Quando essere torturati diventa un’attrazione

Negli Stati Uniti esiste una “casa dell’orrore” dove i partecipanti di loro spontanea volontà si confrontano con violenze di ogni genere.

Qual è il confine tra un’adrenalinica esperienza in una casa degli orrori stile escape room e una vera e propria camera delle torture? Posto così il parallelo potrebbe sembrare un po’ contorto, sicuramente di difficile comprensione per una mentalità “normale”, seppur aperta a nuovi orizzonti. In fondo come si può mettere a confronto uno dei giochi di ruolo più in voga e divertenti per gli amanti del genere con un mezzo che veniva (e viene) utilizzato da regimi assolutisti contro gli oppositori politici, dalla criminalità organizzata contro i propri nemici o da chi, senza scrupoli, è pronto a tutto pur di estorcere informazioni da qualcuno o, ancor più semplicemente, per farlo soffrire nel modo peggiore possibile.

Paura all'ennesima potenza nel McKamey Manor
McKamey Manor, paura oltre ogni limite – ilMillimetro.it

Due mondi completamente diversi, verrebbe da pensare. Eppure, negli Stati Uniti, esiste un posto dove queste due rette non sono parallele, ma si incrociano, confondendosi l’una con l’altra, in una zona grigia al limite di etica e legalità. Precisamente si trova a Summertown, una comunità senza personalità giuridica e luogo designato dal censimento nella contea di Lawrence, in Tennessee. È lì che si può trovare il McKamey Manor, che sul proprio sito viene definito in questo modo: “Non è una casa stregata standard. Questo è un evento di partecipazione del pubblico in cui tu vivrai il tuo film horror. Questa è un’esperienza dura, intensa e davvero spaventosa. Per partecipare è necessario essere in ottima salute”.

Quando essere torturati diventa un’attrazione – La liberatoria

Potrebbe sembrare una banale operazione di marketing per attirare gli amanti del brivido, tra l’altro per partecipare non bisogna nemmeno pagare un biglietto, è sufficiente portare cibo per cani (il proprietario nei ha 5). Ma no, non è solo una strategia per promuovere una semplice casa degli orrori. Quello che c’è scritto è la cruda realtà, peraltro molto edulcorata. Per entrare nella casa stregata di Russ McKamey, infatti, sono necessari un certificato medico, l’aver compiuto 21 anni (o l’approvazione dei genitori per chi è almeno 18enne), il superamento di un test antidroga, il controllo dei precedenti penali e, soprattutto, una firma su una liberatoria lunga 40 pagine da leggere tassativamente ad alta voce.

Bendaggi e sangue finto all'ordine del giorno nel McKamey Manor
Sul sito ufficiale viene definita House of Horrors – ilMillimetro.it

Si tratta di un documento attraverso il quale di fatto si rinuncia a tutto e ci si affida interamente all’arbitrio del proprietario della tenuta e ai suoi dipendenti, autorizzati a fare qualsiasi cosa nel corso dell’esperienza, che sarà interamente ripresa dalle telecamere e poi (a discrezione del proprietario dell’attrazione) diffusa sul web. All’interno di questo documento vengono elencati i possibili rischi verso i quali si va incontro, tra i quali figurano estrazione di denti, tatuaggi, rimozione delle unghie, rasatura dei capelli e molto altro ancora. Sono più di un centinaio di clausole di questo genere, i concorrenti possono scegliere di escluderne solamente due. Il gioco, di fatto, è creato per fare in modo che nessuno riesca a vincere. Durante il tour, i dipendenti-attori-torturatori del Manor possono aggredire fisicamente gli avventori, sottoporli a tentativi di annegamento, drogarli, costringerli a mangiare e bere sostanze sconosciute, legarli, imbavagliarli o comunque mettere in atto ogni genere di forma di tortura, sia essa fisica o psicologica.

Quando essere torturati diventa un’attrazione – Lista d’attesa

Prima, tra l’altro, il signor McKamey aveva messo in palio anche un premio di 20.000 dollari per i potenziali vincitori, con detrazioni di 500 dollari per ogni sfida fallita o per ogni espressione blasfema utilizzata (può farti qualsiasi cosa, ma le bestemmie e la parolacce non le tollera proprio il signor McKamey). Poi ha deciso di rimuovere la ricompensa in denaro, sia perché negli anni nessuno è mai riuscito ad aggiudicarselo, sia perché attirava molte persone problematiche senza niente da perdere e a caccia di soldi. Una scelta che comunque non ha rallentato il suo giro d’affari, considerando che per avere l’opportunità di partecipare bisogna mettersi in fila, una lista d’attesa che nel 2019 era arrivata addirittura a 24.000 persone.

Un'immagine delle torture del McKamey Manor
La casa delle torture autorizzata (LaPresse) – ilMillimetro.it

Tutte loro pronte a tuffarsi in questa full immersion del terrore che può durare dalle 6 alle 8 ore, ma che in media si prolunga non oltre gli 8 minuti (molte si ritirano dopo aver letto le clausole inserite nella liberatoria), tanto basta alle persone coinvolte per dire la “safe word” e concludere anzitempo la tortura. Già, c’è la “parola di sicurezza” per fermarsi in qualsiasi momento, ma si tratta di una novità degli ultimi anni, nei quali il McKamey Manor ha deciso di attenuare un po’ le sue regole ed evitare di dover fare i conti con qualche denuncia di troppo. Anche con questa innovazione, però, migliaia di persone sono convinte che Russ McKamey non gestisca affatto una casa infestata, ma una vera camera di tortura sotto mentite spoglie.

Quando essere torturati diventa un’attrazione – La petizione

Su Change.org è attiva da tempo una petizione, sottoscritta da oltre 190.000 persone, per chiudere la tenuta: “Secondo quanto riferito, fanno screening per trovare i più deboli e più facilmente manipolabili. È stato riferito che se Russ non pensa che tu sia facilmente manovrabile, non ti è permesso andare. Lui usa scappatoie per evitare di essere arrestato. In precedenza non era consentita alcuna parola di sicurezza. Ora ha cambiato, ma ci sono state segnalazioni secondo cui la tortura continua anche quando le persone la ripetono per diversi minuti. Un uomo è stato torturato così gravemente che è svenuto più volte, i dipendenti si sono fermati solo perché pensavano di averlo ucciso”.

Il limite tra gioco e tortura è sempre più sottile
Il confine tra gioco e tortura diventa impercettibile – ilMillimetro.it

Eppure l’attività continua imperterrita: “Le persone non pagano per entrare, tecnicamente questa è la scappatoia, cioè che lo stanno facendo per divertimento. Ma non è così divertente dopo circa 10 minuti in cui sei avvolto con del nastro adesivo intorno alla testa, costretto a mangiare cose o essere affogato. Ci sono state segnalazioni di aggressioni sessuali, rapporti secondo cui assume dipendenti con storie violente o in cui usa aghi per iniettare droghe nelle persone, costringendole a ingerire pillole e oggetti discutibili per forzare anche le allucinazioni. Russ dice ripetutamente che ‘è tutto fumo e specchi’, ma allora perché le persone se ne vanno con ossa fratturate, traumi mentali e coperte di lividi accompagnati da gonfiore al viso. Alcune hanno dovuto cercare aiuto psichiatrico professionale e cure mediche”. 

Quando essere torturati diventa un’attrazione – Le testimonianze

Una ricostruzione che di sicuro non è molto lontana dalla verità. Molte delle accuse mosse all’interno della petizione sono state di fatto ammesse dallo stesso McKamey, che all’interno di un documentario ha raccontato ciò che lo ha portato ad allestire questo parossismo di casa degli orrori. Lui, ex Marine, una volta lasciata la carriera militare si è prima cimentato in una nuova attività di cantante ai matrimoni, per poi dedicarsi alla passione per le case infestate. La prima l’aveva allestita in California, a San Diego, poi ha deciso di alzare la posta e trasferirsi in Tennessee. Il suo business come anticipato non deriva dal pagamento in denaro (in quanto accetta solo cibo per cani come “quota partecipativa”), ma dalle visualizzazioni sui social network, tanto da richiedere sempre in modo esplicito di avere pieni diritti nell’utilizzo dei video realizzati durante le torture: “L’importante è avere il filmato”.

Il McKamey Manor offre percorsi che si adattano alle paure dei concorrenti
Percorsi terrificanti nel McKamey Manor – ilMillimetro.it

Anche la questione della “safe word” è molto controversa: nelle clip postate, infatti, si vedono persone che lo implorano di fermarsi e di lasciarle andare, ma senza successo. Sempre McKamey ha ammesso di assumere dipendenti con un passato delicato, dicendo apertamente che avrebbe ricevuto per un colloquio due ragazzi che avevano sulla fedina penale dei reati per comportamento violento. A ulteriore testimonianza ci sono poi i racconti di chi ha partecipato a questa esperienza. Laura Hertz Brotherton, che ha provato quella di San Diego, afferma di essere finita in ospedale, dove è arrivata coperta di lividi, con graffi all’interno della bocca causati dagli attori che le “stringevano” le guance: “Gli attori mi hanno bendata con del nastro adesivo, mi hanno immersa per le caviglie nell’acqua e mi hanno seppellita viva con solo una cannuccia per respirare”. Altri partecipanti hanno rivelato di essere stati costretti a mangiare il proprio vomito, immersi con la faccia in acqua rancida e rinchiusi in bare con insetti e ragni. Una vicina, invece, aveva chiamato la polizia dopo aver visto una donna trascinata violentemente per strada da un gruppo di uomini incappucciati. Una volta arrivate sul posto, le forze dell’ordine non hanno potuto fare niente: “Ha firmato una liberatoria in cui acconsentiva a ricevere anche questo trattamento”, la loro risposta a chi aveva fatto la chiamata.

Quando essere torturati diventa un’attrazione – Il signor McKamey

Niente di tutto questo è stato mai smentito dal signor Russ McKamey, che anzi è orgoglioso di aver creato la casa infestata più spaventosa d’America, se non del mondo intero. L’unica cosa che non tollera, è che la sua tenuta venga definita come una “camera delle torture”: “Sono un ragazzo molto conservatore e schietto, ma qui gestisco questa folle casa infestata che la gente pensa sia una fabbrica di torture, una fabbrica di feticci. Semplicemente non è così, mi sono addirittura sbarazzato del premio di 20.000 dollari perché attirava i pazzi”.

Il proprietario del McKamey Manor è un ex Marines
Russ McKamey, proprietario del McKamey Manor

Dal suo punto di vista, è semplicemente un buon direttore creativo, capace di adattare ogni spettacolo alle paure individuali di ognuno e indurlo a pensare che sia successo qualcosa che in realtà non è mai accaduto: “Quando uso l’ipnosi posso metterti in una piscina per gatti con un paio di centimetri d’acqua e farti pensare che ci sia uno squalo lì dentro. E così, quando hai quel tipo di potere sulle persone, e chiedi loro di fare e vedere cose che vuoi che vedano, allora possono andarsene da qui pensando che sia successo davvero, e andranno alle autorità. Allora io devo tornare indietro e mostrare il filmato per dire: ‘Non è andata affatto in quel modo’. È un gioco mentale. Sono davvero io contro di loro”.

Il dubbio se sia reale o meno resta, sul web è pieno di video che lasciano ancora in sospeso questo punto interrogativo. L’unica certezza è che continui ad attirare ospiti e curiosi, pronti ad avventurarsi nell’esperienza di quella che è considerata la casa infestata più spaventosa del mondo. Una vera e propria calamita per i “drogati” di giochi di sopravvivenza e appassionati di horror. Gente disposta a vivere sulla propria pelle ogni genere di penitenza. E per la quale, molto probabilmente, il confine tra casa stregata e camera della tortura non è poi così tanto esteso.

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Nativi indesiderati

Nell’ultimo decennio il Venezuela ha vissuto una metamorfosi sostanziale: nel mezzo le vite di chi fugge, chi torna e chi non se n’è mai andato. Ad affrontare il tema è Martina Martelloni, collaboratrice de il Millimetro, che direttamente sul posto ha raccontato la situazione degli indigeni, anche attraverso un eccezionale reportage fotografico. Alessandro Di Battista analizza le contraddizioni del “libero e democratico” Occidente nel rapportarsi con le operazioni militari di Israele, le sanzioni che colpiscono solo la Russia e le solite immagini che i TG nazionali nascondono. All’interno L’angolo del solipsista, Tutt’altra politica, Line-up, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Paolo Di Falco, Alessandro De Dilectis, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Ultima fila di Marta Zelioli. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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