Messico, più aree protette e meno fondi

A inizio di quest’anno sono state annunciate 20 nuove zone, ma le strategie governative non sono adeguate

Oltre 200.000 specie animali vivono in Messico, che di per sé ospita tra il 10 e il 12% della biodiversità di tutto il Mondo. Gli Stati più ricchi, dal punto di vista vegetale e animale, sono il Michoacán, il Guerrero, Veracruz, il Chiapas e Oaxaca. Quest’ultimo ha il più elevato numero di specie di flora e fauna, mentre il Chiapas ospita la più grande varietà di piante: oltre 8000 specie registrate e circa il 35% dei vertebrati di tutto il Messico.

Messico, meno fondi per le aree protette
Le aree protette in Messico non hanno fondi a disposizione – ilMillimetro.it

Considerando queste cifre è facile rendersi conto di quanto quest’area del Pianeta sia un concentrato di biodiversità ed ecosistemi preziosi da proteggere. Da questo punto di vista, stando alle recenti notizie, si può dire che le agenzie del ministero dell’ambiente messicano siano piuttosto attente alla tematica. A inizio 2024 sono infatti state annunciate 20 nuove aree protette.

Le nuove aree protette

Il Governo messicano ha recentemente annunciato la creazione di 20 nuove aree protette in 12 Stati e due aree costiere del Paese. Si tratta, nel complesso, di oltre 2,3 milioni di ettari di natura preservata. Tra le novità, anche la costituzione di quattro nuovi parchi nazionali, quattro “aree di protezione della flora e della fauna”, sette santuari, due riserve della biosfera e tre “aree di protezione delle risorse naturali” sotto la protezione della Commissione Nazionale delle Aree Naturali Protette (CONANP).

Nuove aree protette in Messico
Uno scorcio del Cenote nello Yucatán – ilMillimetro.it

Lo scopo è proprio quello di preservare i ricchi ecosistemi del Paese, a partire dai suoi habitat fragili ma importantissimi, promuovendo, tra le altre cose, una serie di attività sostenibili. Lungo le due aree costiere del Paese, ora protette, si svolgeranno una serie di pratiche volte a preservare l’habitat in cui vivono alcune specie, come gli squali balena, e quindi a salvare le barriere coralline ecologicamente fondamentali e purtroppo sempre più a rischio.

Tra le nuove aree protette la più grande è Bajos del Norte, un parco nazionale nel Golfo del Messico che copre 1.304.114 ettari, quasi nove volte la dimensione dell’enorme Capitale, Città del Messico. Un parco di fondamentale importanza anche per le comunità che da secoli vi abitano, i pescatori della costa dello Yucatán. In quest’area vivono, inoltre, una serie di specie a rischio sopravvivenza, come il corallo stellato roccioso e la tartaruga embricata, ma anche specie che proprio qui ritrovano il loro principale sito di riproduzione, come la cernia, il polpo e l’aragosta.

Miguel Rivas, direttore della campagna Habitat per Oceana in Messico, ha dichiarato: “La creazione di Bajos del Norte come area protetta è una grande notizia per il futuro degli oceani e delle persone che dipendono da essi. Con questa decisione il Messico si avvicina al raggiungimento dell’obiettivo di proteggere il 30% del suo territorio marino entro il 2030 e garantire una fonte di lavoro e cibo per migliaia di famiglie”.

Questo nuovo parco naturale protetto si collega con il Parco nazionale dell’Alacranes Reef. Insieme, queste aree formeranno un corridoio di conservazione e un rifugio per specie minacciate come squali e tartarughe e favoriranno la migrazione di centinaia di animali marini da quest’area, contribuendo così alla salute e alla biodiversità dell’oceano.

A seguire, seconda e terza nuova zona protetta per estensione, sono la Sierra Tecuani, una riserva di 348.140 ettari minacciata dal disboscamento illegale e dagli incendi boschivi, e l’area di protezione della flora e della fauna di Semidesierto de Zacatecas, di fondamentale importanza per il recupero del cane della prateria messicano.

Il Semidesierto de Zacatecas, da anni in condizioni di sofferenza sempre più evidenti, fa parte della provincia biogeografica del deserto del Chihuahua, l’area arida più estesa e diversificata del Messico settentrionale . Ospita e tutela 709 specie autoctone di cui 149 endemiche del Messico, 48 sono elencate in alcune categorie di rischio dello standard ufficiale messicano, come l’aquila reale, l’orso nero, il pipistrello dalla coda lunga e il cane della prateria, un roditore scavatore originario del Messico.

Nello stato di Oaxaca che, come detto, è il più ricco per varietà di flora e fauna, il governo ha creato il maggior numero di nuove aree protette: il Santuario di Playa di Morro Ayuta di 90 ettari, il Santuario di Barra de la Cruz-Playa Grande, 56 ettari, e il Santuario di Playa Cahuitán di 261 ettari. Altri territori sono stati posti sotto protezione negli stati di Quintana Roo, Veracruz, Campeche, Nayarit, Zacatecas, Chiapas, Colima, Durango, Jalisco, Chihuahua, Guerrero e nello Stato del Messico. In tutte queste aree, oltre che essere imposti una serie di divieti (dallo sfruttamento minerario, alla creazione di aree abitate fino all’espansione delle frontiere agricole), dovrebbero essere presto intraprese una serie di attività volte al ripristino e alla tutela ambientale.

I tagli al budget

Nonostante le buone intenzioni, per rendere le aree protette effettivamente funzionali e operative, servono i fondi. E qui i nodi vengono al pettine. Il presidente Andrés Manuel López Obrador ha protetto più riserve naturali di qualsiasi amministrazione che lo abbia preceduto. Si tratta di 43 nuove aree – dal suo insediamento ad oggi – su 3 milioni di ettari. Tuttavia, durante il suo mandato di sei anni, il Segretariato messicano per l’ambiente e le Risorse Naturali è rimasto gravemente a corto di soldi.

Tagli ai budget del governo messicano
Il governo messicano ha imposto tagli al budget per le aree protette – ilMillimetro.it

Le agenzie ambientali del Messico, dal 2016 ad oggi, sono state sottoposte a consistenti tagli ai finanziamenti e diversi esperti hanno manifestato la loro preoccupazione riguardo al fatto che i dipartimenti specializzati non avranno né il personale né le risorse sufficienti per proteggere le 225 aree protette del Paese. L’ultima legge di bilancio del Paese ha tagliato i finanziamenti al dipartimento ambientale di 9 milioni di pesos e secondo la Società Civile di Noroeste per la Sostenibilità Ambientale (NOSSA) le risorse disponibili sono l’11,4% in meno rispetto all’anno scorso.

Da un certo punto di vista gli ambientalisti sono soddisfatti perché, sottolineano, “meglio un’area protetta che nessun’area protetta”. Una volta formalizzato un decreto, il governo ha infatti il dovere di impegnarsi per la protezione di una determinata area. Tuttavia, quel che accade è che si arriva a esercitare un’enorme pressione sul personale esistente, che deve prendersi cura di una superficie maggiore con meno risorse. Secondo il rapporto della NOSSA, attualmente, il Messico dispone di circa 10,7 pesos (0,63 dollari) per prendersi cura di ogni ettaro di area protetta. Anche il dipartimento del procuratore federale per la protezione dell’ambiente, responsabile dell’ispezione e del monitoraggio del rispetto delle leggi sulla protezione dell’ambiente, negli ultimi anni è stato duramente colpito dai tagli al budget. Nonostante i lievi aumenti dell’ultimo anno (+8%), i fondi a disposizione sono diminuiti del 30% rispetto al 2016.

Una situazione di fronte alla quale tanti attivisti del Paese si sono mossi per far sentire il loro dissenso. Gli ambientalisti sostengono che il governo abbia trascorso i primi cinque anni del suo mandato costruendo un’enorme raffineria di petrolio, sostenendo la compagnia petrolifera statale e approvando leggi contro i produttori di energia rinnovabile. Il governo, da parte sua, si vanta di far nascere, anno dopo anno, decine di nuove aree protette. È evidente, tuttavia, che istituire queste zone sulla carta non sia sufficiente per dimostrare di avere a cuore la salute del Pianeta. Il rischio è che riserve e parchi nazionali protetti esistano nella teoria, ma nella realtà vengano gravemente trascurati. L’impegno delle tante fondazioni e associazioni ambientaliste nel raccogliere fondi, purtroppo, potrebbe non bastare.

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Il prigioniero del secolo

La libertà di Assange, fondatore di WikiLeaks, è l’unica arma che abbiamo per contrastare chi sta costruendo passo dopo passo la Terza guerra mondiale. Ad affrontare il tema è Alessandro Di Battista, collaboratore de il Millimetro e tra i massimi esperti dell’argomento, oltre a essere protagonista di un fortunato tour teatrale incentrato sul giornalista australiano. Greta Cristini analizza geopoliticamente le origini dell’attentato terroristico islamista in Russia e i possibili scenari. All’interno anche L’angolo del solipsista, Vita da Cronista, Line-up, Pop Corn, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Andrea Pamparana, Alessandro De Dilectis, Simone Spoladori, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Tutt’altra politica di Paolo Di Falco. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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