Le nostre interviste, Emanuela Fanelli

Altro che hobby, c’è Emanuela Fanelli e la tv s’accende all’improvviso, come d’incanto. Mica male per una che fino a qualche anno fa considerava il suo mestiere uno straordinario passatempo. Monologhi sparsi per Roma, il cinema con Claudio Caligari, “Dov’è Mario” al fianco di Corrado Guzzanti e “Una pezza di Lundini” su Rai Due, la cronologia di un successo è più o meno questa. Ride lei, fa ridere gli altri, alla fine ridono proprio tutti: bella, brava, simpatica, insieme a Valerio Lundini ha rivoluzionato il modo di fare intrattenimento in Italia, adesso anche i più duri di comprendonio hanno capito e apprezzato la loro ironia. Un format nato con l’obiettivo di prendere in giro ciò che è giusto prendere in giro, senza troppi giri di parole o ripensamenti vari. E in più a breve tornerà sul grande schermo nel nuovo film di Paolo Virzì: “Nonostante il cazzeggio che abbiamo creato intorno a questa cosa, presto uscirà. Cioè, non è uno scherzo”.

All’inizio non è una telefonata normale, anche perché facciamo una fatica terribile a ricordarci a vicenda. Anzi, non ci ricordiamo proprio. O meglio, ricordiamo tutto quello che era vicino a noi, ma le nostre facce proprio no: compagni di classe, amici in comune, amici dei nostri amici in comune, svariati professori con automobili rigate, vie e posti significativi del nostro quartiere, panettieri e tanti altri personaggi leggendari. Io ed Emanuela Fanelli siamo cresciuti a Morena negli anni Novanta, un famosissimo quartiere situato all’estrema periferia di Roma Sud. Abbiamo frequentato la stessa scuola (sezione G e aule confinanti) e avuto gli stessi insegnanti, quindi anche i medesimi traumi. Un anno più grande lei, uno più piccolo io, per un periodo della nostra vita ci siamo incrociati almeno una volta al giorno. Io però non mi ricordavo di lei. E lei ancora oggi (anche in questo preciso momento) non si ricorda di me.

Le nostre interviste, Emanuela Fanelli

Niente Emanuela, nonostante le nostre classi fossero attaccate, io di te non mi ricordo proprio…

“E di questo sono molto dispiaciuta, anche perché quelle bone te le sei ricordate tutte. Evidentemente hai dimenticato anche quando partecipai da protagonista allo spettacolo di fine anno, recitando addirittura in inglese davanti a tutto l’istituto. Peccato Gianluca…”

Quindi già da piccola avevi le idee chiare?

“Sono cresciuta in una famiglia di persone simpatiche, tutte con un grande senso dell’umorismo e di conseguenza anche io sono molto allegra, mi piace ridere e prendere la vita con ironia. Da ragazzina, dopo scuola, mi divertivo a fare gli scherzi telefonici insieme a mia nonna, lei – a differenza dei miei genitori – lo disse subito: “Questa farà l’attrice”.

E dove hai mosso i primi passi?

“Frequentavo un Liceo vicino Frascati e spesso il pomeriggio mi fermavo in questo laboratorio teatrale. Il regista mi prese in una compagnia con persone più grandi di me e da quel momento iniziai con spettacoli classici, tutta roba molto impegnata. Poi nel 2013 conobbi Massimiliano Bruno che mi diede da scrivere un monologo seguendo una traccia ben precisa, quello per me fu un incontro importante”.

E poi che è successo?

“Una sera, mentre stavo leggendo delle mie cose in un locale a Testaccio, Federica Remotti, la mia agente attuale, mi vide e mi chiese di provarci sul serio”.

L’esordio sul grande schermo con “Non essere cattivo” insieme ad Alessandro Borghi e Luca Marinelli, non è proprio da tutti…

“Feci il mio primo provino per il cinema con Claudio Caligari, sul set c’era un clima bellissimo, qualcosa di unico, per me fu un onore incredibile. E poi mi venne assegnato il ruolo di “prima smandrappata”, capite che roba? Ma cosa posso dire di più? Un sogno, un bellissimo sogno”.

Tu non arrivi dai social, ti sei chiesta oggi come faresti? Visto che per farsi notare pare non ci sia altro

“Non lo so, tra l’altro è una cosa che mi imbarazzerebbe tantissimo, credo che oggi non ci siano alternative per emergere dal nulla”.

Le nostre interviste, Emanuela Fanelli

Con Lundini quante volte al giorno vi sentite?

“Ci sentiamo spesso, ma non tutti i giorni, per fortuna sua. Noi improvvisiamo molto, c’è una sintonia artistica che funziona, ma non ci prepariamo quasi niente. Io sono una sua ammiratrice scatenata, mi piace quello che fa, abbiamo però due modi diversi di far ridere: credo sia proprio questo il nostro segreto”.

Con quale personaggio comico sei cresciuta?

“Corrado Guzzanti, quando nel 2016 feci “Dov’è Mario” insieme a lui non volevo crederci. Poi Carlo Verdone, Anna Marchesini e tutta la parte degli attori più anziani che seguivo grazie a mia nonna: soprattutto Alberto Sordi e Franca Valeri”.

Obiettivi per il futuro?

“Intanto a breve – nonostante il cazzeggio che abbiamo creato intorno a questa cosa – uscirà il film di Paolo Virzì dove ci sono anche io. Per il resto vedremo, ormai non si può dire più nulla”.

Chiudiamo questa storia, Morena è Roma, dillo tu perché noi ci siamo stufati

“Ragazzi, mettetevi l’anima in pace: Morena è Roma, stop. L’ho detto io”.

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Il prigioniero del secolo

La libertà di Assange, fondatore di WikiLeaks, è l’unica arma che abbiamo per contrastare chi sta costruendo passo dopo passo la Terza guerra mondiale. Ad affrontare il tema è Alessandro Di Battista, collaboratore de il Millimetro e tra i massimi esperti dell’argomento, oltre a essere protagonista di un fortunato tour teatrale incentrato sul giornalista australiano. Greta Cristini analizza geopoliticamente le origini dell’attentato terroristico islamista in Russia e i possibili scenari. All’interno anche L’angolo del solipsista, Vita da Cronista, Line-up, Pop Corn, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Andrea Pamparana, Alessandro De Dilectis, Simone Spoladori, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Tutt’altra politica di Paolo Di Falco. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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