(Adnkronos) – "Basta odio e violenza". La moglie dell'arbitro Marco Di Bello, Carla Faggiano, ha scritto una lettera che il direttore di gara ha ricondiviso tramite le storie di Instagram. La moglie del direttore di gara prende posizione dopo le polemiche scaturite dalla gara in Lazio-Milan, vinta 1-0 dai rossoneri. Di Bello è finito sotto i riflettori per una serie di decisioni controverse: dal mancato rigore assegnato alla Lazio in avvio per un intervento di Maignan su Castellanos all'episodio del gol rossonero, per finire con le 3 espulsioni comminate ai biancocelesti. "Non è facile scrivere rimanendo lucida ed educata, non è facile restare equilibrata e serena. Non è per niente facile, ma devo esserlo per non farmi travolgere e inghiottire da questa tempesta di odio. Non voglio parlare di arbitraggio, non mi interessa parlare di calcio e calciatori, non posso però parlare di sport perché sport non è più: nello sport non c'è spazio per odio e violenza. Invece sono due giorni, e chissà quanti altri ne seguiranno, che su un UOMO si stanno riversando le più indicibili cattiverie e ostilità", dice la signora Di Bello. "È un accanimento mediatico e sociale senza precedenti. Viviamo in un'epoca storica dove si condannano e si prendono le distanze da violenza e abusi, ma siamo però capaci di odiare, denigrare, offendere, maltrattare e oltraggiare il prossimo", aggiunge. "Non sono qui per difendere Marco, in quanto capace di poterlo fare da sé. Sono qui per mettermi accanto a lui, per poterlo alleggerire del carico emotivo subito. Sono qui per ricordare che dietro una divisa, fuori dal campo, lontano dalle telecamere, c’è un uomo. Ci sono sacrifici, impegno, dedizione, rinunce, sogni, successi e sconfitte. C’è Marco Di Bello, ci sono la sua forza, la sua dignità e tanto altro ancora che niente e nessuno riuscirà mai a cancellare. 'Nel mezzo di una difficoltà c’è un’opportunità' (Albert Einstein) Con Amore! Carla", conclude. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
- Dal 7 ottobre scorso sono stati uccisi oltre 120 insegnanti palestinesi: nella Striscia anche l'istruzione è in ginocchio.