WWE e UFC, una fusione da 21 miliardi di dollari

Cosa succede se due colossi mondiali, apparentemente molto diversi tra di loro, decidono di unire le proprie forze per creare un’unica compagnia dal valore complessivo di 21 miliardi di dollari? È quello che scopriremo presto, vedendo l’evolversi della programmazione e dei progetti di due aziende leader nei loro rispettivi campi, adesso parte integrante della stessa proprietà. Da una parte la World Wrestling Entertainment, ossia la massima espressione a livello globale di uno sport entertainment che negli Stati Uniti riesce a costruire eventi inferiori solo al Super Bowl per quel che riguarda introiti e affluenza, dall’altra la Ultimate Fighting Championship, organizzazione leader mondiale per quel che riguarda le arti marziali miste. L’annuncio della loro fusione sotto un’unica bandiera è arrivato nelle scorse settimane e presto ci sarà la quotazione in borsa sotto il nome di TKO Group Holdings, chiaro riferimento al termine “knockout tecnico”, uno dei punti in comune per entrambe le discipline.

WWE e UFC, una fusione da 21 miliardi di dollari

WWE e UFC – La fusione

A permettere questa fusione è stata la Endeavor Group Holdings, Inc., una holding americana per agenzie di talent e media, la cui sede principale è a Beverly Hills, in California. La società, guidata dal CEO Ari Emanuel e dal presidente esecutivo Patrick Whitesell, rappresenta artisti nel cinema, in televisione, nella musica, nel teatro, nei media digitali e nell’editoria, ma anche la NFL e la NHL, ossia le leghe professionistiche di football americano e hockey statunitensi. Possiede inoltre la Professional Bull Riders (PBR) e, appunto, l’UFC, cui ha aggiunto lo scorso 3 aprile – il giorno successivo alla conclusione di WrestleMania 39, il maxi-evento annuale del wrestling che nell’ultima edizione ha registrato qualcosa come 161,892 spettatori complessivi – le quote di maggioranza della WWE, con la volontà di completare l’unione tra queste ultime due entro la seconda metà del 2023. “Endeavor e WWE hanno annunciato oggi di aver firmato un accordo definitivo per formare una nuova società quotata in borsa composta da due marchi sportivi e di intrattenimento iconici, complementari e globali: UFC e WWE”, è il comunicato in cui è stata annunciata l’operazione, commentata poco dopo anche dallo storico proprietario della World Wrestling Entertainment, Vince McMahon: “Dato l’incredibile lavoro che Ari Emanuel ed Endeavor hanno fatto per far crescere il loro marchio, quasi raddoppiando le entrate negli ultimi sette anni, e l’immenso successo che abbiamo già avuto nella collaborazione con il loro team in una serie di iniziative, credo che questo sia senza dubbio il miglior risultato per i nostri azionisti e altri stakeholder”. Endeavor ha ottenuto così controllo del 51% nella nuova società e gli attuali azionisti della WWE hanno continuato a detenere una partecipazione del 49%. Emanuel e McMahon manterranno i loro ruoli esistenti con Endeavor e WWE, con il primo che fungerà anche da CEO della nuova società TKO e il secondo da presidente esecutivo. Inoltre, Dana White proseguirà nel suo ruolo di presidente UFC e Nick Khan ricoprirà lo stesso ruolo nella WWE.

WWE e UFC – Scambio di atleti

La prima domanda che si sono posti i fan delle rispettive compagnie, ovviamente, riguarda i cambiamenti che la fusione comporterà su di esse. Un’ipotesi suggestiva è quella che atleti UFC e WWE appaiano negli show di entrambi i marchi, il che consentirebbe di vedere lottatori di arti marziali miste cimentarsi in uno sport entertainment predeterminato come il wrestling, dove oltre alle doti atletiche occorrono quelle attoriali, e viceversa (più difficilmente praticabile, a meno che non ci sia una formazione pregressa nelle arti marziali) gustarsi le prestazioni di superstar del ring nella gabbia dell’ottagono. Di certo non sarebbe la prima volta che i due mondi si incrociano, visto che, soprattutto negli ultimi anni, si contano vari episodi di ex lottatori di MMA passati al wrestling, su tutti gli ex campioni mondiali Ronda Rousey e Cain Velasquez, e casi contrari, seppur meno numerosi, in cui dei wrestler hanno fatto (con più o meno fortuna) la loro esperienza nelle arti marziali, come Bobby Lashley, Phil “CM Punk” Brooks o Brock Lesnar, che in UFC è anche diventato campione dei pesi massimi. Insomma, uno scenario del genere sembra quasi scontato, con tante suggestioni su potenziali match misti che hanno iniziato a circolare sul web, alcune delle quali ipotizzate dai diretti interessati. Tra questi, non poteva mancare ovviamente Conor McGregor, ex campione UFC, ma soprattutto uomo di punta della compagnia per anni per il suo carisma e il carattere istrionico. Su di lui già in passato c’erano stati molti rumors riguardo un possibile approdo in WWE una volta terminata la carriera nelle arti marziali miste, nessuno di questi però si era mai concretizzato. Adesso, invece, appare inevitabile, come ha twittato lo stesso 34enne irlandese – dopo aver fatto i complimenti per la fusione – a didascalia di un fotomontaggio in cui lo si vede con il titolo WWE e quello UFC: “#itsinevitable”. Non è l’unico caso, pure la stella nascente della UFC, Bo Nickal, ha visto in questa fusione un’occasione di fare business: “Li voglio tutti. Soldi facili”. In attesa di vedere se realmente ci saranno queste commistioni di atleti, la cosa certa è che aumenterà la visibilità di entrambi i brand. Solo considerando gli Stati Uniti, lì la WWE va in onda su Peacock, mentre ESPN è la sede dell’UFC: grazie a questo accordo ogni marchio potrà farsi pubblicità nelle trasmissioni dell’altro, andando a caccia di nuovi spettatori.

WWE e UFC – Possibili scenari

Un’altra certezza, almeno stando alle prime dichiarazioni, è che i prodotti non saranno snaturati, ma al contrario manterranno la propria identità consolidata negli anni. Il direttore operativo e responsabile del team creativo della WWE Paul Levesque, meglio conosciuto come Triple H, il nome del suo personaggio sul ring, nello show televisivo immediatamente successivo all’annuncio della fusione si è presentato con il microfono, per chiarire quali sarebbero stati i programmi dell’azienda: “Sono qui per rassicurarvi: non andremo da nessuna parte. La stessa WWE che amate, le superstar, l’azione, il dramma e tutto il resto, non andranno da nessuna parte. ‘Then, now, forever, together’, siamo la WWE”, ha detto citando lo slogan della compagnia.

Al massimo, considerata l’estrema versatilità del prodotto, potrebbero essere implementate alcune caratteristiche tipiche della UFC, come ad esempio gli scontri all’interno di una gabbia ottagonale, dei match strutturati su diversi round, oppure i “record” di vittorie e sconfitte degli atleti sullo stile delle arti marziali miste (lo stesso del pugilato per intendersi). Meno praticabile invece la potenziale divisione dei roster per classi di peso: sarebbe controproducente considerando che il modello “Davide contro Golia” è storicamente un grande classico delle storyline WWE (e non solo), basti pensare al successo che ottenne in Italia la vittoria del titolo dei pesi massimi di Rey Mysterio (168 centimetri per 79 chilogrammi) nel corso del secondo boom televisivo del wrestling nel nostro Paese andato in scena nei primi anni Duemila. Per quanto riguarda l’UFC, invece, la domanda che va per la maggiore tra gli addetti ai lavori (e i combattenti in particolare) riguarda la paga degli atleti. Dal momento che, salvo casi eccezionali, gli stipendi medi annuali si aggirano sui 150mila euro, l’annuncio in pompa magna della nascita di un “colosso da 21 miliardi di dollari” ha attirato le loro attenzioni. “Quindi veniamo pagati di più adesso o cosa? Questa è l’unica domanda che i combattenti hanno al riguardo”, ha twittato Mike “Beast Boy” Davis. Sulla stessa lunghezza d’onda Matt Frevola: “Quindi è un bene o un male per la paga dei combattenti? #ChiedoPerUnAmico”. Ne ha approfittato anche lo youtuber, diventato pugile, Jake Paul, che tra l’altro è già apparso in WWE per aiutare il fratello Logan (che ha il suo stesso background, ma è passato già da più di un anno al mondo del wrestling con ottimi risultati). L’atleta, che dovrebbe fare presto il suo debutto nelle MMA in PFL e che lo scorso gennaio ha annunciato di aver investito proprio in Endeavor, ha approfittato della notizia della fusione per portare avanti un suo vecchio cavallo di battaglia, ossia la critica verso le retribuzioni, ritenute troppo basse, dei lottatori della Ultimate Fighting Championship: “UFC + WWE ha troppo senso. Ottimo percorso per aumentare la paga dei combattenti”.

WWE e UFC – Pubblico diverso

Un’altra domanda lecita, che è nata dopo lo storico annuncio dello scorso 3 aprile, è se questo possa convincere i fan WWE ad appassionarsi agli show UFC e viceversa. In questo caso non si può certo pensare che si tratti di un processo automatico, dal momento che ovviamente sono due generi di spettacoli concettualmente diversi tra di loro. Uno punta sullo storytelling, sul coinvolgimento emotivo dei fan e sulle abilità attoriali, oltre che fisiche, dei propri atleti, l’altro è più violento, crudo e certamente reale in ogni sua sfaccettatura. Sul web si è prospettata una vaga idea che i fan della WWE possano in un certo senso “mutare” le loro preferenze, fino a diventare appassionati di UFC, preferendo quindi l’aspetto della lotta pura rispetto al wrestling professionistico. L’ipotesi è stata però smontata da molti addetti ai lavori, che hanno sottolineato come negli ultimi anni ci sia stato un importante ricambio generazionale nella fanbase di questo sport-entertainment, capace di far crescere nuove leve di tifosi e continuare a riempire palazzetti e stadi per ogni show della WWE. A fare da contraltare a queste ipotesi, poi, c’è anche quella esattamente contraria, secondo la quale si pensa che il wrestling possa gradualmente “inglobare” la UFC all’interno del suo mondo, offrendo contratti più onerosi agli atleti e sfruttando la maggiore facilità di adattamento (partendo da una base atletica certamente ottima) che questi possono avere nel cimentarsi nella differente disciplina. Pure in questo caso, però, sono tante le obiezioni, perché già in passato si è visto che acquistare grandi nomi da altri sport porta certamente attenzione e visibilità nell’immediato, ma non consente di “rubare” un grande numero di nuovi fan sul lungo periodo, a maggior ragione se si considerano i gusti totalmente differenti degli appassionati di arti marziali miste. Difficile dunque fare previsioni, ma di sicuro c’è in atto un crossover significativo tra i due differenti pubblici ed Endeavor cercherà di sfruttare questo potenziale interesse per ampliare il bacino d’utenza di entrambe le compagnie. Quello che succederà, al momento, non è dato sapersi. Ma la sensazione è che entrambi i brand abbiano tutto da guadagnare da questa fusione. Di motivi ce ne sono davvero tanti. Almeno 21 miliardi…

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Il prigioniero del secolo

La libertà di Assange, fondatore di WikiLeaks, è l’unica arma che abbiamo per contrastare chi sta costruendo passo dopo passo la Terza guerra mondiale. Ad affrontare il tema è Alessandro Di Battista, collaboratore de il Millimetro e tra i massimi esperti dell’argomento, oltre a essere protagonista di un fortunato tour teatrale incentrato sul giornalista australiano. Greta Cristini analizza geopoliticamente le origini dell’attentato terroristico islamista in Russia e i possibili scenari. All’interno anche L’angolo del solipsista, Vita da Cronista, Line-up, Pop Corn, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Andrea Pamparana, Alessandro De Dilectis, Simone Spoladori, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Tutt’altra politica di Paolo Di Falco. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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