mesi dopo, nel febbraio 1870. In ogni caso, le elezioni andarono in scena prima del Wyoming, consentendo quindi alle donne dello Utah di esprimere per prime il proprio voto. C’è da specificare però che questo Suffrage Act fu impostato in maniera differente: sì al diritto di voto per le donne, no a quello di ricoprire una carica istituzionale.

“Ciò che ha reso insuperabile Louisa Swain è proprio questo, fu lei la prima ad avere pieni diritti politici e uguali a quelli di un uomo”. Ci sono alcune ragioni abbastanza dirette per cui la frontiera del selvaggio West del Wyoming optò per una legge così egualitaria. La prima è relativa al territorio: in quella zona c’erano pochissime donne, in parte a causa dell’estrema lontananza e del clima rigido. La seconda riguarda gli uomini: permettendo alle donne di acquistare e possedere terreni, gestire le proprie attività, ricoprire cariche e votare, molte di loro avrebbero avuto maggiori incentivi a raggiungerli. “Se gli diamo i nostri stessi diritti, potrebbero sceglierci rispetto ad altri territori”.

La svolta grazie al diritto di voto per gli afroamericani

Nel febbraio del 1869, il Congresso approvò il quindicesimo emendamento, che concedeva agli uomini afroamericani il diritto di voto. Molti “bianchi” non la presero bene. Il legislatore del Wyoming, William Bright, sudista originario della Virginia, era uno di loro. E un giorno incontrò Esther Hobart Morris, una suffragista che lavorò a stretto contatto con le famose riformatrici sociali Susan B. Anthony ed Elizabeth Cady Stanton, che lo istruirono sui diritti delle donne. Ciò influenzò la decisione di Bright durante i dibattiti legislativi, dove venne citato per questa affermazione: “Se gli uomini afroamericani possono votare, anche mia moglie può farlo”. Indipendentemente dalle ragioni, il Suffrage Act del Wyoming del 1869 diede origine a una nuova generazione di donne influenti. Dopo lo Utah, anche i territori del Montana, Washington e Colorado concessero il diritto di voto alle donne.

Furono proprio questi cambiamenti a provocare un profondo effetto sulla cultura occidentale degli Stati Uniti. Autorizzate dalle nuove leggi, le donne iniziarono a ricoprire incarichi, a possedere imprese e a prestare servizio come giurati. Solo nel 1870, Morris divenne la prima giudice di pace a South Pass City, nel Wyoming; e Martha Symons Boies la prima donna ufficiale giudiziario a Laramie. L’eredità di tutte queste pioniere è preservata ancora oggi nella mostra Females’ First presso la Wyoming Women’s History House, che documenta i loro traguardi attraverso poster e fotografie.

Altri esempi

Negli anni che seguirono il Suffrage Act del Wyoming del 1869, molti uomini occidentali iniziarono a considerare le donne come partner alla pari. Quando Annie Oakley, una leggendaria tiratrice che non sbagliava mai un colpo, si unì al Wild West Show di Buffalo Bill nel 1888 e andò in tournée in Europa, fu pagata tanto quanto gli artisti maschi.

Tanti altri esempi, ma quello di Swain fu il primo
In America le donne votano grazie al coraggio di Louisa Swain – (screen YouTube) ilMillimetro.it

Sebbene Swain abbia fatto la storia quel famoso 6 settembre del 1870, non rimase troppo a lungo nel Wyoming. Inverni freddi e altri motivi personali, poco dopo tornò a est con suo marito, stabilendosi nel Maryland vicino a sua figlia. Morì 10 anni dopo e venne sepolta nel Friends Burial Ground a Baltimora. Ogni 6 settembre, lo staff della Louisa Swain Foundation segue le sue gesta: “Le nostre signore locali – ha raccontato la direttrice Mountain – si vestono come Louisa e ricostruiscono la sua passeggiata con il secchiello di lievito. È un momento molto importante da ricordare per tutti noi”.

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Il prigioniero del secolo

La libertà di Assange, fondatore di WikiLeaks, è l’unica arma che abbiamo per contrastare chi sta costruendo passo dopo passo la Terza guerra mondiale. Ad affrontare il tema è Alessandro Di Battista, collaboratore de il Millimetro e tra i massimi esperti dell’argomento, oltre a essere protagonista di un fortunato tour teatrale incentrato sul giornalista australiano. Greta Cristini analizza geopoliticamente le origini dell’attentato terroristico islamista in Russia e i possibili scenari. All’interno anche L’angolo del solipsista, Vita da Cronista, Line-up, Pop Corn, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Andrea Pamparana, Alessandro De Dilectis, Simone Spoladori, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Tutt’altra politica di Paolo Di Falco. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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