Cannabis, la Germania e un pregiudizio infinito

A partire dal 1° aprile 2024 via libera alla coltivazione privata di tre piante di marijuana e al possesso, fuori di casa, di un massimo di 25 grammi

Ricordo ancora una delle prime esperienze in un laboratorio di chimica, ero in seconda superiore e il professore aveva deciso di mostrarci dal vivo il processo di distillazione. Avremmo preparato la grappa da un mezzo litro di vino posto in un alambicco.

La Germania liberalizza la marijuana
La marijuana, dal 1° aprile liberalizzata in Germania – ilMillimetro.it

Al termine del processo, il becher con un paio di decilitri di liquido girò tra i banchi in modo che potessimo sentire l’odore e, perché no, assaggiare il frutto di questo processo fisico. Ho ancora chiara la sensazione di fuoco sulle labbra e sulla lingua, le poche gocce di liquido non andarono oltre. Evidentemente eravamo stati bravi e la gradazione era piuttosto alta. Più probabilmente, non ero abituato ai superalcolici: avevo 15 anni.

Quel ricordo mi fa sorridere, ma anche riflettere: cosa succederebbe se un professore insegnasse ai suoi studenti a coltivare marijuana?

Si troverebbe sicuramente nei guai. Al contrario, preparare e degustare una sostanza pericolosa come l’alcol non suscita lo stesso scandalo.

Ogni anno gli alcolici provocano la morte prematura di 3 milioni di persone. L’abuso di alcol è il principale fattore di rischio di morte e disabilità per le persone tra 15 e 49 anni; le malattie correlate all’alcol rappresentano circa il 2,4% della spesa sanitaria totale nei Paesi OCSE e la guida in stato di ebbrezza è causa di oltre un quarto degli incidenti mortali in Europa.

Ciò nonostante, bere davanti ai bambini, mostrando come naturale un comportamento pericoloso, o far “assaggiare” un poco di vino a un ragazzino non ci sembra nulla di che, fa parte della nostra tradizione.

Un pregiudizio lungo una vita

Anche la canapa faceva parte della nostra tradizione, ha vestito, scaldato, nutrito l’uomo per decine di migliaia di anni. Fino a un secolo fa l’Italia era uno dei principali produttori mondiali di fibra di canapa, seconda solo alla Russia. Ogni famiglia aveva il suo campo di canapa, indispensabile nell’economia familiare.

Da sempre grandi pregiudizi sulla marijuana - ilMillimetro.it
Una persona potrà avere 25 grammi al massimo – ilMillimetro.it

Oggi la cannabis e i suoi derivati sono vittime di uno stigma sociale, uno stigma che nasce negli anni ’30 negli Stati Uniti e poi dilaga in tutto il mondo, mettendo al bando una delle piante più conosciute e coltivate.

La guerra alle droghe e l’approccio proibizionista, partito dagli USA, diventano mondiali con la Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, ratificata da oltre 180 Paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Germania e Italia. La convenzione mira a limitare la produzione, il commercio, l’uso e la distribuzione di sostanze narcotiche e psicotrope, compresa la canapa.

Dopo 60 anni dalla sua approvazione e quasi 50 dalla legge Cossiga sugli stupefacenti, il fallimento delle politiche repressive è sotto gli occhi di tutti. Le “droghe” continuano a essere prodotte, vendute e utilizzate in tutto il mondo, portando enormi guadagni nelle casse della criminalità organizzata e favorendo il terrorismo.

Secondo il World Drug Report 2023 dell’UNODC, si stima che circa il 5,8% della popolazione mondiale – 296 milioni di persone – abbia utilizzato sostanze stupefacenti nel 2021, con un incremento del 23% rispetto al decennio precedente. La cannabis è la sostanza più utilizzata, conta 219 milioni di consumatori.

Il consumo mondiale di droghe è in costante aumento e il numero di morti a esso correlato nel 2021 arriva a toccare il mezzo milione, il 17% in più rispetto a dieci anni prima. Nessuno è dovuto alla cannabis.

L’unico risultato tangibile della fallimentare War on Drugs è l’aver consegnato alla mafie il monopolio del mercato delle droghe. Un mercato che solo in Italia vale oltre 16 miliardi di euro, circa il 40% è imputabile alla cannabis.

Guardare oltre il proibizionismo

È proprio il fallimento delle politiche repressive che porta il ministro della Sanità tedesco Karl Lauterbach a riconsiderare la sua posizione rispetto alla legalizzazione delle droghe leggere.

La capacità di guardare oltre il proibizionismo
Dal proibizionismo alla possibilità di coltivare tre piante – ilMillimetro.it

Il ministro è uno dei principali estensori del CanG, la legge che decriminalizza parzialmente il possesso di cannabis.

Prima di essere un politico, Lauterbach era medico e professore universitario. Ha una mente aperta e, sebbene in passato fosse contrario alla legalizzazione, la sua posizione non è ideologica, a differenza di quella dei politici nostrani. Il suo approccio cambia radicalmente quando, come ministro della Salute, scopre che la cannabis che si trova sul mercato nero è spesso inquinata e miscelata a sostanze pericolose.

Il suo obiettivo primario diventa tutelare la salute dei consumatori, soprattutto dei più giovani. Lauterbach capisce che la strada per farlo è regolamentare il mercato, togliendolo dalle mani della mafia. Non è un percorso facile, lo stigma sulla cannabis è forte e anche all’interno del suo partito affiorano perplessità.

La popolazione è divisa, anche se la maggioranza è a favore della legalizzazione, il 47%, secondo un sondaggio di YouGov, a fronte di un 42% di contrari. Le maggiori contestazioni arrivano, oltre che dall’opposizione conservatrice, dai sindacati di polizia, da alcune associazioni mediche e da una parte della magistratura.

A sostegno del governo giunge invece una lettera aperta di molti ricercatori e scienziati tedeschi che chiedono al Bundestag di votare “a favore della legge sulla cannabis, per compiere un passo importante verso la protezione della salute, la prevenzione e la giustizia sociale”. Gli scienziati sostengono che “studi recenti mostrano che i danni alla salute correlati alla cannabis sono minori nei Paesi con legalizzazione rispetto a quelli con divieto”.

Forte di questo e delle esperienze dei Paesi esteri, Lauterbach prosegue a testa bassa. Secondo il ministro è giunto il momento di liberarsi del marcato illegale; vanno risolti i problemi legati alla fallimentare politica proibizionista che in Germania ha portato a un costante aumento dei consumi.

Proteggere i nostri bambini e proteggere le nostre strade

Sono motivazioni molto simili a quelle espresse dal primo ministro canadese Justin Trudeau al momento della legalizzazione in Canada.

Una forma di protezione per i bambini e le strade
La liberalizzazione aiuterà anche a mantenere più alta la sicurezza – ilMillimetro.it

“Il nostro approccio alla legalizzazione della marijuana”, disse allora Trudeau, “non consiste nel creare un’industria di lusso o nell’ottenere entrate fiscali, si basa su due princìpi molto semplici. Il primo è che i giovani hanno un accesso più facile alla cannabis ora, in Canada, rispetto a qualsiasi altro Paese del mondo […]  E qualunque cosa si possa pensare degli studi secondo i quali la cannabis sarebbe meno dannosa di alcol e sigarette, il fatto è che fa male al cervello in via di sviluppo e dobbiamo assicurarci che sia più difficile per i canadesi minorenni accedere alla marijuana. E ciò avverrà in un regime controllato e regolamentato”.

“L’altro aspetto”, continuava il presidente, “è che ci sono miliardi su miliardi di dollari che finiscono nelle tasche del crimine organizzato, delle bande di strada e dei trafficanti di armi, a causa del commercio illecito di marijuana. Se riusciamo a sottrarre tutto ciò agli elementi criminali e a inserirlo in un contesto regolamentato ridurremo la quantità di attività illecite che ne traggono profitto”.

“Il nostro obiettivo”, concluse Trudeau, “è proteggere i bambini e proteggere le nostre strade”.

A quasi sei anni dalla storica legge canadese, i dati dimostrano che Trudeau aveva ragione. Tra i giovani i consumi non aumentano, i reati legati alla cannabis diminuiscono e la grande maggioranza dei canadesi oggi si procura cannabis in maniera legale.

Gli esempi di regolamentazione del mercato sono molteplici, oltre al Canada e all’Olanda – dove consumo e vendita sono legali da quasi 30 anni – ci sono l’Uruguay, Malta, Lussemburgo e ben 22 Stati USA.

Dal Colorado, uno dei primi Stati americani a legalizzare, arriva uno studio su 17milla giovani. I dati sono confortanti: il consumo tra gli adolescenti scende del 3,8% tra il 2009 e il 2015; gli arresti per spaccio sono quasi dimezzati e quelli per guida sotto l’influenza di alcol e altre sostanze diminuiscono del 18%.

Un nuovo modello per l’Europa

Finalmente, dopo un lungo dibattito, il 23 febbraio, il Parlamento tedesco approva il CanG, con una maggioranza strabordante – 407 voti a favore e 226 contrari –, il 1° aprile la legge entra in vigore.

La Germania come modello europeo
Dopo la Germania, ora può essere il momento della svolta per tutta l’Europa – ilMillimetro.it

Anche se la decriminalizzazione è parziale, la Germania si unisce ai Paesi che hanno bandito la repressione, dando uno scossone alle fondamenta del proibizionismo europeo.

Il CanG prevede la possibilità di coltivare tre piante e detenere 50g di cannabis in casa e 25 fuori. A luglio dovrebbero partire anche i cannabis club, dove la coltivazione avverrà in forma associata.

Lauterbach ha definito il piano di legalizzazione come “il tentativo più liberale di legalizzazione della cannabis in Europa”, mirato a ridurre il mercato nero e il crimine legato alla droga, migliorare la protezione dei giovani e fornire un prodotto più sicuro per i consumatori adulti. Ha sottolineato l’importanza di un mercato regolamentato che potrebbe servire da modello per l’Europa.

Questo è il primo passo, se gli effetti saranno quelli sperati si passerà al “secondo pilastro”: l’istituzione di programmi pilota municipali per la vendita di cannabis controllata dallo Stato in negozi autorizzati.

“I trafficanti criminali non saranno felici”, ha commentato il ministro dell’Agricoltura Özdemir, l’altro estensore delle legge. “Il mercato nero sarà furioso”.

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Il prigioniero del secolo

La libertà di Assange, fondatore di WikiLeaks, è l’unica arma che abbiamo per contrastare chi sta costruendo passo dopo passo la Terza guerra mondiale. Ad affrontare il tema è Alessandro Di Battista, collaboratore de il Millimetro e tra i massimi esperti dell’argomento, oltre a essere protagonista di un fortunato tour teatrale incentrato sul giornalista australiano. Greta Cristini analizza geopoliticamente le origini dell’attentato terroristico islamista in Russia e i possibili scenari. All’interno anche L’angolo del solipsista, Vita da Cronista, Line-up, Pop Corn, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Andrea Pamparana, Alessandro De Dilectis, Simone Spoladori, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Tutt’altra politica di Paolo Di Falco. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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