L’agonia di Smith, giustiziato con l’azoto

La storica esecuzione in Alabama ha acceso di nuovo il dibattito sulla pena di morte negli Stati Uniti

Il nome di Kenneth Smith rimarrà nella storia per un triste primato. Il suo è stato il primo caso al mondo di esecuzione mediante ipossia di azoto. Il caso eclatante è finito sulle pagine dei giornali e telegiornali di tutto il mondo e ha scatenato non poche polemiche. Mai prima di allora era accaduto che un condannato a morte fosse giustiziato con questo particolare metodo sperimentale: l’asfissia.

Polemiche sulla morte di Smith, giustiziato con l'azoto
Non sono servite le proteste contro la pena di morte inflitta a Smith (Screenshot YouTube) – ilMillimetro.it

Kenneth Eugene Smith, 58enne dell’Alabama, è stato condannato a morte per l’omicidio, avvenuto nel 1988, della moglie del predicatore protestante Charles Sennet. La donna, Elizabeth Sennet, fu uccisa per mano di Smith, incaricato proprio dal marito della donna, morto suicida quando venne scoperto il complotto nascosto dietro l’omicidio. Al termine delle indagini è stato scoperto che il mandante voleva intascarsi i soldi dell’assicurazione e che promise circa 1000 dollari sia a Smith sia a un altro sicario, già condannato a morte nel 2010. Smith, davanti al giudice, sostenne che, nonostante avesse partecipato al delitto, non fosse lui il diretto responsabile. Giudicato colpevole, gli fu raccomandato l’ergastolo da parte della giuria popolare, mentre il giudice decise in modo definitivo per la pena di morte.

L’omicidio su commissione e i 22 minuti di agonia

Dopo anni di ricorsi respinti da parte della Corte Suprema, nel carcere di Atmore, il 25 gennaio, sono iniziate le procedure finali con tanto di testimoni che, dalla sala accanto a quella dell’esecuzione, hanno assistito alla scena. Uno spettacolo atroce e anacronistico.

Interminabili 22 minuti di agonia per il giustiziato
Un’agonia di 22 minuti per togliere la vita (Screenshot YouTube) – ilMillimetro.it

L’uomo è stato legato a un lettino e sul suo volto è stata posizionata una maschera che gli copriva entrambe le vie aeree, naso e bocca. Una maschera particolare da cui, nel giro di pochi secondi, è iniziato a fluire azoto puro a pressione. Attraverso questa pratica, nei polmoni dell’uomo non arrivava più ossigeno, indispensabile per la sopravvivenza, bensì unicamente il gas che in 22 minuti ha portato l’uomo a morire per asfissia.

Prima che iniziasse l’esecuzione il condannato ha detto: “Stasera l’Alabama fa fare un passo indietro all’umanità. Me ne vado con amore, pace e luce”. Poi, rivolgendosi ai familiari presenti, gli ha detto: “Grazie per avermi supportato. Vi voglio bene, tutti”. Dopo l’esecuzione, la governatrice dell’Alabama, Kay Ivey, ha diffuso una nota affermando che “dopo più di 30 anni e di tentativi per ingannare il sistema, il signor Smith ha pagato per i suoi crimini orrendi”.

All’orribile spettacolo hanno assistito anche diversi testimoni, i quali hanno raccontato che tutto l’iter è durato circa un’ora e mezza, mentre la messa a morte in sé circa 22 minuti. Secondo i giornalisti che hanno assistito dalla sala accanto, Smith è rimasto apparentemente cosciente per diversi minuti. Per alcuni istanti tremava e si contorceva sulla barella, cercando di fare resistenza alle cinture che lo bloccavano. Il cinquantottenne ha poi respirato in modo molto pesante fino ad esalare il suo ultimo respiro.

Il più alto tasso di esecuzioni capitali in Alabama

L’Alabama, che ha uno dei più alti tassi di esecuzioni capitali pro capite negli Stati Uniti e ha 165 persone attualmente nel braccio della morte, ha deciso di sperimentare, per la prima volta, una tecnica mai usata finora su un essere umano. L’inalazione forzata di azoto ha portato Smith alla morte, più precisamente non per l’inalazione di azoto, che di per sé non è tossico, ma per la mancanza totale di ossigeno. Il metodo utilizzato è ancora poco conosciuto poiché non esistono dati reali sull’uso di questa tecnica sugli esseri umani. Gli esperti sostengono che, soprattutto in mancanza di una sedazione preventiva, sono molto probabili una serie di effetti collaterali come il soffocamento e le convulsioni. Dunque, non era esclusa la probabilità che la pratica non portasse il condannato alla morte ma a uno stato vegetativo, come è accaduto nel 2018, sempre in Alabama, nel caso di tre tentativi falliti di iniezione letale in cui i condannati sono sopravvissuti.

L'Alabama detiene il record di esecuzioni capitali
Il penitenziario in Alabama dove è stato giustiziato Smith (Screenshot YouTube) – ilMillimetro.it

Lo stesso Smith era precedentemente sopravvissuto a un altro tentativo di esecuzione da parte dello Stato dell’Alabama. Nel 2022 le autorità carcerarie tentarono l’esecuzione con un’altra tecnica, quella dell’iniezione letale, che però non andò a buon fine perché non riuscirono a trovare una vena dell’uomo entro il termine stabilito dal mandato di morte dell’Alabama. Da quel momento all’uomo è stata diagnosticata una grave sindrome post-traumatica da stress e, dopo una serie di ricorsi, i suoi avvocati sono riusciti a evitare e a rinviare la nuova esecuzione, fino al 2024. Nel tentare di convincere il giudice a non optare per una condanna così crudele, i legali hanno invocato anche l’Ottavo emendamento della Costituzione americana, dove è scritto esplicitamente che sono “vietate punizioni crudeli e inusuali”. Nonostante nei mesi ci siano state anche una serie di petizioni internazionali, nulla è stato efficace a tal punto da evitare questo crudele epilogo.

Le critiche: una tecnica crudele e sperimentale

Medici, giudici, esperti e organizzazioni per la difesa dei diritti umani non hanno avuto dubbi nel condannare la decisione dello Stato dell’Alabama come crudele e inutile. Tra i punti più criticati c’è, in particolare, la speciale crudeltà di questa tecnica, che i veterinari considerano del tutto inadeguata anche per l’uccisione di animali di grande taglia, pertanto in molti Stati del mondo viene espressamente vietata e punita per legge. Una tecnica, come detto, sperimentale e per molti aspetti sconosciuta. Proprio su questo si sono soffermati i legali di Smith, che hanno richiesto – senza ottenere risultati – informazioni dettagliate sulla procedura e sulle possibili conseguenze. Informazioni assenti e non fornite nemmeno alla Corte suprema. Esperti di medicina e farmaceutica, inoltre, hanno sottolineato che l’Alabama è arrivata a optare per questo terribile metodo di uccisione perché le case farmaceutiche non forniscono più i farmaci per le iniezioni letali, dal momento che non vogliono associare il proprio marchio a queste procedure.

Nuova tecnica sperimentale per uccidere
Alabama, nuova tecnica sperimentale di pena capitale (Screenshot YouTube) – ilMillimetro.it

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha detto in una nota che “questo metodo non testato potrebbe essere estremamente doloroso, comportare un’esecuzione fallita e potrebbe equivalere a tortura o altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti, violando così i trattati internazionali sui diritti umani che gli Stati Uniti hanno ratificato”. 

Critiche aspre sono arrivate anche dall’Italia, e in particolare dall’associazione Nessuno tocchi Caino, che si batte per l’abolizione della pena di morte nel mondo. La deputata Elisabetta Zamparutti, tesoriera dell’associazione, ha commentato: “Si tratta di un metodo di soffocamento che sottolinea ancora una volta l’esistenza di un paradigma patibolare, di una giustizia vendicativa di cui dovremmo liberarci. È una giustizia che non lascia spazio alla speranza e alla grazia per un uomo condannato quasi 30 anni fa. Perfino Paesi come l’Iran prevedono la salvezza della vita, se qualcosa si intoppa durante l’esecuzione. In America, invece, si arriva a modificare il metodo pur di uccidere”. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha condannato l’esecuzione in una nota dove si legge: ”Premesso che nessun metodo di esecuzione è indolore o incruento, qui è stato raggiunto un livello peggiore. Smith è stato una cavia su cui è stato testato un nuovo metodo che, inspiegabilmente, la Corte suprema non ha considerato incostituzionale ai sensi dell’Ottavo emendamento, che vieta le pene crudeli”.

Anche l’Unione Europea ha espresso “profondo rammarico” per ”l’esecuzione di Kenneth Eugene Smith avvenuta nello Stato dell’Alabama, costretto a respirare azoto puro”. ”Secondo i maggiori esperti, questo metodo è una punizione particolarmente crudele e insolita”, scrive il Servizio d’azione esterno dell’UE. “L’UE – si legge nella nota – si oppone fermamente alla pena di morte in ogni momento”.

Che gli Stati Uniti finissero nel mirino internazionale dopo un fatto di cronaca così eclatante, d’altronde, era prevedibile e inevitabile. Smith poco prima di morire l’ha detto e aveva ragione: l’umanità ha compiuto un grave passo indietro.

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