In Russia parlano di “sindrome da morte improvvisa”, ma dietro il decesso dell’oppositore di Putin c’è ovviamente altro. A partire dal suo blog
È morto il più grande oppositore di Vladimir Putin. Purtroppo non è il primo e non sarà l’ultimo, accadrà di nuovo. Questa volta però se ne è andato Alexei Navalny, un uomo che sognava la pace in una Russia diversa, libera dallo zar. È morto venerdì scorso nella prigione di Kharp, nella regione artica di Yamalo-Nenets, dove era stato recentemente trasferito per scontare una condanna a 19 anni. “Navalny si è sentito male dopo una passeggiata, perdendo quasi subito conoscenza. Il personale medico è arrivato immediatamente ed è stata chiamata l’ambulanza. Sono state eseguite tutte le misure di rianimazione che non hanno dato risultati positivi. I paramedici hanno confermato la morte del condannato”, ha comunicato venerdì sera l’ospedale del carcere di comune accordo con il Cremlino.
![Navalny era detenuto in una prigione di massima sicurezza](https://ilmillimetro.b-cdn.net/wp-content/uploads/2024/02/Navalny-2-ilMillimetro.it_-1024x683.jpg)
Poco dopo sono arrivate le parole del Presidente americano Joe Biden: “Putin è responsabile della morte di Navalny, non sono sorpreso e allo stesso tempo sono sconvolto da questa notizia. Non sappiamo esattamente cosa sia accaduto, sicuramente è la conseguenza di qualcosa che hanno organizzato il Presidente russo e i suoi scagnozzi. Alexei era un uomo coraggioso, un’icona della lotta alla corruzione e alla violenza”.
L’inchiesta sulla figlia segreta di Putin
Attivista, politico e blogger, con le sue inchieste ha spostato il pensiero di tante persone e portato alla luce rivelazioni clamorose. I suoi seguaci non lo hanno mai abbandonato, nel week end oltre 300 sono scesi in piazza e sono stati arrestati: in Russia in questo momento è vietato anche portare un fiore per Alexei. È la morte della democrazia, della libertà di parola, non c’è dubbio, in un Paese dove la dittatura è ormai nota a tutti. Navalny ha combattuto proprio questo, ma anche altro: sul suo blog, l’ultimo approfondimento è datato 15 gennaio 2024 e riguarda Maria Vorontsova, la figlia “nascosta” di Putin. Lo zar, infatti, l’ha sempre tenuta ben lontana dai riflettori.
![Un medico che guadagna come una star di Hollywood](https://ilmillimetro.b-cdn.net/wp-content/uploads/2024/02/Navalny-ilMillimetro.it_-1024x577.jpg)
Il motivo? È un’endocrinologa che guadagna come una star di Hollywood. Alexei Navalny e la sua squadra lo hanno scoperto attraverso delle chat segrete, nelle quali la Vorontsova si vantava con gli amici del suo compenso milionario. In Russia un medico normale fatica a sopravvivere, lei potrebbe comprarsi l’intera nazione (se già non fosse sua). Stipendio inimmaginabile e altre entrate da associazioni varie e poco raccomandabili. La generosità e il coinvolgimento negli affari governativi della clinica SOGAZ – si legge sul blog di Navalny – possono essere spiegati così: tra i suoi proprietari c’era Yuri Kovalchuk, amico miliardario e banchiere personale di Vladimir Putin.
Le altre inchieste che hanno fatto infuriare lo zar
Il 7 dicembre scorso Navalny e il suo team hanno pubblicato un approfondimento sulle prossime presidenziali russe, definendole una “parodia” e invitando il popolo a riflettere attentamente: “Faremo una campagna contro Putin e gli voteremo contro. Lui ha paura di noi, non può confutare i nostri fatti, teme il dibattito, le sue bugie sono sempre più patetiche”. Un inno al coraggio, alla voglia di non mollare, anche dalla prigione Navalny non si è mai arreso e ha continuato a organizzare il lavoro: “La nostra paura ci deruba del nostro Paese e del nostro futuro. Sono 24 anni che andiamo avanti così, è arrivato il momento di dire basta. Chiunque abbia timore di appendere un volantino in nome della libertà, di inviare un link a un amico o di fare un paio di telefonate dovrebbe pensare al motivo per cui ha bisogno della libertà”.
![Al momento nessuno è in grado di contrastarlo](https://ilmillimetro.b-cdn.net/wp-content/uploads/2024/02/Navalny-3-ilMillimetro.it_-1024x683.jpg)
La sua storia lascerà il segno, non verrà dimenticato e il blog non chiuderà i battenti. Ci si interroga sulla sua morte, o forse no, si sa già tutto. La Russia nel frattempo continua a macchiarsi di episodi brutali che rimarranno per sempre, una via d’uscita al momento non c’è: “Il futuro non appartiene ai codardi. Il futuro appartiene a chi, superando la paura, lotta e crede nella vittoria”.
“È morto in una gabbia”
Quanto accaduto venerdì forse non lo scopriremo mai, la morte di Navalny assomiglia a tanti altri decessi che si sono consumati nel tempo. Questa volta è arrivata però a poche settimane dalle elezioni presidenziali, in una prigione di massima sicurezza isolata dal mondo. Lupo Polare è il nome della colonia penale n. 3 nell’Artico russo, dove Alexei era stato trasferito lo scorso dicembre. Il centro di reclusione, tra i più duri del sistema carcerario della Federazione, si trova a Kharp, nella regione autonoma di Yamalo-Nenets, a quasi 2mila km da Mosca, nota per gli inverni lunghi e rigidi. La città è vicino a Vorkuta, le cui miniere di carbone erano tra le più dure nel sistema di gulag sovietici.
![Le temperature sono rigide e fuori dal comune](https://ilmillimetro.b-cdn.net/wp-content/uploads/2024/02/Navalny-1-ilMillimetro.it_-1024x683.jpg)
La routine quotidiana di Navalny era diversa rispetto a quella degli altri detenuti: non poteva fare la passeggiata all’aperto il pomeriggio, quando la temperatura di solito è leggermente più clemente, ma doveva farla la mattina presto, quando il freddo è rigidissimo. “Poche cose sono così tonificanti come una passeggiata a Yamal alle 6.30 del mattino. E che bella brezza fresca soffia nel cortile, nonostante la recinzione di cemento, semplicemente wow!”, aveva scritto ironizzando. L’angusto cortile dove era costretto a passeggiare misurava 11 passi di lunghezza e 3 di larghezza, una gabbia praticamente. Quello stesso posto dove adesso dovrebbe finire chi ha voluto la sua morte.