Jannik Sinner, italiano per 8 km

Otto chilometri più in là (più a est) e sarebbe stato uno spreco enorme. La distanza ha evitato se lo godesse l’Austria, piuttosto che l’Italia. Il vento, il 16 agosto 2001, ha soffiato nella direzione giusta, facendo scivolare il talento tra le vallate della Val Pusteria. Si è adagiato a San Candido, godendosi il panorama circostante, fatto di montagne e verde d’estate, di montagne e bianco d’inverno. Il diamante del tennis italiano in un gioiellino di paese, poco più di 3mila abitanti. Talmente vicino al confine che la doppia scritta è obbligatoria e qualcuno preferisce chiamarlo Innichen, scegliendo l’altra lingua madre. Provincia di Bolzano, per cambiare bandiera basta montare in bici e percorrere la Statale 49, diventa la E66 quando si entra in territorio austriaco. Facile facile, alla portata dei bambini, in grado di arrivare fino a Lienz: 45 minuti sfruttando la pista ciclabile, neanche una salita, e al ritorno c’è il treno che riporta esattamente al punto di partenza. Jannik Sinner suona tedesco, eppure rappresenta l’orgoglio azzurro. Petto in fuori mentre si vedono le partite: il nuovo numero 4 della classifica ATP, appena reduce dal trionfo nel torneo di Pechino, dove in finale è riuscito a battere Medvedev per la prima volta in carriera. Il bello è che siamo soltanto al principio di una carriera fulgida, lungimirante da ancor prima che iniziasse. Federer si è ritirato. Per Nadal manca l’ufficialità. Djokovic è un leone che non si arrende, guarda il mondo dall’alto verso il basso, ma sta sparando gli ultimi colpi della sua storia che ha fatto la Storia. Sinner, “astuto”, ha aspettato il momento buono per nascere ed esplodere, attendendo la racchetta al chiodo dei tre fenomeni che hanno dominato il tennis negli ultimi 20 anni, lasciando briciole di speranze a tutti gli altri. A volte nemmeno quelle.

Jannik Sinner, italiano per 8 km
Foto LaPresse

Jannik Sinner, italiano per 8 km – Campioncino di sci

Vedi Sinner vincere, il tricolore sventolare e pensi a quanto la vita spesso sia una questione di fortuna. Otto chilometri. Il nulla, se ci si sposta da un quartiere all’altro di Roma o da Milano ad Assago. La differenza totale se si viaggia da San Candido verso la direzione “sbagliata”, che avrebbe avuto il sapore della beffa. Otto chilometri e sarebbe stato un tesoro altrui. Sinner austriaco, il campioncino dal futuro luminoso: meglio non pensarci, facciamo così. L’Italia, tra l’altro, dovrebbe ringraziarlo in primis per la scelta azzeccata da piccolo: Jannik è stato campione nazionale di sci, ha conquistato il trofeo Topolino, prima di lui c’era riuscito Alberto Tomba. Mica uno qualunque. Chi l’ha visto giocare a calcio assicura: era portatissimo pure con il pallone tra i piedi. La decisione coraggiosa a 13 anni: ci prova col tennis, fino a quel momento praticato solo 2-3 volte a settimana, non di più. Andrea Spizzica, uno dei primi maestri, ha raccontato di una vecchia telefonata con Heribert Mayr, che si occupava dell’Alta Pusteria: “Guarda, c’è questo ragazzino che non è niente male…”. Masticava poco l’italiano, serviva l’interprete. Ma si intravedeva la stoffa – con tutte le cuciture rifinite – del ragazzo-prodigio.

Jannik Sinner, italiano per 8 km – Carota Boys

Il sacrificio, sposato alle doti innate, gli ha permesso di farsi conoscere presto. Ora è un idolo, altroché. Tifosi in tutta Italia e sparsi nel mondo. I successi in fila hanno fatto diventare “famosi” i Carota Boys, sei ragazzi di Revello (comune in provincia di Cuneo) che lo seguono ovunque vestiti da ortaggi arancioni in onore dell’altoatesino e del colore dei suoi capelli. Tutto è iniziato per gioco agli Internazionali d’Italia, poi però sono spuntati sulle tribune del Roland Garros e di Wimbledon, non proprio la sede migliore per mettere in mostra l’eccentricità. Scherzando e ridendo, hanno raggiunto 36mila follower su Instagram senza alcun merito, se non quello di farsi notare in costume. Tutto il contrario di Sinner, più sostanza che personaggio. Fisico longilineo, aspetto da bravo ragazzo, la semplicità che sfugge dalla normalità e si rifugia nella straordinarietà. Una soddisfazione per il fratello maggiore (adottivo) Mark, soprattutto per mamma Siglinde e papà Hanspeter, che ancora oggi lavorano in un rifugio in Val Fiscalina.

Jannik Sinner, italiano per 8 km – Il Milan e l’amore rimandato

Appassionato di go-kart, gareggia con gli amici nel tempo libero. Con il team si limita alle sfide di Burraco. Tifosissimo del Milan: “A Bordighera il mio primo compagno di casa era un milanista sfegatato, quindi mi sono appassionato”. A proposito di interviste, di recente ha confidato i motivi della relazione interrotta (a novembre 2021) con l’influencer e modella Maria Braccini. Galeotto fu il like sui social nel 2020: “Era un impegno troppo da grandi, c’è tutto il tempo per diventare adulto”. Testa solo al tennis, ha allontanato ogni possibile distrazione. I risultati gli stanno dando ragione. Tutte le tappe da predestinato: a 18 anni, 2 mesi e 24 giorni è stato il vincitore più giovane nella storia delle Next Gen ATP Finals, nei tornei Masters 1000 è stato il primo classe 2001 a vincere un incontro. Segue una routine specifica nella preparazione dei match: mangia sempre pasta al pomodoro cucinata da lui stesso, la sera prima delle partite.

Jannik Sinner, italiano per 8 km
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Jannik Sinner, italiano per 8 km – Le ambizioni e il cambio di coach

Non modifica le abitudini, ma cambia l’allenatore se lo ritiene necessario per completarsi. Veniva seguito da Riccardo Piatti, ha voltato pagina lasciando in lui un grosso rammarico: “Ho la mia filosofia, se uno vuole restare qui, deve sottostare ai miei metodi”, ha spiegato senza nascondere l’amarezza per l’interruzione del rapporto. Si è affidato a Simone Vagnozzi, allenatore che ha portato Marco Cecchinato in semifinale al Roland Garros nel 2018: “Jannik ascolta le cose che gli dici e talvolta pone dei dubbi. Ma per migliorare ci vuole fiducia da parte di entrambi”. Le risposte sono arrivate sul campo, non sui giornali o su qualche sito internet. Tra i nuovi collaboratori anche Darren Cahill, coach australiano che ha allenato Andre Agassi, Andy Murray e Simona Halep. Pezzi da novanta del tennis. Sinner, talento rotolato dalle montagne della Val Pusteria, già non sfigura più di fronte a nessun cognome.

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Il prigioniero del secolo

La libertà di Assange, fondatore di WikiLeaks, è l’unica arma che abbiamo per contrastare chi sta costruendo passo dopo passo la Terza guerra mondiale. Ad affrontare il tema è Alessandro Di Battista, collaboratore de il Millimetro e tra i massimi esperti dell’argomento, oltre a essere protagonista di un fortunato tour teatrale incentrato sul giornalista australiano. Greta Cristini analizza geopoliticamente le origini dell’attentato terroristico islamista in Russia e i possibili scenari. All’interno anche L’angolo del solipsista, Vita da Cronista, Line-up, Pop Corn, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Andrea Pamparana, Alessandro De Dilectis, Simone Spoladori, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Tutt’altra politica di Paolo Di Falco. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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