Nel cuore della manovra: tutti i nodi da sciogliere

Tra pensioni, cedolare secca, rischio ingorgo e giudizi illustri, l’Esecutivo si appresta a mettere mano al testo della legge di bilancio

“Sarà una manovra senza emendamenti della maggioranza”: parola di premier e vicepremier a metà ottobre. Ma le certezze della Meloni e di Salvini sono durate poco, il tempo di scontrarsi con la complessità del provvedimento e di rendersi conto della necessità di limare, se non stravolgere, alcune parti del testo non digeribili neanche dai compagni di maggioranza.

Nel cuore della manovra: tutti i nodi da sciogliere
Giorgia Meloni (foto LaPresse) – Il Millimetro

Un dietrofront che ha fatto pace con una dichiarazione del 2019 della Meloni, all’epoca leader dell’opposizione (premier Conte), che si chiedeva dove fosse la democrazia parlamentare se il Parlamento non poteva discutere la legge di bilancio.

Il Governo alla prova della manovra – Manovra, luci e ombre

Ma torniamo alla manovra in discussione. Il testo per il 2024 dovrebbe arrivare in Aula al Senato nella settimana tra il 4 e il 7 dicembre, per poi approdare alla Camera tra il 13 e il 15 dicembre, o comunque prima di Natale. La scadenza, infatti, è quella del 31 dicembre 2023: se il testo non venisse approvato entro la fine dell’anno, l’Italia andrebbe in esercizio provvisorio. Sulla manovra ci sono, come sempre, giudizi discordanti: il classico bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda della prospettiva dalla quale si guarda. La maggioranza e l’opposizione sono compatte: la prima a difenderne i contenuti e le scelte, la seconda a contestarle.

Nel cuore della manovra: tutti i nodi da sciogliere
Manovra, luci e ombre (foto LaPresse) – Il Millimetro

Se il ministro Giancarlo Giorgetti parla di una “manovra seria e prudente”, Elly Schlein ha definito il testo “non all’altezza, senza visione”, mentre per Giuseppe Conte la manovra sarebbe “inutile e dannosa”. E le parti sociali? Confindustria lamenta l’assenza di sostegni agli investimenti privati e chiede una strategia finalizzata alla crescita e alla competitività. Il mondo sindacale appare diviso: da una parte la Cgil e la Uil, decisamente contrarie al provvedimento e alle prese con la precettazione del vicepremier Salvini che ha dimezzato la durata della protesta nei trasporti, ad eccezione del trasporto aereo già escluso dall’agitazione, in vista dello sciopero di venerdì 17 novembre. Dall’altra la Cisl, che nella manovra vede luci e ombre, e che il 25 novembre è impegnata in una manifestazione nazionale a Roma, per chiedere correttivi alla finanziaria.

Il Governo alla prova della manovra – Il nodo delle pensioni

Uno dei temi più discussi è certamente quello delle pensioni: in particolare, quelle per alcune categorie della PA hanno scatenato un dibattito molto animato anche all’interno della maggioranza, costringendo il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, a chiamare in causa la possibilità di un maxiemendamento “per correggere alcune cose”, a partire appunto dalle pensioni. Ma cosa prevede la manovra in materia di previdenza? La stretta incriminata riguarda in particolare 732mila dipendenti pubblici, di cui 150mila tra medici e infermieri. Al centro delle polemiche c’è il ricalcolo delle aliquote della parte retributiva delle pensioni per i contributi versati dal 1981 al 1995. Tradotto in soldoni, il taglio comporterebbe la perdita di 300 euro al mese per gli infermieri, una buona fetta dei circa 1.400 euro di pensione percepiti dopo 40 anni di attività.

Nel cuore della manovra: tutti i nodi da sciogliere
Manovra il nodo delle pensioni – Il Millimetro

Non se la passano meglio i medici, che rischierebbero di perdere il 25% dell’importo della pensione. Nel frattempo i camici bianchi hanno proclamato uno sciopero per martedì 5 dicembre, mentre i tecnici della Ragioneria e dell’Inps sono al lavoro per definire le platee interessate ma soprattutto per reperire risorse, e porre così le condizioni per far modificare la norma. In ballo ci sarebbero 3,5 miliardi, una bella percentuale dei 24 miliardi di cui si compone la manovra, dei quali 16 in deficit (bisogna inoltre aggiungere 4 miliardi del decreto Fiscale). Tra le soluzioni prospettate per scongiurare il drastico taglio delle pensioni degli oltre 700mila dipendenti pubblici ci sarebbe il maxiemendamento del Governo al ddl di Bilancio all’esame del Senato.

Sempre sulle pensioni ci sono diverse richieste da più fronti, e precisamente: come rimuovere le penalizzazioni su quota 103, come adottare nuove misure di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro, come rafforzare e allargare l’Ape Sociale e come sbrogliare la matassa dell’Opzione Donna. Se le pensioni restano uno degli scogli più difficili da superare, e saranno sicuramente al centro delle modifiche al testo, ci sono altri temi oggetto di discussione, come il lavoro, la famiglia, il Mezzogiorno, le infrastrutture e i trasporti, la difesa del suolo, la casa.

Il Governo alla prova della manovra – Le norme sulla casa

Su quest’ultima sono aperti diversi fronti. Dopo il 31 dicembre ben 8 agevolazioni saranno eliminate o ridotte, così come previsto dalle precedenti manovre finanziarie. Si parte dal Superbonus: non ci saranno proroghe, quindi è confermato quanto previsto da Mario Draghi, con l’uscita dal 110%. Nel 2024 la percentuale scenderà al 70%, nel 2025 al 65%. Finiscono, invece, con il 2023 le agevolazioni per le villette.

Nel cuore della manovra: tutti i nodi da sciogliere
Manovra le norme sulla casa – Il Millimetro

Un’altra norma molto controversa è quella che aumenta dal 21% al 26% la cedolare secca sugli affitti brevi quando viene locato più di un appartamento. Da più parti si chiede che il dl Anticipi, l’emendamento che dovrà fare chiarezza, specifichi che i canoni della prima casa in affitto breve saranno sempre tassati al 21%. Insomma, le gatte da pelare non mancano per l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, che, come pezzo forte della finanziaria, continua a proporre la conferma dell’innalzamento del taglio del cuneo fiscale, un altro provvedimento divisivo, sui cui benefici ci sono diverse correnti di pensiero.  

Il Governo alla prova della manovraLa strigliata dell’Fmi

All’ottimismo ostentato dalla stessa premier e dal suo vice Salvini ha sempre fatto da contraltare la prudenza dimostrata in più occasioni dal ministro Giorgetti. A raffreddare gli entusiasmi della maggioranza ci ha pensato anche l’Fmi: il Fondo Monetario Internazionale ha infatti sottolineato che “nella bozza di bilancio del 2024 non sono previste riforme strutturali e favorevoli alla crescita”.

Nel cuore della manovra: tutti i nodi da sciogliere
Manovra, la strigliata dell’Fmi – Il Millimetro

Inoltre, nel World Economic Outlook l’Fmi ha confermato lo scenario che vede l’Italia crescere dello 0,7 per cento nel 2023 e anche nel 2024. Una stima che risulta inferiore rispetto a quella annunciata dal Governo. L’Fmi ha invitato Roma ad anticipare l’aggiustamento di bilancio per tentare di dare una spinta alla ripresa, puntando su interventi che aumentino la produttività. Il bilancio pubblico, giova ricordarlo, vede il debito oscillare intorno al 140% del Pil fino al 2025.

Il Governo alla prova della manovra – La situazione in Europa

C’è da dire che è tutto il contesto globale a dimostrarsi in affanno. L’area dell’Euro, secondo il Fondo, quest’anno farà segnare una crescita dello 0,7%, proprio come l’Italia. A rallentare lo sviluppo contribuisce in larga parte il risultato negativo della potenza economica europea, vale a dire la Germania.

Nel cuore della manovra: tutti i nodi da sciogliere
Manovra – La situazione in Europa (LaPresse) – Il Millimetro

Nel 2023 sarà in recessione (-0,5%), per poi risalire nel 2024, dove si prevede un +0,9%. Tra le performance migliori si segnalano la Francia (+1% nel 2023 e poi +1,3% nel 2024 e nel 2025) ma soprattutto la Spagna, che potrebbe chiudere il 2023 con una crescita del Pil del 2,5% (tre volte l’Italia!), che però dovrebbe ridursi all’1,7% l’anno prossimo.

Il Governo alla prova della manovra Disco verde da Fitch… in attesa di Moody’s

Nel frattempo, il primo ostacolo è superato: Fitch ha confermato infatti il rating “BBB” dell’Italia con outlook stabile. L’agenzia ha spiegato che il rating “è sostenuto dalla sua economia ampia, diversificata e ad alto valore aggiunto, dall’appartenenza all’Eurozona e dalla solidità delle istituzioni”. Secondo Fitch l’economia italiana sarebbe sufficientemente ampia e diversificata, ma il debito italiano resta alto, aggiungendo che “il governo Meloni sta dimostrando una tenuta migliore dei precedenti, anche se l’esecutivo deve affrontare una notevole pressione politica per mantenere gli impegni elettorali”.

Nel cuore della manovra: tutti i nodi da sciogliere
Manovra – Disco verde da Fitch… in attesa di Moody’s (foto LaPresse) – Il Millimetro

Una situazione che, secondo l’agenzia, “pesa sulle prospettive di un maggiore consolidamento, come evidenziato dalle misure di riforma delle pensioni respinte dalla coalizione”. Resta invece la preoccupazione per l’esame di Moody’s, in calendario per il 17 novembre. Già in primavera l’agenzia aveva evidenziato in un report il rischio concreto di declassamento per l’Italia, che comporterebbe la perdita del giudizio di “investment grade” per i titoli di Stato, con ripercussioni inevitabili sui mercati.

Il Governo alla prova della manovra Occhio all’ingorgo!

Un altro nemico da battere è la tempistica, visti i tanti provvedimenti in calendario: il decreto Anticipi da convertire entro il 17 dicembre, vari dl, tra i quali il dl Proroghe, il dl Immigrazione, il dl sull’Emergenza sismica e il dl Bollette, e poi il premierato, la riforma della giustizia, l’autonomia differenziata, il Mes, fino alla scadenza del 31 dicembre, con l’approvazione della manovra.

Nel cuore della manovra: tutti i nodi da sciogliere
Manovra, occhio all’ingorgo! – Il Millimetro

Un ingorgo prenatalizio sarebbe davvero una iattura, una spada di Damocle sulle buone intenzioni del Governo. Insomma, il panettone per la maggioranza è assicurato, ma c’è il rischio concreto che vada di traverso!      

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Il prigioniero del secolo

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