Gli arabi alla conquista del calcio mondiale

L’Arabia Saudita, adesso, fa veramente sul serio. Il Paese arabo è il nuovo trend del calcio mondiale, ovviamente grazie all’enorme capacità economica delle proprie squadre di club. Se sarà una “moda” passeggera lo scopriremo solo ed esclusivamente con il tempo, anche perché in passato questi boom di denari e appeal sono durati solo qualche stagione, per poi riconsegnare all’Europa lo scettro del calcio vero. Ricordate quando in Cina nel 2015 riempivano di milioni giocatori provenienti dall’Europa? Oppure ancora prima il fascino (?!) della MLS, il campionato americano? Tutte leghe, poi, tornate nel loro anonimato…o quasi. Questo trend lo ha iniziato Cristiano Ronaldo, che ha firmato con l’Al-Nassr, una delle big della Saudi Pro League, all’epoca allenata dall’attuale allenatore del Napoli, Rudi Garcia. Doveva arrivare anche Messi, per rinfrescare la sfida con CR7, ma in realtà ha preferito i dollari americani dell’Inter Miami. “Fa nulla” hanno pensato i sauditi, “ci andiamo a prendere un altro pallone d’oro, Karim Benzema”. Detto fatto e “The Dream” ha firmato per i rivali di Ronaldo, ovvero Al-Ittihad, facendo schizzare a 6 il numero dei palloni d’oro nel campionato. Ma non solo, perché qualche settimana fa ha anche ufficializzato l’arrivo di Kanté dal Chelsea, con un contratto da 50 milioni di euro a stagione a corredo di una sontuosa campagna acquisti. Una volta quando si pensava al campionato saudita, o comunque al campionato di quella zona della mappa mondiale, avevamo in mente tutti giocatori che andavano lì a svernare. Adesso, come detto, le cose sono cambiate perché i club bussano alle porte delle società europee con offerte da capogiro, da fare tremare i polsi anche a chi i conti li ha sanissimi. È questa la grande differenza rispetto al passato. Prima, gli accordi erano con i giocatori in scadenza. Oggi fanno parte del calciomercato globale e come tale vogliono ritagliarsi un ruolo da protagonisti. Ecco perché quando ai Wolves, ricca squadra di Premier League, è arrivata una sostanziosa offerta da 55 milioni per Ruben Neves, portoghese classe 1997, da parte dell’Al-Hilal, il club ci ha iniziato a pensare seriamente. Perché ormai è così.

Gli arabi alla conquista del calcio mondiale
Marcelo Brozovic, ormai ex Inter

Chi ha i campioni spera che l’orgoglio di giocare in Europa vinca sul denaro e chi ha bisogno di denaro spera che dall’Arabia bussino per acquistare qualcuno della rosa a prezzi importanti. Non a caso l’Inter, nonostante una campagna europea fantastica che ha portato tanti introiti economici, qualche “sacrificio” è stata costretta a farlo. E così, Marcelo Brozović è finito a giocare in Arabia facendo incassare 18 milioni al club, oltre a ricevere – neanche a dirlo – un contratto milionario. Certo, nella trattativa con Marotta e Ausilio i sauditi hanno dimostrato ancora un po’ di “inesperienza”, creando anche un piccolo caso diplomatico tra i due club…ma questo è un altro discorso. Nel mirino dei club arabi sono finiti anche Édouard Mendy, Hakim Ziyech e Kalidou Koulibaly, e tutto è andato secondo previsioni. Il portiere ha firmato per l’Al-Ahli, mentre per il trequartista marocchino si è fatto avanti l’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo, tuttavia, il caos visite mediche sta tenendo in stand-by la situazione. Per quanto riguarda il difensore senegalese ex Napoli, che era stato cercato anche dall’Inter, la chiamata è arrivata dall’Al-Hilal: a Koulibaly è stato offerto (e ha accettato) un contratto di tre anni a 30 milioni l’anno. Cifra che in Europa nessuno può permettersi. Dove si arriverà è difficile da capire ma dall’Europa si guarda con curiosità, e forse timore, a questo nuovo fenomeno che sta modificando il modo di fare calciomercato nel mondo. Il presidente della UEFA, Čeferin, però non sembra essere preoccupato e, più che un grido di allarme, lancia un consiglio ai sauditi su come far crescere il loro Paese dal punto di vista calcistico: “Non ho paura per i grandi affari di mercato dei club sauditi. Per me si tratta, principalmente, di un errore per il calcio dell’Arabia Saudita. Loro dovrebbero investire nei settori giovanili, dovrebbero portare nel loro campionato allenatori con idee e dovrebbero sviluppare i propri giocatori”.

I soldi arabi alla conquista del calcio mondiale – 2034 il vero obiettivo?

Ma il calcio della Saudi Pro League, in realtà, vuole tutto e subito. Avere grandissimi campioni nella propria lega aumenterebbe l’interesse, oltre che il tasso tecnico di un campionato che ha lo status del professionismo solo dal 1990 e che prima era solo a livello regionale. Per loro è arrivato il momento del grande salto. Di farsi conoscere dal mondo intero, perché non è solo una questione di soldi ma anche di business generale del Paese, e per di più non vogliono essere da meno degli altri Paesi arabi, tipo il Qatar, fresco organizzatore dell’ultima rassegna mondiale. E infatti, proiettandoci più avanti con gli anni, questa è anche una strategia per ottenere dalla FIFA l’organizzazione della Coppa del Mondo. Dopo il Mondiale 2026 nel Nord America (tra Stati Uniti e Messico), probabilmente si tornerà in Europa e allora la candidatura per quello del 2034 sembra proprio l’obiettivo principale dei sauditi, con il lavoro politico che è già partito. Undici anni (anche meno, perché la decisione arriverà prima, ndr) per lucidare per bene il profilo e la credibilità della Saudi Pro League e della Nazionale, che attualmente occupa la 49esima posizione del ranking, uscire dall’anonimato di una lega dal basso profilo tecnico, farla conoscere in tutto il mondo e soprattutto trasformarla non più come un campionato resort per chiudere la carriera ma come un punto di arrivo importante per un calciatore. Una Premier League in salsa saudita, per intenderci. E per farlo hanno bisogno di giocatori, allenatori e dirigenti di primissimo livello. Tutti ricoperti di tanti soldi, sia chiaro, perché per accettare i vari incarichi, ad oggi, è l’unica strada possibile. Lo sanno anche i sauditi e probabilmente gli va bene così (almeno fino al 2034). E a noi?

(foto copertina LaPresse)

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Nativi indesiderati

Nell’ultimo decennio il Venezuela ha vissuto una metamorfosi sostanziale: nel mezzo le vite di chi fugge, chi torna e chi non se n’è mai andato. Ad affrontare il tema è Martina Martelloni, collaboratrice de il Millimetro, che direttamente sul posto ha raccontato la situazione degli indigeni, anche attraverso un eccezionale reportage fotografico. Alessandro Di Battista analizza le contraddizioni del “libero e democratico” Occidente nel rapportarsi con le operazioni militari di Israele, le sanzioni che colpiscono solo la Russia e le solite immagini che i TG nazionali nascondono. All’interno L’angolo del solipsista, Tutt’altra politica, Line-up, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Paolo Di Falco, Alessandro De Dilectis, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Ultima fila di Marta Zelioli. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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