Volodymyr Zelensky, da eroe a intralcio

Il premier ucraino prima era utile per il personaggio che interpretava. Ora la situazione è molto diversa

Contrariamente a quel che raccontano pubblicamente, a quel che traspare dalle loro photo opportunity o a quel che dettano nei loro comunicati stampa, ai politici europei di Volodymyr Zelensky non interessa più nulla. C’è addirittura chi lo odia, e non al Cremlino ma a Bruxelles o nei palazzi istituzionali europei, dove sventolava, o sventola ancora la bandiera ucraina. Lo detestano perché ha fallito. La controffensiva ucraina è stato un fiasco solenne. I principali politici europei si erano fidati di Zelensky. Gli hanno dato armi e denari. Speravano che lui, usando il sangue ucraino, gli avrebbe regalato una vittoria sulla Russia da poter sventolare come fosse una vittoria della Nato, del cosiddetto libero occidente, delle democrazie sulle autocrazie, del bene sul male. E invece questa vittoria sembra sempre più lontana. 

Il premier Zelensky non è più considerato un eroe
Il premier ucraino Volodymyr Zelensky (LaPresse) – ilMillimetro.it

“Is Putin winning?”. Questo c’è scritto sulla copertina dell’ultimo numero del The Economist, settimanale britannico non proprio anti-establishment. “Putin’s Russia is closing in on a devastating victory. Europe’s foundations are trembling”la Russia di Putin si avvicina ad una vittoria devastante, tremano le fondamenta dell’Europa. Questo, invece, è il titolo dell’ultimo editoriale di Daniel Hannah, pubblicato sul The Telegraph. “Mentre gli ucraini esausti si ritirano dai bastioni e dai campi minati della Russia, l’iniziativa passa agli invasori“, scrive il giornalista. E ancora: “Ero uno di quelli che si aspettavano che l’Ucraina sfondasse il Mar d’Azov, una mossa che avrebbe potuto benissimo porre fine alla guerra… Mentre l’Ucraina si affrettava ad addestrare i suoi uomini su come utilizzare le nuove armi la primavera scorsa, la Russia ha disseminato chilometri e chilometri di mine, costruito fortificazioni, scavato trincee e ammassato droni. Putin deve solo resistere per altri 12 mesi. Anche se Donald Trump non verrà eletto – l’ex presidente non nasconde la sua ammirazione per il tiranno russo, arrivando addirittura a dichiarare di fidarsi di Putin davanti ai servizi di sicurezza statunitensi – i deputati repubblicani si sono rivoltati contro la guerra. La settimana scorsa hanno bloccato il pacchetto di aiuti da 88 miliardi di sterline del presidente Biden all’Ucraina“.

Zelensky, da eroe a intralcio

Effettivamente, nel suo ultimo viaggio a Washington, dove mesi fa veniva ricevuto come eroe, Zelensky ha ottenuto per adesso solo qualche infida pacca sulle spalle. I Repubblicani, solitamente più pragmatici e meno ideologizzati dei Democratici, non hanno alcuna intenzione di buttare altri miliardi di dollari in Ucraina. Soprattutto a fronte delle notizie che arrivano dal campo. Notizie che per mesi il mainstream, soprattutto quello europeo (i servi sono sempre più zelanti dei padroni) ha volutamente e colpevolmente occultato. Ricordo quando le statistiche – a volte ridicole – relative alle centinaia di migliaia di morti tra i russi venivano date in pasto quotidianamente alle pubbliche opinioni europee.

Con Vladimir Putin non è attuabile un accordo con Zelensky
Il presidente russo Vladimir Putin (LaPresse) – ilMillimetro.it

Ebbene le morti ucraine nella controffensiva non sono mai state dichiarate. Perché? Perché, ahimè, gli ucraini hanno subìto perdite tremende negli ultimi mesi. Ragazzi, spesso inesperti, mandati al massacro perché Zelensky aveva garantito la vittoria sui tavoli dei consessi occidentali. La parabola di Zelensky è triste quanto banale. Da sempre l’Occidente, in particolare gli Stati Uniti d’America, ha sfruttato utili idioti per il raggiungimento dei propri interessi, salvo abbandonarli al loro destino quando o gli obiettivi erano ormai raggiunti o erano ormai impossibili da raggiungere. Basti ricordare quel che hanno combinato a Saigon e a Kabul al termine di ignobili guerre, oltretutto perse. Oggi c’è chi sta lavorando già al dopo-Zelensky, anche perché quello che un tempo veniva considerato un eroe è diventato un intralcio. Il 4 ottobre del 2022 Zelensky ha firmato un decreto che impedisce all’Ucraina di trattare con la Russia fino a che al Cremlino ci sarà Putin. E dato che, molto probabilmente, Putin sarà a capo della Federazione Russa anche nei prossimi anni, è probabile che per portare avanti un eventuale negoziato sarà necessario un altro Presidente. Ma non a Mosca, a Kiev!

Gli ucraini non vogliono più combattere

Il mese scorso il generale Valery Zaluzhny, comandante in capo delle Forze armate di Kiev, ha parlato apertamente delle difficoltà della controffensiva sostenendo che la guerra fosse ormai in una fase di stallo. E dato che c’è chi ritiene che proprio uno stallo potrebbe favorire l’inizio di un negoziato, Zelensky è andato su tutte le furie leggendo le parole del generale. Se ci sarà un negoziato non ci sarà più Zelensky. È piuttosto chiaro. Per questo chiede aiuti militari e finanziari con ancor più insistenza di prima. Dal canto loro, le cancellerie europee e la Casa Bianca vorrebbero accontentarlo. Non perché siano convinti che armi e miliardi possano permettere all’Ucraina di recuperare i territori perduti. Lo sanno perfettamente che questo non avverrà. Il punto è che l’esercito di politici europei e nordamericani che per due anni ci hanno raccontato di un’imminente resa di Mosca, ha bisogno di tempo.

La popolazione ucraina non vuole più combattere
Soldati ucraini impegnati nella guerra con la Russia (LaPresse) – ilMillimetro.it

Presto ci saranno le presidenziali USA e le elezioni europee. Una capitolazione dell’Ucraina o anche un negoziato con quella Russia che doveva essere sconfitta sul campo dall’unione delle democrazie mondiali e dall’eroe in maglione militare, sarebbero una tragedia dal punto di vista elettorale. È per questo che – nonostante l’opposizione di una parte dei congressisti repubblicani ed il veto di Viktor Orbán, il quale si è opposto ad una nuova tranche da 50 miliardi di euro a Kiev da parte della Commissione europea – Biden, Ursula von der Leyen e una pletora di sepolcri imbiancati troverà il modo di far arrivare a Kiev ancora molto denaro. Tanto mica sono soldi loro. E nemmeno sono i loro figli a morire. Le immagini dei rastrellamenti operati dall’esercito nelle strade e nelle piazze delle principali città ucraine sono raccapriccianti. Giustamente sempre più giovani ucraini non vogliono andare al fronte. 

Gli scenari

Alcune settimane fa il sindaco di Kiev Vitalij Klyčko ha accusato platealmente Zelensky di una serie di fallimenti. L’ha accusato di autoritarismo, di errori strategici e di impreparazione. In più l’ha accusato di mentire al popolo ucraino. “Naturalmente possiamo mentire al nostro popolo e ai nostri partner, ma non si può farlo per sempre” e ancora “ad un certo punto non saremo più diversi dalla Russia dove tutto dipende dal capriccio di un uomo“. Dalle nostre parti le lotte intestine in Ucraina vengono tenute sapientemente sotto traccia. Ma in Ucraina è sempre più difficile farlo. Soprattutto per la quantità di bare che tornano dal fronte. Il mainstream può anche occultarle ma le famiglie dei caduti conoscono la verità. Quel mainstream che ha esultato per l’avvio dei negoziati di adesione dell’Ucraina all’Unione europea. Negoziati che potrebbero durare anni (per fare un esempio i negoziati di adesione della Croazia all’Ue sono iniziati nel 2005 e si sono conclusi nel 2013) ma non è questo il punto.

Perdite enormi per l'Ucraina
La popolazione ucraina non ne può più della guerra (LaPresse) – ilMillimetro.it

Alla Commissione europea non interessa davvero accogliere l’Ucraina (un paese con innumerevoli problemi a cominciare dalla corruzione dilagante) all’interno dell’Unione. All’attuale Commissione europea, nonché ai principali politici del Vecchio Continente, interessava prendere una boccata d’ossigeno sperando di poter arrivare al rinnovo del Parlamento europeo senza boccheggiare. Non arrivare moribondi alle elezioni. Gli interessa soltanto questo. Dell’Ucraina non gli interessa nulla altrimenti non avrebbero cooperato alla sua distruzione. Dei cittadini ucraini non interessa nulla altrimenti non li avrebbero mandati a morire in trincee così simili a quelle della Prima Guerra Mondiale.

Dello stesso Zelensky non gli importa nulla. Per mesi l’hanno trattato da eroe ma non perché lo fosse davvero. Era utile il personaggio che interpretava per loro. Per mesi ha funzionato tutto, almeno a livello mediatico. Poi è arrivata la realtà. Ma ha sbagliato i tempi. Decine di politici europei chiedono ai soldati ucraini di resistere. Fino alla vittoria? No, non chiedono più tanto. Gli basta che i giovani ucraini resistano fino alla fine della campagna elettorale. Questa è diventata l’Europa. Slava Ukraïni, le elezioni ci saranno presto!

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Il prigioniero del secolo

La libertà di Assange, fondatore di WikiLeaks, è l’unica arma che abbiamo per contrastare chi sta costruendo passo dopo passo la Terza guerra mondiale. Ad affrontare il tema è Alessandro Di Battista, collaboratore de il Millimetro e tra i massimi esperti dell’argomento, oltre a essere protagonista di un fortunato tour teatrale incentrato sul giornalista australiano. Greta Cristini analizza geopoliticamente le origini dell’attentato terroristico islamista in Russia e i possibili scenari. All’interno anche L’angolo del solipsista, Vita da Cronista, Line-up, Pop Corn, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Andrea Pamparana, Alessandro De Dilectis, Simone Spoladori, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Tutt’altra politica di Paolo Di Falco. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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