Le mucche con lo smartwatch

Sono più o meno quarant’anni che nel mondo circolano gli smartwatch. Più precisamente è dal 2013 che hanno spopolato quegli accessori tecnologici multifunzione da polso, a cui siamo abituati oggi, che hanno rivoluzionato il mondo dell’orologeria. Smartwatch che oggi troviamo non solo al polso di milioni di esseri umani in tutto il mondo, ma anche al collo di centinaia di migliaia di animali, sui quali vengono posti per sfruttare le potenzialità della tecnologia al servizio dell’agricoltura. Pensare di associare l’immagine di una distesa di erba incontaminata dove vivono centinaia di mucche a quella di un accessorio tecnologico certo può non essere così scontato, e forse l’associazione potrebbe indispettire tanti animalisti che si battono per il rispetto della vita animale. Ma nel caso di uno dei primi allevamenti Hi-Tech in Spagna, la vita dell’animale non è affatto intaccata. Anzi, grazie alla tecnologia viene preservata e protetta. L’esperimento va avanti da tre anni. Tutto è iniziato quando l’Unione dei piccoli agricoltori spagnoli ha proposto a Maria Paez, un’allevatrice spagnola di Viana do Bolo in Galizia, di provare a utilizzare sul suo bestiame dei campanacci digitali.  Una sorta di collare con una cinghia regolabile al quale è attaccata una piccola scatola che contiene tutta la tecnologia di tracciamento, tra cui una serie di sensori intelligenti che, così come fanno i dispositivi ideati per l’uomo, registrano una serie di parametri vitali, oltre che la localizzazione e l’attività fisica. Un’idea che fa parte del progetto Gelob (Gestione del bestiame estensivo nell’habitat di Lobo). Paez ha accettato con entusiasmo e da lì la sua attività ha iniziato a trarne grandi benefici. I collari “digitali” le permettono di ricevere una serie di informazioni preziose sui suoi animali, che le facilitano una serie di decisioni avvantaggiando così la produttività dell’allevamento. Per non parlare poi di piccole comodità che hanno migliorato la qualità della sua vita, permettendole di gestire a maggiore distanza le proprie mucche.

Le mucche con lo smartwatch – I vantaggi del collare intelligente

Il progetto nasce dal gruppo Digitanimal, che ha prodotto questi innovativi localizzatori GPS adattabili agli animali. Uno degli ideatori, Carlos Callejero, ha raccontato che l’idea è nata in una conversazione con il suo allora collega Ruben Blanco, il quale si lamentava di aver perso diversi capi di bestiame a causa di un’infezione virale che colpì l’intestino dei suoi animali. Una situazione talmente grave che, arrivando a coinvolgere tutta la fattoria, portò la sua azienda sull’orlo del fallimento. E fu così che Callejero – già specializzatosi nel Regno Unito in tecnologie a radiofrequenza, elettronica, optoelettronica ed elaborazione dei segnali – pensò di applicare questi studi al mondo animale. Così, dopo un periodo di lungo lavoro per adattare la tecnologia alla natura è nato il campanaccio digitale dotato di speciali sensori che consentissero il tracciamento degli animali. Il sistema di trattamento GPS per il bestiame, creato dalla start-up Innogando, si chiama RUMI e funziona grazie a un’applicazione per smartphone che mostra i dati raccolti dallo smart collar: dalla temperatura, alla distanza percorsa, ad alcuni parametri vitali dell’animale. Lo smartwatch si adatta al collo delle mucche grazie a un sistema di contrappesi studiato nel minimo dettaglio che non crea alcun problema allo sviluppo e al movimento dell’animale.

Le mucche con lo smartwatch

Pian piano gli esperti della digitalizzazione si sono resi conto del potenziale di questo collare intelligente come un valido strumento per aiutare gli allevatori a sapere dove si trovassero i loro animali, proteggendoli così anche da eventuali attacchi di alcuni predatori, come i lupi, che in molti casi costituiscono una vera e propria minaccia per la sopravvivenza di centinaia di capi di bestiame. Localizzarne la posizione consente non solo di proteggerla da eventuali attacchi ma anche di monitorare lo stato della gestazione di una mucca femmina, la quale si allontana dalla mandria nel momento in cui sta per partorire e di controllare gli esemplari più giovani che hanno una particolare tendenza a perdersi. L’allevatore, inoltre, può verificare quanto a lungo la mandria abbia pascolato in una determinata zona della montagna e portare quindi gli animali a spostarsi altrove, per consentirgli di cibarsi in un’area più rigogliosa consentendo così anche alla natura di rigenerarsi. Una serie di funzioni che hanno rivoluzionato la vita di Maria Perez in quanto allevatrice. La possibilità di tracciare i suoi animali a distanza le ha consentito non solo di assicurarsi la loro sopravvivenza, ma anche di ottenere un notevole guadagno in quanto a tempo libero, che ha potuto dedicare ad altre attività utili a far crescere la sua azienda. Prima, per esempio, nel caso in cui alcuni animali si fossero smarriti, era lei stessa a doversi addentrare nei boschi e a circolare per le campagne in cerca degli animali, una ricerca assai lunga che non sempre dava buoni risultati

Le mucche con lo smartwatch – Natura e tecnologia, un binomio promettente 

La start-up Innogando sta lavorando anche allo sviluppo di una smart farming, ovvero di una fattoria connessa tramite l’intelligenza Artificiale e l’Internet of Things. Daniel Pardo Rus, Chief Technology Officer di Innogando, afferma che uno degli obiettivi del team è quello di “migliorare la vita dell’agricoltore, permettendogli di monitorare la mandria da casa”. Lo scopo è anche quello di contribuire a mitigare l’esodo dei giovani da queste professioni perché – dice Pardo Rus – “il duro lavoro nel bestiame fa sì che molti lo abbandonino in cerca di una vita migliore”. E in questo senso i benefici dati dalla tecnologia possono rendere il lavoro dell’allevatore più attraente per i giovani cresciuti in un mondo tecnologico e meno abituati alla fatica delle attività nella natura. Innogando sta adattando il design dei suoi dispositivi al corpo di altri animali da fattoria come pecore, cavalli o capre. Anche per questi l’obiettivo è quello di conoscere la loro posizione, monitorare lo stato di salute come la temperatura e alcune particolari condizioni come il travaglio delle femmine. Tutto è possibile grazie alla Cellnex Bridge, una fondazione spagnola che promuove lo sviluppo tecnologico di molte start-up e che in questo caso è stata fondamentale per la creazione di questi rivoluzionari collari. Manuel Canete, esperto di innovazione di Cellnex, crede che nel settore agroalimentare “la connettività abbia ancora una vasta gamma di applicazioni da scoprire e un immenso orizzonte da esplorare”. Cellnex si sta infatti impegnando a ottimizzare le reti di comunicazione, riducendo i costi dell’applicazione della tecnologia all’agroalimentare e ottimizzando le reti di comunicazione. Il caso di questo allevamento spagnolo e dell’applicazione creata da Innogando non è un unicum. Questi dispositivi, infatti, non sono una novità assoluta. In altre parti del mondo ne esistono già versioni simili che però – a differenza di questi che sono alimentati a energia solare – sono alimentati con delle batterie. Anche in Cina sono stati creati dei collari intelligenti capaci di catturare l’energia cinetica generata dai movimenti delle mucche che raccolgono una serie di informazioni, tra cui le malattie, i cicli riproduttivi, la temperatura, l’esercizio fisico e la produzione di latte. Dati che dovrebbero aiutare a garantire il benessere dell’animale migliorando allo stesso tempo la produttività dell’allevamento. Una catena industriale che, anche grazie alla diffusione della tecnologia 5G, ha di fronte a sé scenari di sviluppo molto vasti. Chissà se tra una decina d’anni, anche nel nostro Paese, gli allevamenti “tecnologici” diverranno la normalità.

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La libertà di Assange, fondatore di WikiLeaks, è l’unica arma che abbiamo per contrastare chi sta costruendo passo dopo passo la Terza guerra mondiale. Ad affrontare il tema è Alessandro Di Battista, collaboratore de il Millimetro e tra i massimi esperti dell’argomento, oltre a essere protagonista di un fortunato tour teatrale incentrato sul giornalista australiano. Greta Cristini analizza geopoliticamente le origini dell’attentato terroristico islamista in Russia e i possibili scenari. All’interno anche L’angolo del solipsista, Vita da Cronista, Line-up, Pop Corn, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Andrea Pamparana, Alessandro De Dilectis, Simone Spoladori, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Tutt’altra politica di Paolo Di Falco. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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