Palestina, ucciso il calciatore Bakarat

Nei bombardamenti a Gaza da parte di Israele ha perso la vita anche il giocatore, che si trovava nella sua casa a Khan Younis

Non esiste una morte di serie A e una di serie B, questa è la premessa doverosa. Quello che stiamo per raccontare è uno dei tanti (troppi) decessi che aggiungono sangue di innocenti sulla Striscia di Gaza. Però, almeno dal punto di vista del rumore, questo è uno di quelli che farà parlare leggermente di più a livello internazionale, valicando i limiti della guerra e delle geopolitica, sfociando nell’ambito sportivo. Il calciatore palestinese Mohammed Barakat è stato ucciso in un bombardamento israeliano contro la sua casa a Khan Younis.

Palestina, ucciso un calciatore nei bombardamenti
La nazionale di calcio palestinese in Coppa d’Asia (LaPresse) – ilMillimetro.it

L’abitazione della sua famiglia è stata colpita dalle bombe israeliane all’alba di lunedì, nel primo giorno di digiuno durante il mese sacro islamico del Ramadan. Un’altra morte ingiusta come tante altre, che riguarda un altro civile, non un “terrorista” o un membro dell’esercito palestinese, frutto di attacchi indiscriminati e in grado di colpire chiunque. Un uomo comune, che però a differenza di altre vittime ricopre uno status sociale più conosciuto e proprio per questo, suo malgrado, potenzialmente più rumoroso e capace di alzare ancora di più il livello di attenzione sulle atrocità che stanno avvenendo nel corso di questo conflitto.

Barakat, di proprietà dell’Ahly Gaza, era uno dei suoi migliori marcatori della storia del calcio palestinese, indossando anche la maglia della Nazionale in tre occasioni. Il 39enne ha realizzato 114 gol in carriera ed era conosciuto con il soprannome di “leggenda di Khan Younis“, per via della sua militanza nel Khan Younis Youth Club, di cui era il capitano. Il centravanti ha giocato per diversi club nella Cisgiordania occupata e in Giordania, tra cui l’Al-Wehdat, così come il club saudita dell’Al-Shoala. Negli ultimi anni, nonostante l’età, ha continuato a giocare, seppure con meno frequenza, e il suo ultimo gol è stato nell’1-1 contro lo Shujayea Club allo stadio Yarmouk di Gaza City lo scorso 18 agosto, nella seconda giornata della Premier League palestinese.

Morte di Mohammed Barakat, le prime reazioni

È un’enorme perdita per il calcio palestinese”, ha detto Khalid Abu-Habel, del Khadamat al-Maghazi, poche ore dopo la conferma della morte del leggendario attaccante: “Ho giocato contro di lui. Era veloce e intelligente. Un cannoniere eccezionale. Fuori dal campo era gentile e amichevole. Un caro amico di tutti”. Il calciatore, che è anche medico e lavora all’Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa, ha continuato dicendo che la comunità calcistica di Gaza ha “perso molto” durante la guerra in corso: “Quanti ne dovremmo perdere ancora? La comunità sportiva a Gaza sta semplicemente crollando”.

Gaza bombardata da Israele
Un’immagine di Gaza dopo i bombardamenti israeliani (LaPresse) – ilMillimetro.it

Già dopo il primo mese di questa fase della guerra divampata il 7 ottobre, Khalil Jadallah, commentatore e analista di calcio palestinese, aveva messo insieme un undici titolare di giocatori palestinesi morti a causa degli attacchi israeliani: “È difficile sapere esattamente quanti sono deceduti durante questa guerra a causa dell’enorme quantità di morti. Sono troppo arrabbiato. È un’icona del calcio. Lo sport a Gaza ha perso molto durante la guerra”. Tra le vittime accertate ci sono atleti e dirigenti di una vasta quantità di sport, tra cui il 27enne giocatore di basket del Al-Breij, Bassim al-Nabahin, il calciatore 28enne Rashid Dabbour, che giocava per l’Al-Ahli Beit Hanoon, e Ahmad Awad, 21 anni, che rappresentava la squadra nazionale di calcio palestinese taglia bassa.

Un clima di ansia e terrore

E ovviamente non è stata risparmiata nemmeno la comunità sportiva palestinese nella Cisgiordania occupata. Il 27 ottobre, il centrocampista 19enne del Markaz Balata, Mohammed Maree Sawafta, è stato ucciso durante una protesta nella sua città natale di Tubas, vicino a Nablus. Altro grande nome in ambito sportivo che ha perso la vita nel conflitto è Hani Al-Masdar, uno dei più grandi calciatori palestinesi e allenatore della squadra olimpica, ucciso questo gennaio, colpito dalle schegge di un missile caduto vicino alla sua casa nel centro di Gaza.

Clima perenne di ansia e terrore
Bombardamenti continui a Gaza (LaPresse) – ilMillimetro.it

E vale la pena ricordare ancora una volta l’enorme sbaglio che si commetterebbe nel pensare che questa situazione sia partita dal 7 ottobre. Le radici sono ben altre, più profonde e storiche. Tuttavia, senza andare troppo in là nel tempo, nell’edizione 2023 della Coppa d’Asia giocata in Qatar, subito dopo la storica vittoria per 3-0 su Hong Kong nella fase a gironi che è valsa la qualificazione per il secondo turno, in un’intervista ad Al Jazeera l’attaccante palestinese Mahmoud Wadi aveva parlato delle difficoltà incontrate nel fornire delle buone prestazioni in campo mentre la guerra infuriava in casa.

Il giocatore aveva spiegato come la squadra, soprattutto i ragazzi di Gaza, trascorressero i giorni e le notti aspettando con ansia notizie da casa: “Una mattina mio fratello è scomparso. Nessuno nella mia famiglia sapeva nulla a causa di un blackout di comunicazione. Mi sono sentito molto in ansia durante quelle 10 ore, finché non ho avuto sue notizie. Questa è la nostra situazione: una costante sensazione di ansia e condizioni inimmaginabili. È indescrivibile non sapere dove sono i propri cari, sentirsi impotenti e incapaci di fare qualsiasi cosa. Tutto quello che puoi fare è pregare. Ogni secondo della nostra vita è una prova”. Ed è la situazione che vive chiunque sia a Gaza o abbia qualcuno lì. A prescindere dal rumore, più o meno intenso, che può produrre la sua scomparsa.

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Nativi indesiderati

Nell’ultimo decennio il Venezuela ha vissuto una metamorfosi sostanziale: nel mezzo le vite di chi fugge, chi torna e chi non se n’è mai andato. Ad affrontare il tema è Martina Martelloni, collaboratrice de il Millimetro, che direttamente sul posto ha raccontato la situazione degli indigeni, anche attraverso un eccezionale reportage fotografico. Alessandro Di Battista analizza le contraddizioni del “libero e democratico” Occidente nel rapportarsi con le operazioni militari di Israele, le sanzioni che colpiscono solo la Russia e le solite immagini che i TG nazionali nascondono. All’interno L’angolo del solipsista, Tutt’altra politica, Line-up, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Paolo Di Falco, Alessandro De Dilectis, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Ultima fila di Marta Zelioli. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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